IL VAFFA DAY DI FEDERICO: LO SFOGO, L’ADDIO E I TRE SCENARI PER IL FUTURO
PIZZAROTTI DICE QUELLO CHE ALTRI PER CONVENIENZA CELANO: “DI COSA AVETE PAURA? DI TOGLIERE POTERE ALLA CASALEGGIO ASSOCIATI? PREFERITE FAR CRESCERE LA CASALEGGIO O IL MOVIMENTO?”
Il P-day non inizia con un vaffa. Non userà mai toni infuocati, non c’è un pubblico da incitare ma soltanto precise parole da dire: “Dico addio all’M5s da uomo libero”.
Sette anni dopo l’inizio di un sogno Federico Pizzarotti muove veloce i piedi sotto la sua scrivania da sindaco e ha gli occhi lucidi.
E’ il giorno del basta, del “non sono riuscito a cambiare questo movimento da dentro”, del “di cosa ha paura chi non reagisce? Di togliere potere alla Casaleggio associati? Preferisce far crescere la Casaleggio o il Movimento?”
Non ha paura di dire le cose e le dice tutte d’un fiato il primo cittadino di Parma, certificando un fatto: la Stalingrado grillina è politicamente crollata.
Con lui infatti, molto probabilmente già dal prossimo consiglio comunale, usciranno da M5s anche la maggior parte dei consiglieri e gli iscritti della sua giunta.
“Io parlo per me, ma posso dire che la maggioranza di noi è compatta: siamo con il sindaco” dice senza mezzi termini Marco Bosi, capogruppo M5s in Comune.
Capire come per otto mesi l’amministrazione cittadina andrà avanti, sotto quale simbolo o legittimazione, sarà una discussione delle prossime ore.
Resta un fatto: a Parma, quattro anni dopo la storica elezione e sette dopo l’interesse di Pizzarotti per i Meetup (era il 2009), il Movimento 5 stelle così come era conosciuto non esiste praticamente più.
Resteranno alcuni attivisti o il piccolo gruppo, ironia della sorte, che si chiama “Amici di Beppe Grillo” in cui ci sono un paio di consiglieri fuoriusciti che si oppongono politicamente alla visione di Pizzarotti.
Chiacchierando con i messi comunali o le persone che bazzicano le strutture dei Portici del Grano la sensazione è che si entrerà in un limbo, fino alle nuove elezioni di maggio, in cui le nuove proposte politiche potranno sguazzare.
Pizzarotti infatti ha lasciato intendere chiaro di pensare a un futuro su tre fronti: il primo, quello di ricandidarsi con una lista civica “per portare continuità al nostro progetto”, il secondo quello di rimanere un punto di riferimento per gli scontenti del grillismo (“non mi piace questa parola, e un uomo solo non può cambiare le cose…”; infine l’idea di tornare al suo vecchio lavoro da perito informatico (“sono in aspettativa”) o magari ritirarsi in campagna e dare il via nuovi progetti.
Di certo, non ci sarà un passo indietro.
Sempre Bosi ritiene “improbabile che Grillo apra qualche porta, per noi la cosa finisce qui” dice anche se, come sottolinea Roberto Fico del direttorio, “Beppe e Federico parleranno”.
Parole, quelle del presidente di vigilanza Rai, che stonano con la realtà . Pizzarotti è infatti colmo, preoccupato soltanto di portare avanti la città fino a nuove elezioni dove comunque non avallerà percorsi con il simbolo M5s.
“Io non credo nei partiti personali, non credo che ci sia il salvatore della patria, non lo può fare Renzi, Salvini, Berlusconi, non lo può fare nemmeno Grillo: è una sconfitta avere un capo politico, poi ci può essere persona rappresentativa, ma da soli non si va da nessuna parte. La parola movimento – ha aggiunto – è giusta perchè è orizzontale. Si ha sempre avuto paura di darsi un’organizzazione, che non vuol dire una struttura verticistica, ma sapere chi chiamare quando devi fare qualcosa senza che nessuno si offenda. Sette anni fa a Firenze e al teatro Smeraldo ci si incontrava e ci si guardava in faccia, poi non lo si è più fatto”
Sono nati correnti e correntine, veri e propri “scazzi” sulle persone, come il caso De Franceschi, amico personale di Pizzarotti, questione che da sola, insieme alle frizioni con Bugani, ha aperto il vero solco fra Parma e Genova.
“Non sono cambiato io, o i nostri ideali, è cambiato il M5s. E’ mancata la coscienza critica, l’ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore. In tante parti d’Italia siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare: vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno. Questo non vuol dire governare” chiosa prima di ribadire che no, non andrà nè con Pd nè con Civati, e sarà “solo il tempo a raccontare come finiranno le cose”.
Per ora, senza mai dirlo, un bel “vaffa” a quel Grillo che “ringrazio, perchè mi ha fatto muovere dal divano”, ma che ora “lui, come questo MoVimento, non mi rappresenta più”.
(da “Huffingtonpost”)
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