IL VOTO DEI GAY ALLE REGIONALI: 79,07% GLI ASTENUTI, TRA CHI HA VOTATO IL 58% HA SCELTO IL PDL, SOLO IL 19% IL PD
SECONDO IL SONDAGGIO RSD RICERCHE, LA SCELTA ASTENSIONISTA DERIVA DALLE PROMESSE SFUMATE: I DIRITTI DEI GAY SONO STATI DIMENTICATI E IL PD HA PAGATO NELL’URNA..TRA CHI HA VOTATO, IL 16% HA PREMIATO LA SINISTRA RADICALE, IL 5,75% L’IDV, NESSUN VOTO A UDC E LEGA
Vi è un sondaggio, tra i tanti pubblicati a raffica in queste settimane sui media italiani e che ci hanno accompagnato nella competizione elettorale per le regionali, che merita un approfondimento.
Anche in relazione alle scelte politiche di intere categorie di cittadini italiani uniti da un comune interesse o preferenza sessuale.
Il voto dei gay italiani alla regionali si è tramutato, ad esempio, in un fortissimo astensionismo, il doppio rispetto a quello medio rilevato e che è già molto alto.
Secondo i dati di RSD ricerche di Milano, su un campione di 1.600 omosessuali (gay, lesbiche, trans e bisessuali) in tutta Italia, il 79.07% ha ammesso di non essersi recato alle urne.
Tra il 20% dei votanti, ecco come sono distribuiti i consensi: a sorpresa la parte del leone spetta al Pdl con il 58,01% di voti.
Molto più indietro i partiti del centrosinistra: il Pd raggiunge il 19,07% dei consensi, la sinistra radicale il 16,24%, l’Idv il 5,72%, altri lo 0,21%.
Nessuna preferenza espressa invece per Udc e Lega.
Secondo la ricerca, l’astensione ha colpito proprio lo schieramento di centrosinistra, mentre il 20% che è andato a votare non ritiene la lotta per i diritti degli omosessuali così rilevante per condizionare il proprio orientamento politico.
Il dato che comunque balza agli occhi è sicuramente quello di un’astensione doppia rispetto alla media nazionale: ciò significa che la comunità formata da gay, lesbiche e transessuali ha deciso di disertare le elezioni.
In quanto non si è più riconosciuta nella proposta dei vari partiti e non ha trovato risposte sui programmi e sulle azioni di governo.
Risulta evidente che il fenomeno ha colpito maggiormente i partiti del centrosinistra, partiti sui quali gli omosessuali avevano riposto una speranza, non trovando poi una correlazione nei fatti concreti.
Tra le comunità omosessuali si denuncia: “Sono state troppe le promesse non mantenute e i diritti non riconosciuti. Se si considera che secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità gli omosessuali sono ovunque tra il 5% e il 10% della popolazione, in Italia questi diritti riguarderebbero dai 3 ai 5 milioni di voti”.
Analogo discorso è anche quello relativo alle coppie di fatto etero, cui vengono negati i diritti delle coppie regolarmente sposate, con rito religioso o civile che sia.
Anche in quest’ultimo caso, la classe politica non ha saputo elaborare alcuna riforma, dividendosi staticamente tra guelfi e ghibellini.
E se da una (presunta) destra che vede i suoi quattro maggiori leader (Berlusconi, Fini, Bossi, Casini) tutti separati o divorziati, con vari figli a carico, ci si attenderebbe sicuramente meno ipocrisia e più attenzione al riconoscimento dei diritti civili, da una sinistra “evoluta” le comunità omosessuali si aspettavano che alle parole seguissero i fatti.
Così alla fine, per non saper e voler scegliere, la sinistra paga le proprie contraddizioni e la destra continua nella ipocrita politica dello struzzo.
Di fronte a una pavida casta del “mantenimento dello status quo”, qualche milione di italiani si allontana dalla politica in quanto non si sente nè rappresentato nè tutelato.
Un altro fallimento della presunta politica del fare.
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