IN GINOCCHIO DA RE GIORGIO MA IL VINCITORE È BERLUSCONI
DOPO AVER PASSATO LA MATTINA A IMPLORARE IL CAPO DELLO STATO CON 738 VOTI LO TENGONO SUL TRONO… M5S E SEL PERDONO CON RODOTà€
Per capire fino in fondo il ritorno del re, che molti chiamano anche Jorge Napolitano, come papa Bergoglio, è cruciale l’immagine delle 18 e 16 a Montecitorio.
Silvio Berlusconi è entrato in aula da un minuto appena, con la sua corte di deputati-assistenti. Si siede tra Angelino Alfano e Renato Schifani. È subito circondato da altri zelanti onorevoli del Pdl.
A quel punto, nel conteggio delle schede Napolitano svolta quota 500 e arriva al quorum di 504. I grandi elettori di centrodestra, Lega, Pd e Scelta Civica scattano in piedi. L’applauso diventa un’ovazione e i berlusconiani girano le spalle alla doppia presidenza Boldrini e Grasso.
Battono le mani per lui. “Sil-vio, Sil-vio”. Il Cavaliere si appoggia allo schienale, alza il capo verso il grande lucernario che fa da soffitto, il Velario di Beltrami, chiude gli occhi e si gusta il trionfo.
Inizia una processione per fargli i complimenti e tra i banchi del Pdl s’intona l’inno di Mameli. Dal Pd, invece, un altro grido ritmato, gonfio di vendetta e soddisfazione, all’indirizzo dei grillini, seduti e impassibili: “In piedi, in piedi, in piedi”.
Bersani libera la tensione e la rabbia con le lacrime. Sono due scene uguali e contrarie: il trionfo di Berlusconi, il pianto di Bersani.
La Boldrini si spazientisce. Silenzio. Riprende lo spoglio. Altre 234 schede per Napolitano.
Il risultato finale, che fa chiudere il verbale della seduta unica, iniziata il 18 aprile scorso, alle 18 e 50 è schiacciante: “Presenti e votanti 997, Napolitano 738, Rodotà 217, De Caprio 8, D’Alema 4, Prodi 2, bianche 10, nulle 12, dispersi 6. Proclamo eletto presidente della Repubblica Giorgio Napolitano”.
Il Pdl attacca di nuovo con “Fratelli d’Italia”. I democratici ascoltano e poi applaudono. Napolitano non più il sosia di un re, il triste re di maggio, Umberto di Savoia, ma il monarca in persona, al sesto scrutinio, dopo il quinto della mattinata andato in “bianco” per attendere la sua regale risposta.
Preludio, questa incoronazione, forse a un altro regno: tra gli entusiasti berlusconiani circolano ovviamente le previsioni sul futuro governo, ma a prevalere è il sogno di vincere le elezioni e portare Berlusconi al Quirinale.
“Magari con il presidenzialismo”, sorride il “saggio” del Pdl Gaetano Quagliariello, cui i cronisti già si rivolgono con un altisonante “ministro”. Lui si schermisce canticchiando, a mo’ di rivalsa: “Se sei saggio ti tirano le pietre”.
Tra i democratici il pensiero vola al voto di fiducia: sul governissimo o governo del Presidente (Enrico Letta, Giuliano Amato, Anna Maria Cancellieri, persino Sabino Cassese) si misureranno i gruppi che faranno le probabili scissioni.
Ed è per questo che si afferma la metafora del riscatto militare, ben azzeccata dal senatore piemontese Federico Fornaro: “Dopo la Caporetto di ieri (venerdì, ndr), ci siamo assestati sulla linea del Piave”.
Il segreto della tenuta su Napolitano (a Rodotà sono andati solo 10 voti in più) è racchiuso anche in quattro combinazioni, per contare le varie anime del Pd: “Giorgio Napolitano”, “Napolitano”, “Napolitano G.”, “Napolitano Giorgio”.
Persino i leghisti, un tempo nemici giurati dell’unità nazionale, alzano le mani al cielo in segno di vittoria. Non solo.
Gli uomini del segretario Bobo Maroni si intestano la primogenitura del settennato bis: “Venerdì sera Maroni ha sentito per telefono Berlusconi e il Cavaliere gli ha proposto Giuliano Amato.
Lui ha risposto che la Lega non l’avrebbe mai votato e ha iniziato le manovre per Napolitano. Bobo ha chiamato per primo il capo dello Stato”. Analoga rivendicazione viene avanzata dal Pd, tramite il fedele ambasciatore del Colle che risponde al nome di Enrico Letta, vice del fu Bersani e nipote del ciambellano berlusconiano Gianni.
Le larghe intese scimmiottano uno spot pubblicitario: “Dov’è c’è l’inciucio, c’è famiglia”.
Dalle 15, inizio della votazione, e le 19, quando tutto si è compiuto, è un unico grande sorriso che mette insieme Pd, Pdl, Lega e montiani.
Ridono Verdini, Santanchè, Galan e Fitto, ridono Enrico Letta e il tesoriere del Pd Misiani. Sospiro-negenerale di sollievo.
A rimanere gravi e compunti sono i due avvocati-parlamentari di B., Ghedini e Longo. Il problema già è stato posto. “Cosa accadrà se il Parlamento dovesse esprimersi su qualche guaio di Silvio?”.
Questione di là a venire.
Giorgio Napolitano è il re che ritorna , ma c’è un altro attore-protagonista che ha vinto.
Immobile, paziente e disponibile, il Cavaliere ha assistito all’autodistruzione del Pd. I sondaggi lo danno in testa e le regionali di oggi in Friuli Venezia Giulia dovrebbero dare la prima conferma.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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