IN ITALIA DOBBIAMO SPERARE DI NON AMMALARCI: IL NOSTRO PAESE INVESTE IN SANITA’ LA META’ DI QUANTO FANNO FRANCIA E GERMANIA. LA SPESA PUBBLICA PER IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE È DI 131 MILIARDI, CONTRO I 427 DI BERLINO, I 271 DI PARIGI E I 230 DI LONDRA
IN RAPPORTO AL PIL, NOI CI FERMIAMO AL 6,8%, MENTRE LA GERMANIA ARRIVA AL 10,9%, LA FRANCIA AL 10,3% E IL REGNO UNITO AL 9,3%
La categoria del miracolo non appartiene agli strumenti di analisi della finanza pubblica. Ma sembra avvicinarsi parecchio a quanto compiuto fin qui dal sistema sanitario italiano. Che viaggia su livelli di finanziamento pubblico ormai sideralmente lontani da quelli abituali nei principali Paesi europei, ma riesce comunque a garantire un livello di risultati in linea con le medie continentali: anche se con difficoltà crescenti, in un quadro macchiato da distanze sempre più allarmanti fra Nord e Sud.
Il quadro emerge chiaro dalla nuova Relazione al Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali appena depositata dalla sezione Autonomie della Corte dei conti (delibera 4/2024; relatori Paolo Peluffo ed Elena Tomassini).
I numeri parlano chiarissimo, come sono abituati a fare. La spesa pubblica italiana per la sanità oscilla oggi intorno ai 131 miliardi, contro i 427 della Germania, i 271 della Francia e i 230 del Regno Unito. Nel rapporto al prodotto interno lordo, che misura in modo più efficace il confronto internazionale, noi ci fermiamo al 6,8%, mentre la Germania arriva al 10,9%, la Francia al 10,3% e il Regno Unito al 9,3%. Il grado di condizionamento imposto dallo stato dei conti pubblici e dal livello del debito si fa ancora più evidente quando si guarda alle dinamiche degli ultimi anni.
Fra 2016 e 2022 l’Italia ha realizzato la crescita economica più modesta fra i grandi Paesi del continente, con un +6,6% che si confronta con il +8,5% della Germania, il +8,2% della Francia e il +10,2% del Regno Unito. Ma è anche l’unica ad aver aumentato la spesa sanitaria meno del prodotto interno lordo: nello stesso periodo il contatore segna +6,6%, mentre Berlino, Parigi e Londra hanno fatto segnare valori fra il 24,8 e il 25,4%, a ritmi cioè circa quattro volte superiori a quelli italiani.
In sintesi estrema, a parità di potere d’acquisto la spesa sanitaria italiana per abitante (3.255 dollari all’anno;, circa 3.018 euro) è il 47% di quella tedesca (6.930 dollari) e il 57,9% di quella francese (5.622). Prima morale ricavabile: il vincolo prodotto dallo stato dei conti pubblici ha potuto più della pandemia e dei nuovi bisogni generati dal miglioramento delle tecnologie sanitarie e anche dall’invecchiamento della popolazione, altro fenomeno in cui l’Italia è primatista.
Ma nemmeno in sanità i pasti sono gratis. E a fare da contraltare alla carenza di risorse pubbliche ci sono, banalmente, i portafogli degli italiani, che si caricano direttamente tramite prestazioni a pagamento una spesa annua da quasi 920 euro a testa, coprendo per questa via il 21,4% del costo complessivo della sanità italiana. I tedeschi invece si accontentano di pagare l’11% del totale, 882,6 euro in termini nominali, gli abitanti del Regno Unito si attestano a 763,9 euro (13,5%) e i francesi non vanno oltre i 544,9 euro, coprendo così l’8,9% della spesa complessiva. Basta una chiamata a un Centro di prenotazione unica per fissare la data di qualche esame o visita specialistica per capire il perché.
Ma anche con queste premesse complicate, sottolinea la Corte dei conti, «le performance del servizio sanitario nazionale riguardo agli esiti di salute e alla qualità delle cure, risultano generalmente superiori a quelle medie dei Paesi Ocse, e descrivono, quindi, un sistema sanitario mediamente efficiente ed efficace».
(da agenzie)
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