INTERVISTA A BARBAGALLO (UIL): “QUELLO CHE BERLUSCONI NON ERA RIUSCITO A FARE LO HA FATTO RENZI”
“OGNI ANNO PIU’ DI UN MILIONE DI PERSONE CAMBIA POSTO DI LAVORO”… “OCCUPAZIONE PER DECRETO NON SE NE FA”
Segretario Carmelo Barbagallo (Uil), ma il nuovo contratto non creerà occupazione?
«Ha solo monetizzato i licenziamenti. Se vuole vedere come si fa a creare lavoro, vada a fare uno stage negli Usa».
E le correzioni dell’ultimo minuto?
«Non so se è merito nostro o perchè hanno capito che sarebbero stati incostituzionali. Va bene non aver dato alle imprese il diritto di monetizzare anche l’eventuale reintegro da licenziamenti disciplinari, e il caso dello “scarso rendimento”. È pericolosa invece la scelta di equiparare i licenziamenti individuali a quelli collettivi».
Per quale ragione?
«Perchè così un’azienda in crisi, invece di discutere, può licenziare i dipendenti monetizzando. Comunque, per finanziare la decontribuzione delle nuove assunzioni hanno tolto 3,5 miliardi che erano riservati allo sviluppo del Mezzogiorno. In pratica, con i soldi per lo sviluppo si paga la monetizzazione dei licenziamenti individuali e collettivi. Se qualcuno mi spiega come questo può migliorare la situazione del mercato del lavoro… ho l’impressione che i giovani a cui pensava il presidente del Consiglio quando diceva che voleva dar loro “tutele crescenti” erano sono i giovani imprenditori».
Sui giornali c’è chi dice che le nuove regole sui licenziamenti vanno estese a tutti.
«Ancora? Il premier Renzi aveva detto che non voleva togliere le tutele a chi ce l’aveva, ma darne di nuove ai giovani. Una promessa bugiarda: si toglie gradualmente a tutti l’articolo 18, e ai giovani non si da nulla. A meno che la “tutela crescente” sia considerata ricevere un paio di mesi in più sul bonus con cui vieni licenziato».
Ormai i decreti ormai sono fatti. La vostra protesta a che serve?
«Primo, ancora ci sono le commissioni parlamentari che possono intervenire. Secondo, spero sempre che il governo si renda conto di aver fatto solo un favore alle imprese. Terzo, con le imprese noi dovremo discutere i contratti: alcune cose che il governo ci ha tolto cercheremo di recuperarle nel rapporto contrattuale. E ci batteremo per contrastare i tentativi di questo governo di togliere le conquiste di sessant’anni di attività sindacale e di lotte e dei lavoratori. Se fosse veramente per il bene del paese, per creare lavoro, me ne farei una ragione pure io. Ma la verità è che occupazione per decreto non se ne fa».
Roberto Giovannini
(da “La Stampa”)
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