INTERVISTA A COTTARELLI: “IMPOSSIBILE PER ORA FARE DI PIU’ DELLO STOP ALL’IVA”
L’ECONOMISTA: “IO MINISTRO? NESSUNO MI HA CHIAMATO”
Lungo la strada che si arrampica verso Picinisco, borgo medievale del Frusinate che lo attende per una serata in piazza al Festival delle Storie, lo sguardo di Carlo Cottarelli è fisso sulle montagne.
Sono settimane che tv e giornali lo cercano, ma l’ex commissario alla spending review non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ha seguito in silenzio l’evolversi della crisi di governo. Conosce bene la delicatezza dei passaggi che segnano la transizione: le consultazioni al Colle, quelle con i partiti per provare a capire se si può tirare su un progetto per il Paese.
È passato appena un anno e mezzo (era il 28 maggio 2018) da quando ha ricevuto il compito che ora spetta a Conte. Adesso che la strada è tracciata, Cottarelli decide di parlare con Huffpost.
Stop all’aumento dell’Iva insieme al taglio del cuneo fiscale e al salario minimo, come riporta il primo documento Pd-M5s?
“Impossibile, a meno di decisioni forti sulla spesa”, cioè tagli imponenti.
Spread e rendimenti in caduta rendono più facile fare la manovra?
“La difficoltà rimane”.
Professore, da più parti si registra una certa euforia per il calo dello spread e per i rendimenti dei Btp mai così bassi. Per l’Italia è finita la stagione degli impegni gravosi sui conti pubblici?
“Non di certo. Il debito è alto e questo ci lascia esposti al rischio che le condizioni sui mercati internazionali cambino. Se i tassi di interesse, che adesso sono bassi, aumenteranno in futuro allora ci troveremo nei guai. La probabilità che questo rischio si materializzi subito si è ridotta, ma l’esposizione al rischio rimane”.
Fino a quando?
“Finchè avremo un debito a questi livelli”.
Guardiamo al presente. Quanto può durare questo stato di grazia sui mercati?
“A livello di politiche monetarie internazionali dovrebbe durare ancora abbastanza, ma il problema è che dura perchè l’economia mondiale sta rallentando, il che è una brutta notizia. Se l’economia rallenta troppo è un guaio”.
Passiamo a quello che può fare il governo per ottimizzare questo momento positivo. Pd e 5 stelle hanno tirato giù una prima lista di impegni. Basta?
“Il governo può cercare di fare le riforme che portano crescita. Ancora non c’è un programma di governo, bisognerà leggerlo attentamente. Ho guardato i dieci punti presentati dai 5 stelle e quelli del Pd. Ci sono delle cose valide, come l’economia verde, ma ci sono cose che sollevano domande invece che dare risposte”
Quali?
“Se si guarda ai punti indicati dai 5 stelle, si dice che non si deve aumentare l’Iva, si devono tagliare le tasse intervenendo sul costo del lavoro, si devono dare più sussidi alle famiglie e alla natalità , c’è il salario minimo. La domanda è una: da dove vengono questi soldi? E poi c’è la politica di redistribuzione che propone il Pd: va bene dal suo punto di vista però prima devi creare il reddito e poi lo redistribuisci”.
Cosa la preoccupa di più?
“La preoccupazione è che sia un governo che punta più alla redistribuzione del reddito piuttosto che alla creazione. Sono il primo a dire che il tema della redistribuzione è importante, che c’è un serio problema di povertà , ma il problema fondamentale è quello di avere più reddito”.
Gli impegni sono lacunosi?
“Le riforme vanno specificate. Non si parla poi di alcune cose che ritengo fondamentali come la riduzione della burocrazia: nessuno la nomina. Quasi niente anche sulla scuola, sulla pubblica istruzione”.
Ritorniamo al cuore economico della prima agenda abbozzata da Pd e 5 stelle. Si può evitare l’aumento dell’Iva e allo stesso tempo mettere in campo il taglio del cuneo fiscale e il salario minimo?
“Queste azioni non sono compatibili tra di loro. Non posso evitare l’aumento dell’Iva e al tempo stesso tagliare il cuneo fiscale, aumentare la spesa per la natalità e la famiglia, avere qualcosa per ricompensare le imprese per introdurre il salario minimo e magari avere un deficit che non aumenta. La matematica non è un’opinione, bisognerà vedere a cosa rinunciano”.
Traduciamo questo ragionamento in numeri perchè alla fine i conti vanno fatti con questi. Perchè la matematica dice che questa operazione è impossibile?
“Per evitare l’aumento dell’Iva e coprire un paio di miliardi di spese indifferibili servono 25 miliardi. Dall’effetto delle manovre fatte a giugno per evitare la procedura d’infrazione e tenendo conto anche della riduzione dei tassi di interesse si tirano fuori 10 miliardi. Bisogna trovarne altri quindici. Il fatto che i tassi di interesse siano più bassi un po’ aiuta, fa risparmiare un po’ di soldi ma nell’immediato l’impatto è abbastanza limitato. Non è impossibile evitare l’aumento dell’Iva, ma fare questo e tante altre cose non è possibile”.
Stiamo sul tema più spinoso, lo stop all’aumento dell’Iva. Mancano 15 miliardi. Da dove si tirano fuori?
“Bisognerebbe chiederlo al Tesoro che ha in mano i dati dettagliati. Si è parlato di ridurre le spese fiscali, cioè esenzioni e deduzioni. Il ministero dell’Ambiente ha pubblicato una lista di sussidi dannosi che ammonta a 19 miliardi. Ma togliere provoca fastidio a chi riceve questi sussidi. Si potrebbe andare a rivedere quello che è stato introdotto dai governi negli ultimi 3-4 anni: sono cose che non c’erano prima e magari si possono togliere, come ad esempio i 500 euro per chi compie 18 anni. Questa voce dà circa 300 milioni: se si mettono insieme un po’ di queste cose si può arrivare al risultato finale, ma non è facile”.
Diciamolo chiaramente: qual è il livello massimo di sostenibilità degli impegni che gravano sul governo?
“Con un deficit al 2,1% già disinnescare l’Iva sarebbe un grosso successo, ma davvero un grosso successo”.
Però c’è anche l’Europa che ha benedetto il nuovo governo. Il commissario uscente Oettinger, tedesco e falco della Commissione Ue, ha detto che l’Italia verrà ricompensata e ha offerto grande disponibilità .
“Sforzi si possono fare, si può cercare di strappare un deficit un po’ maggiore del 2,1%, ma non credo che l’Europa possa arrivare a spazi di concessione enormi. Perchè è vero che le regole europee devono essere interpretate, c’è spazio di flessibilità , ma fino a un certo punto. Le regole sono quelle, per quanto interpretabili, non è che non esistono più. E non penso nemmeno che l’Europa si faccia influenzare dal fatto che non c’è più la Lega al governo”.
Insomma gli impegni sui conti e sulla manovra restano gravosi. Corretto?
“La difficoltà di fare la legge di bilancio rimane. Quando dico che è impossibile evitare l’aumento dell’Iva e fare altre cose intendo a meno di prendere decisioni forti sulla spesa”.
Tagli imponenti in altre parole.
“Tagli che tra l’altro sono difficili da fare nell’immediato, bisognerebbe essere disposti a rinunciare ad alcune cose fatte negli ultimi anni. Io credo che sia intelligente fare un’altra cosa”.
Cosa?
“Si può avviare un percorso che può portare a risparmi significativi nel giro di tre anni e questo è un discorso che l’Europa potrebbe accettare, cioè dire che ci impegniamo ad avere un percorso di spesa pubblica che è predeterminato. Però non dobbiamo cambiare idea ogni anno. Su questo serve un impegno forte del governo ma anche del Parlamento. Si tratta di essere credibili. Se si fosse cominciato tre anni fa, adesso gli effetti si sarebbero visti. Questo progetto ovviamente presuppone che il governo duri a lungo, più di sei mesi”.
Facciamolo prima partire. E parte con due partiti che dovranno dimostrare di essere in grado di parlare con una voce sola. Il governo gialloverde ha registrato la dinamica un po’ a me e un po’ a te. Cosa succederà con Pd e 5 stelle?
“Il ruolo di sintesi spetta a Conte, la cui posizione è uscita rafforzata e potrà quindi svolgere questo ruolo in modo migliore”.
Ritorniamo all’Europa e alla partita italiana per avere un commissario. Quale delega auspicare?
“Per noi sarebbe auspicabile la Concorrenza. E qui voglio dire che mi ha lasciato perplesso l’atteggiamento del nuovo governo, che è abbastanza a sinistra. Nessuno dei due partiti ha messo come necessità quella di aumentare la concorrenza: lo trovo un fatto strano perchè chi è di sinistra dovrebbe essere contro i monopoli, i poteri forti e le lobby”.
Il nascente governo deve avere innanzitutto una squadra. Si è fatto anche il suo nome. Accetterebbe di farne parte?
“Innanzitutto non mi ha chiamato nessuno, questo lo voglio dire ufficialmente. È un onore ricevere l’offerta di fare parte del governo italiano ma poi bisogna essere d’accordo sui contenuti, quindi prima dovrebbe essere chiarito eventualmente cosa si vuole fare, ma questo ancora non si sa”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply