INTERVISTA A PRIMO DI NICOLA (M5S): “SE CASALEGGIO VUOLE UN RUOLO PASSI DAL VOTO”
IL SENATORE E’ FIRMATARIO DEL DOCUMENTO ANTI-DI MAIO… “O SI CAMBIA O IL MOVIMENTO MUORE, DI BATTISTA E PARAGONE DESTABILIZZANTI”
Documento sul tavolo. Tre pagine scritte fitte fitte insieme ai senatori Emanuele Dessì e Mattia Crucioli per chiedere un cambiamento radicale del Movimento 5 Stelle. Il senatore
Primo Di Nicola è seduto dietro la scrivania del suo ufficio di Largo Toniolo e non ha dubbi sull’iniziativa attorno alla quale cominciano “a fioccare adesioni” tra i parlamentari e non solo.
I parlamentari, nel momento di maggiore crisi dei pentastellati, chiedono una ristrutturazione radicale. Il leader Di Maio viene attaccato da dentro e da fuori, per la prima volta insieme alla figura di Davide Casaleggio: “Se vuole ricoprire un ruolo politico deve concorrere”.
In pratica va messa la parola fine anche all’ambiguità che vi è tra il presidente dell’associazione Rousseau e il Movimento. L’iniziativa, contrastata dai vertici M5s, viene sentita da tanti grillini come un’ultima occasione “per non perire”.
Senatore Di Nicola, ha l’impressione che nel Movimento ci sia un liberi tutti?
Questa è l’impressione che se ne può ricavare, in realtà penso che sia la manifestazione del dibattito interno che si sta sviluppando. Al di là delle posizioni personali, il grande problema sono I temi politici e organizzativi che a questo punto vanno affrontati se si vuole davvero rilanciare il movimento.
Quali temi politici?
Per quanto ci riguarda abbiamo spiegato che il nostro sostegno al governo è fuori discussione. In un anno e mezzo abbiamo fatto cose eccellenti, a cominciare dal reddito di cittadinanza, spazzacorrotti, quota cento. Tante altre cose importanti restano da fare. Questo esecutivo ha la credibilità per farle, lo dobbiamo ai cittadini.
In discussione c’è invece la leadership di Luigi Di Maio?
Bisogna essere chiari, non è un problema di persone. Di Maio ha meriti indiscutibili, ha portato il Movimento a risultati elettorali straordinari e a riforme che I cittadini aspettavano da decenni. La questione, come dicevo, sono gli assetti organizzativi e le regole. Confrontandoci con senatori, consiglieri regionali, iscritti nelle assemblee degli attivisti sono emerse richieste di cambiamento indifferibili che noi abbiamo pensato di sintetizzare nel famoso documento. Quella della gestione collegiale è una delle più sentite. Un organismo allargato democraticamente eletto che sostituisca la figura del capo politico è ormai necessario.
Quindi nel Movimento non deve più esistere la figura del capo politico?
Il superamento di questa figura mi sembra la cosa più saggia e più in linea con le richieste di cambiamento che arrivano dalla base.
Dopo la presentazione del documento avete sentito Di Maio?
Personalmente no, non ci sono state occasioni.
Però Di Maio ha già detto che non farà alcun passo indietro, quindi le vostre richieste sono nei fatti inascoltate?
Il nostro è un documento politico aperto, sottoposto a emendamenti da parte di tutti gli iscritti. Lo stesso Di Maio ha suggerito di portarlo agli Stati Generali ed è quello che abbiamo intenzione di fare se ce ne sarà data la possibilità .
Ripeto, Di Maio ha già detto che rimarrà capo politico. In questo caso che si fa dopo gli Stati generali?
Si fa quello che normalmente succede in un Movimento democratico. Ci sarà un confronto e sulla base delle decisioni e del voto degli iscritti, il Movimento deciderà il proprio destino.
E se resta tutto com’è?
In questo caso I rischi sono grandi. Gli assetti attuali e la mancanza di una riforma interna hanno favorito l’esodo dei parlamentari e cosa più grave quella di tanti iscritti che sul territorio dopo aver reclamato il cambiamento si sono tirati indietro. Ora c’è la grande occasione di coinvolgerli nuovamente rimuovendo le maggiori criticità . Ma se così non sarà il Movimento si espone, secondo me, al rischio di ridimensionarsi come forza inclusiva e di governo.
Quindi se Di Maio non accoglie le richieste di cambiamento il Movimento rischia l’implosione?
Il rischio c’è e sono sicuro che sia chiaro anche a Di Maio che a questo punto potrebbe accogliere e patrocinare queste istanze di cambiamento e di riforma. E raccogliere quello che in tanti diciamo: ‘Cambiare per non perire’.
Gli Stati Generali dovrebbero essere un nuovo inizio, in questo modo non rischiano di essere invece la fine del Movimento?
Dipende da come saranno organizzati. Spero che non restino confinati nei limiti del movimento ma che si aprano all’esterno lanciando anche un appello alle migliori risorse politiche e intellettuali di cui questo Paese è fortunatamente ricco. E che hanno ancora voglia di battersi per migliorarlo.
Alessandro Di Battista e Gianluigi Paragone sono destabilizzanti per il Movimento?
Stanno facendo le loro scelte. Legittime, anche se personalmente non condivido molte delle loro posizioni.
E la questione Casaleggio-Rousseau?
La piattaforma Rousseau è un formidabile strumento di comunicazione all’interno del Movimento. È un fatto che venga però da tanti iscritti sentito quasi un corpo estraneo. Si tratta di portare la sua gestione totalmente all’interno e sotto la responsabilità di quell’organo collegiale di cui abbiamo parlato.
E Casaleggio che ruolo dovrebbe avere nel nuovo Movimento? In teoria è una figura esterna.
Ha meriti straordinari, a comunicare dallo sviluppo della piattaforma. Nel Movimento che verrà spetta a lui decidere per quale ruolo vuole concorrere.
In che senso concorrere?
Se decide di assumere un ruolo politico, penso dovrà farlo proponendosi agli iscritti, sottoponendosi al voto come fanno tutti. Se lo riterrà opportuno.
Quante adesioni avete ricevuto attorno al documento?
Fino ad ora abbiamo deciso di non raccogliere adesioni, ma a questo punto il documento è disponibile per tutti e chi vorrà sottoscriverlo potrà farlo inviando una mail a questo indirizzo: documento.agora.m5s@gmail.com
Chiedete anche la separazione tra le cariche interne al Movimento e quelle di governo. Quindi Di Maio dovrebbe rinunciare a una delle due?
Anche qui il problema non è la persona, ma la regola. La commistione di questi incarichi causa problemi non solo nel buon funzionamento del governo e del Movimento ma rende problematica anche la linea politica perchè in certi casi non si capisce bene chi è che la elabora. Peraltro questa sovrapposizione in Italia ha portato tradizionalmente sfortuna a chi l’ha praticata, a cominciare da Bettino Craxi e per finire con Matteo Renzi.
(da “Huffingtonpost”)
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