INTERVISTA AL PROCURATORE LARI: “NEL DIARIO LA PROVA DEL PATTO TRA MAFIA E UOMINI DI STATO”
“BORSELLINO INDAGAVA SU CIANCIMINO”
I misteri dell’agenda rossa di Paolo Borsellino non finiscono mai.
Ora, dopo ventuno anni, si scopre che c’erano immagini del dopo strage mai segnalate ai magistrati che indagano.
È andata davvero così?
«Assolutamente sì, il fotogramma di quell’oggetto che somiglia a un’agenda rossa non ci è stata mai comunicata. O non l’hanno ritenuta importante o non l’hanno vista, chissà ».
Parla il procuratore capo della repubblica di Caltanissetta Sergio Lari, il magistrato che insieme ai suoi colleghi del pool antimafia ha ribaltato le indagini sulla strage di via Mariano D’Amelio scoprendo nuovi assassini, falsi pentiti, errori giudiziari, depistaggi polizieschi.
E adesso che farete, il filmato dei vigili del fuoco ce l’avete già , quale sarà la prossima mossa investigativa?
«Per domani mattina (oggi, ndr) alle 9 ho già convocato la direzione distrettuale antimafia, intorno a un tavolo ci saranno tutti i pm e anche i funzionari della Dia che seguono le indagini su Capaci e su via D’Amelio. Subito dopo trasmetteremo una delega alla polizia scientifica di Roma: sono necessari accertamenti, dobbiamo capire esattamente cos’è quella macchia rossa».
I misteri sull’agenda non finiscono mai ma, a quanto pare, anche le vostre indagini. Sono cominciate nel giugno del 2008 con il pentimento di Gaspare Spatuzza e, anno dopo anno, emerge sempre qualche frammento di verità .
«Sull’agenda rossa da una parte seguiamo gli sviluppi dibattimentali del quarto processo Borsellino – fra qualche giorno ascolteremo per esempio testimoni chiave come il consigliere Giuseppe Ayala – e dall’altra ci sono spunti investigativi che non abbiamo mai abbandonato. È materia segreta e non ne posso parlare».
Sull’agenda rossa?
«Anche sull’agenda rossa. Sappiamo con certezza che il povero Paolo Borsellino quel pomeriggio del 19 luglio era sceso dall’auto e aveva citofonato alla madre, la stava aspettando per portarla dal dottore. Se avesse avuto l’agenda in mano quel diario sarebbe andato in cenere… nell’esplosione si sono liquefatte perfino le armi dei poliziotti di scorta… ma se l’agenda l’ha lasciata nell’auto blindata o dentro la borsa, gli scenari che si aprono sono altri e tanti…».
Perchè, secondo lei, c’è un’Italia così interessata all’agenda rossa di Borsellino? Perchè tutta questa attenzione?
«Perchè c’è molta sete di verità . Perchè gli italiani provano un sentimento forte verso quell’uomo che è stato un vero eroe del nostro tempo. E poi perchè tutti vogliamo sapere quali erano i suoi pensieri subito dopo l’uccisione del suo amico Giovanni Falcone».
Un’idea lei ce l’ha?
«Io penso – lo pensiamo tutti qui alla procura di Caltanissetta – che Paolo Borsellino abbia registrato sull’agenda quegli incontri di Cosa Nostra, attraverso Vito Ciancimino, con rappresentati delle istituzioni».
La famosa trattativa.
«Si, la trattativa».
Da almeno cinque anni indagate anche voi magistrati di Caltanissetta sul fronte dei mandanti esterni alle stragi, ci può fare il punto sulle inchieste?
«Più che mandanti esterni io preferisco chiamarli “concorrenti”. Intanto, non sappiamo chi c’era insieme a tre mafiosi nel garage dove hanno riempito di esplosivo l’auto che doveva saltare in aria in via D’Amelio. Il pentito Spatuzza non lo sa… ci ha detto solo che quell’uomo non era di Cosa Nostra. Certo, il boss Giuseppe Graviano dovrebbe conoscerlo… Poi non sappiamo ancora la provenienza di gran parte dell’esplosivo utilizzato, solo una minima parte è stato ripescato nel mare davanti a Porticello. Da dove proveniva l’altro? E non sappiamo da dove proveniva nemmeno il telecomando. Stiamo ancora rivedendo tutti gli atti, dall’inizio».
Procuratore, ci faccia il bilancio delle investigazioni che ci hanno dato un’altra verità sulla strage
«Sette uomini scarcerati dopo la nostra richiesta di revisione dei processi bis e ter… si erano già fatti quasi diciotto anni di galera… e poi nove nuovi responsabili individuati, fra i quali Giuseppe Graviano e Salvo Madonia. Abbiamo scoperto tanto ma non tutto. E continuiamo».
Da molto tempo ci sono tre poliziotti ancora indagati per calunnia, sono dentro una complicata vicenda dove si allungano ombre di depistaggi decisivi per le indagini. Quando deciderete la loro posizione?
«Quando avremo chiaro il quadro complessivo. Credo che lo faremo alla fine del quarto processo Borsellino, quello che si sta ancora celebrando».
Attilio Bolzoni
(da “La Repubblica”)
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