INTERVISTA ALLA VICEDIRETTRICE DI INDEX, L’ULTIMO GIORNALE INDIPENDENTE CHE ORBAN HA DI FATTO MESSO A TACERE
DOVE VINCONO I SOVRANISTI ARRIVA IL REGIME
“È stato un momento orribile, abbiamo sempre lavorato per informare come un gruppo e sentendoci famiglia”. Veronika Munk è la vicedirettrice del giornale indipendente online Index.hu, una delle ultime voci libere in Ungheria di fatto messa a tacere con il licenziamento in tronco del direttore Szabolcs Dull da parte della proprietà maggioritaria, oligarchi che secondo ogni fonte esterna hanno eseguito un ordine del premier Viktor Orbà¡n. Scossa e triste, narra l’orrore quotidiano subàto dai giornalisti che vogliono fare informazione libera oggi in Ungheria.
Come è accaduto e qual è la situazione ora?
“Index è un giornale online che ha vent’anni ed è leader del mercato editoriale. Ci lavoro dal 2003. Mercoledà scorso abbiamo improvvisamente appreso che Szabolcs Dull, il nostro direttore, era stato licenziato. Ci siamo subito riuniti tutti e venerdà sui 90 presenti in 80 abbiamo deciso di dare le dimissioni. Per la legge ungherese, se lasci il posto di lavoro, devi restare a disposizione per altri 30 giorni”.
Quindi siete ancora una redazione?
“Non lo sappiamo. Il datore di lavoro può dirci se il nostro lavoro non serve più o se invece possiamo e dobbiamo tornare a lavorare. Ma venerdì è stato il nostro ultimo giorno, abbiamo lasciato l’edificio dove abbiamo lavorato insieme per anni per informare, non per far politica”.
Quanto è drammatica la situazione della libertà dei media in Ungheria?
“Negli ultimi dieci anni (da quando Orbà¡n è al potere, ndr) è davvero peggiorata. Molte aziende editoriali hanno cambiato proprietà e oggi hanno forti legami col governo. Molte fondazioni filogovernative controllano i maggiori giornali, le principali tv, molte stazioni radio. Index era il principale giornale online, era letto da tutti, offriva notizie 24 ore su 24, video, live. Una piattaforma multimediale di successo”.
E la proprietà perchè ha deciso il licenziamento e la stretta?
“Nelle ultime settimane in diverse riunioni ho percepito influenze esterne sulla fattura delle notizie. Inaccettabile. L’indipendenza dell’informazione nel nostro modo di vedere è indispensabile. E col licenziamento del direttore non è più consentita”.
Come avete reagito e come reagirete?
“Due anni fa avevamo rilasciato una dichiarazione pubblica per sottolineare che l’indipendenza dei media può significare molto per molte personalità e persone differenti. Avevamo posto due condizioni: nessuna interferenza sulla produzione delle notizie e sulla struttura della redazione. È cambiato tutto col licenziamento del direttore e, già mesi fa, con l’arrivo di consiglieri esterni nel board editoriale che davano indicazioni sulla redazione e sulla possibile esternalizzazione della produzione di notizie”.
Qual è l’atmosfera in redazione?
“Orribile, veramente orribile. Il mio sogno era lavorare fino alla pensione in questa comunità straordinaria di persone unite dalla voglia di dare notizie indipendenti. Ci siamo sempre sentiti come una famiglia. È stato il momento più duro. Non voglio lavorare in condizioni in cui l’indipendenza del mio lavoro è in pericolo. Index aveva un grande ruolo nella società civile ungherese. Ripeto, è orribile”.
Avete ancora speranza per la libertà dei media o temete che il governo voglia il controllo totale?
“Non so che cosa voglia il governo, sono una giornalista indipendente e voglio continuare a esserlo. Ripeto, il mio sogno è farlo fino alla pensione. Vedo che ci sono sempre meno compagnie editoriali indipendenti in Ungheria. E che secondo Reporters sans frontières siamo il secondo peggior Paese in Europa per libertà dei media”.
Che cosa spera per il futuro?
“Il mio contratto è ancora valido, non posso parlare del futuro”.
Pensate come gruppo di creare un nuovo media? Index indipendente aveva anche un bilancio in attivo…
“Vorremmo restare insieme e continuare a lavorare insieme. Il presidente dell’azienda che controlla Index ha detto che il licenziamento del nostro direttore era dovuto a motivi personali, ma non penso proprio che sia vero”.
(da agenzie)
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