ISRAELE STA INCENDIANDO LE POCHE CASE DI CIVILI PALESTINESI SCAMPATE AI BOMBARDAMENTI A GAZA
LA DENUNCIA DEL QUOTIDIANO ISRAELIANO HAARETZ
Non bastavano i bombardamenti incessanti, né la privazione di cibo, acqua, medicinali e altri beni di prima necessità: la popolazione palestinese residente nella Striscia di Gaza è infatti costretta a subire altri crimini di guerra da parte dell’esercito israeliano, che da settimane sta incendiando le (poche) case che non sono state completamente distrutte o danneggiate da missili e bombe: si tratta di abitazioni prevalentemente appartenenti a civili scappati nel sud della Striscia, che quando la guerra finirà non avranno un luogo dove andare.
A renderlo noto il quotidiano Haaretz, secondo cui i soldati starebbero seguendo ordini provenienti direttamente dai vertici delle forze armate. “Nell’ultimo mese – spiega il quotidiano – i militari hanno distrutto diverse centinaia di edifici utilizzando questo metodo. Dopo che la struttura è stata data alle fiamme insieme a tutto ciò che contiene, viene lasciata bruciare fino a renderla inutilizzabile”.
Interrogato al riguardo, l’esercito israeliano ha dichiarato che la distruzione degli edifici viene effettuata solo previa autorizzazione da parte dei comandi. Un ufficiale ha confermato che le strutture da incendiare vengono selezionate sulla base di informazioni provenienti dai servizi d’intelligence e che i roghi non verrebbero appiccati in maniera indiscriminata: “Devono essere fornite informazioni sul proprietario, o sul contenuto dell’edificio”. Una tesi, quella degli incendi “selettivi”, che ben presto è stata smentita direttamente da altri tre ufficiali israeliani.
Intervistati da Haaretz, hanno infatti affermato che dare fuoco alle case dei palestinesi è da tempo diventata una pratica comune. La settimana scorsa, mentre stavano concludendo le operazioni in una specifica area di Gaza, il comandante di un battaglione dell’IDF ha detto alle sue truppe: “Portate via le vostre cose dalla casa e preparatela per l’incenerimento”.
Nelle prime settimane dell’invasione di terra della Striscia di Gaza Israele aveva spiegato che sarebbero state distrutte solo case di leader e membri di Hamas, nonché edifici che contenevano armi o munizioni. Col passare del tempo, però, è emerso ben altro ed è stato svelato un piano di pulizia etnica dei palestinesi, progetto che non può andare a buon fine se non vengono distrutte indiscriminatamente anche le case dei civili: si tratta di una pratica illegale, secondo il diritto internazionale. Ma è evidente che Israele non sta prestando nessuna attenzione alla salvaguardia della popolazione non belligerante, come dimostrano d’altro canto gli oltre 27mila morti.
Secondo un’analisi delle immagini satellitari pubblicata di recente dalla BBC, dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza sono stati danneggiati tra i 144.000 e i 170.000 edifici. Un’indagine del Washington Post pubblicata il mese scorso e citata da Haaretz ha scoperto che intere aree della Striscia sono state cancellate: a Beit Hanoun, a Jabalya e nel quartiere Al-Karama di Gaza City. Il rapporto rileva inoltre che alla fine di dicembre 350 scuole e circa 170 moschee e chiese erano state danneggiate o distrutte.
(da agenzie)
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