ISTAT: AUMENTANO LE FAMIGLIE SINGLE E CALANO LE NASCITE
SPESA PER HOTEL E RISTORANTI A LIVELLO PRE-CRISI
Famiglie single in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione, ma anche di separazioni, divorzi e arrivo di stranieri.
Inoltre continua il calo delle nascite, con 2.342 bebè in meno rispetto al 2016, ma la speranza di vita, dopo una battuta d’arresto, riprende a crescere e passa da 80,1 a 80,6 anni per gli uomini e da 84,6 a 85,1 per le donne.
Sono queste le tendenze e i dati che emergono dall’Annuario Istat 2017, che sottolinea anche il progressivo calo della voglia di partecipare, di informarsi e di parlare di politica, con un aumento dell’astensionismo.
Oltre sei milioni di italiani, poi, sperano in un lavoro, e le retribuzioni orarie contrattuali lo scorso anno siano cresciute solo dello 0,6%: “un nuovo minimo storico“.
Sul fronte della salute il 66% dei decessi in Italia è dovuto a malattie del sistema circolatorio e tumori, che si confermano le due principali cause di morte.
Gli italiani hanno anche riaperto i cordoni della borsa, almeno per dormire e mangiare fuori.
Nel 2016 “tornano ai livelli pre-crisi” le spese per servizi ricettivi e di ristorazione (+4,8%, da 122,39 a 128,25 euro)”. Viene così recuperato il terreno perso negli ultimi cinque anni, riagganciando i valori del 2011. La discesa della spesa, ricorda infatti l’Istat, era iniziata nel 2012.
L’incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (12,5%) e raggiunge il suo minimo fra le persone di 65 anni e più (3,8%).
Famiglie con una sola persona
Aumentano da 20,5 a 31,6% e si riducono quelle di cinque o più componenti (da 8,1 a 5,4%). Nel giro di vent’anni, spiega l’Istituto di statistica, il numero medio di componenti in famiglia è sceso da 2,7 (media 1995-1996) a 2,4 (media 2015-2016). Il fatto che quasi una famiglia su tre è dunque composta da una sola persona è conseguenza di “profonde trasformazioni demografiche e sociali che hanno investito il nostro Paese: il progressivo invecchiamento della popolazione, innanzitutto, ma anche — spiega l’Istat — l’aumento delle separazioni e dei divorzi, così come l’arrivo di cittadini stranieri che, almeno inizialmente, vivono da soli”.
Anche il Sud, dove c’è il più alto numero di componenti per famiglia, mostra una graduale riduzione della dimensione familiare: da un numero medio di componenti pari a 3,1 (media 1995-1996) a un numero medio pari a 2,6 (media 2015-2016). Dal confronto territoriale sulla dimensione familiare (media 2015-2016) emerge che la ripartizione geografica con la quota più elevata di famiglie unipersonali è il Centro (34,4 per cento); il Sud, invece, registra la percentuale più bassa (28,25). All’opposto, per le famiglie con cinque o più componenti, è il Sud a mostrare la quota più alta (7,5%), mentre il Nord-ovest evidenzia quella più bassa (4,25%).
Continua il calo delle nascite, ma torna ad aumentare la speranza di vita
Nel 2016 si sono riempite 473.438 culle, 12.342 in meno rispetto all’anno precedente. E il calo delle nascite continua a essere affiancato dalla posticipazione dell’evento: le gravidanze avvengono, infatti, in età sempre più avanzata.
Nello stesso anno il numero dei decessi, invece, cala rispetto al picco dell’anno precedente e raggiunge le 615.261 unità (32.310 morti in meno rispetto all’anno precedente).
La speranza di vita alla nascita (vita media), dopo una battuta d’arresto, riprende a crescere e passa da 80,1 a 80,6 anni per gli uomini e da 84,6 a 85,1 per le donne.
Il Nord-Est è l’area geografica con la speranza di vita più alta anche nel 2016 mentre il Mezzogiorno è caratterizzato da una vita media più bassa. L’Italia resta uno dei paesi più vecchi al mondo, con 165,3 persone con 65 anni e più ogni cento con meno di 15 anni.
Grado di soddisfazione degli italiani
“Nel 2016 — si legge nel rapporto — il quadro della soddisfazione generale della popolazione di 14 anni e più mostra segnali di miglioramento rispetto al 2015: su un punteggio da 0 a 10, le persone danno in media un voto pari a 7″.
Guardando alla situazione economica, “continua a diminuire la quota di famiglie che la giudicano in peggioramento rispetto all’anno precedente”.
L’Istat riporta anche i dati sulla povertà , già diffusi in estate: “nel 2016, le famiglie in condizione di povertà assoluta sono 1,6 milioni, per un totale di 4,7 milioni di individui poveri (il 7,9% dell’intera popolazione). Le famiglie che vedono peggiorare le loro condizioni rispetto all’anno precedente sono quelle numerose, soprattutto coppie con 3 o più figli minori (da 18,3% del 2015 a 26,8% del 2016).
Caro vita
Vivere nelle grandi città costa caro. “Le famiglie residenti nei comuni centro dell’area metropolitana spendono in media 2.899,21 euro”, ovvero “491 euro in più” a confronto con i comuni fino a 50 mila abitanti (2.407,82 euro). Insomma nel 2016 lo scarto, calcolato in esborso medio mensile, tra le famiglie dei centri urbani maggiori e quelle dei municipi medio-piccoli è di quasi 500 euro (+20,4%).
Salute e patologie —
Le malattie del sistema circolatorio e i tumori si confermano le due principali cause di morte in Italia: il 66% dei decessi è attribuibile a queste patologie. L’ordine di rilevanza è tuttavia inverso per maschi e femmine: le malattie del sistema circolatorio occupano il primo posto nella graduatoria delle cause di mortalità per le donne, con un quoziente di 396,6 per 100mila abitanti, mentre sono al secondo posto nella graduatoria maschile (325,7 per 100 mila), dopo i tumori che per gli uomini rappresentano la prima causa (337,1 per 100 mila) e per le donne la seconda (248,9 per 100 mila). Emerge ancora il divario Nord-Mezzogiorno per l’offerta ospedaliera.
Nel periodo 2013-2015 il numero di medici di base è leggermente in calo (-1,2%) e pressochè stabile il numero di pediatri (-0,5%).
Cresce il numero di posti letto nelle strutture di assistenza residenziale (4,4% in più dal 2013 al 2015) mentre si riducono i posti letto ospedalieri, soprattutto quelli in ‘regime per acuti’.
Permangono le differenze della rete d’offerta ospedaliera tra le regioni: i posti letto ordinari per mille abitanti restano superiori al Nord rispetto al Mezzogiorno. Negli ultimi 5 anni le dimissioni ospedaliere per acuti sono in continua discesa nonostante l’invecchiamento della popolazione.
Tuttavia, la riduzione dei ricoveri procede a ritmi decrescenti (-4,3% tra 2012 e 2013 e circa -3% negli anni successivi), segnale di una progressiva stabilizzazione del fenomeno. Quanto agli stili alimentari, sono sempre nel solco della tradizione: le abitudini degli italiani si mantengono legate al modello tradizionale: il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale (2 terzi della popolazione di 3 anni e più) e l’81,7% della popolazione di 3 anni e più fa una colazione che può essere definita adeguata. Stabile rispetto al 2015 la quota di popolazione di 14 anni e più che dichiara di fumare (19,8%).
(da agenzie)
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