ITALIA, LE PERSONE A RISCHIO POVERTA’ BALZANO VERSO IL 30% CON LA CRISI
OLTRE 18 MILIONI DI PERSONE SONO A RISCHIO ESCLUSIONE SOCIALE, SOLO LA GRECIA E’ MESSA PEGGIO CON IL 34,6% DELLA POPOLAZIONE
Da uno su quattro a un passo dall’uno su tre.
Nei cinque anni di crisi economica tra il 2008 e il 2012, gli italiani che secondo Eurostat ricadono nella definizione di individui “a rischio povertà o esclusione sociale” sono balzati al 29,9 per cento, dal 25,3 per cento del 2008 e il 28,2 del 2011.
Significa che questa fetta della popolazione ha almeno uno di questi tre “requisiti” certo poco invidiati: è a rischio povertà , visto che vive in una famiglia con un reddito disponibile (inclusi gli eventuali assegni ricevuti dallo Stato come sostegno) inferiore alla soglia di povertà , che è posta al 60% del reddito medio disponibile nel Paese di riferimento (19,4% in Italia); registra “forti mancanze materiali” (ad esempio è impossibilitata a pagare spese impreviste, non mangia con regolarità carne e proteine affini, non può permettersi di riscaldare la casa, non possiede una macchina – in Italia riguarda il 14,5% della popolazione); oppure vive in una famiglia con una bassa intensità di lavoro (cioè nella quale i membri fino a sessant’anni hanno lavorato meno del 20% dei mesi durante i quali teoricamente avrebbero potuto essere occupati, il 10,3% in Italia).
Ebbene, guardando a tutti questi indicatori dopo la Grecia (34,6%), l’Italia è il Paese della zona euro dove il rischio di povertà ed esclusione sociale è più alto.
L’anno scorso – e l’andamento economico del 2013 non lascia certo pensare che le cose siano migliorate -, a rischio di esclusione sociale c’erano 18,2 milioni di persone.
In Spagna, Paese in difficoltà economica e con altissima disoccupazione, è il 28,2% della popolazione ad essere a rischio, in Portogallo il 25,3%, a Cipro il 27,1%, in Estonia il 23,4%. Mentre scende parecchio la difficoltà in Francia, dove il rischio povertà si concretizza per il 19,1% dei cittadini, in Germania (19,6%), Finlandia (17,2%), Olanda (15%).
Per trovare dati peggiori dell’Italia e della Grecia, bisogna andare ai Paesi fuori della zona euro: al top Bulgaria (49,3%), Romania (41,7%), Lettonia (36,5%), Croazia (32,3%).
Se si guarda l’intera Unione europea, l’anno scorso 124.5 milioni di persone, il 24.8% della popoazione, era a rischio di esclusione sociale, in peggioramento rispetto al 24.3% del 2011 e il 23.7% in 2008.
La riduzione di questa incidenza è uno degli obiettivi principali della strategia europea al 2020, ma la strada da fare è molto lunga.
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