IVA, L’ACCORDO C’E’, MA MANCANO I SOLDI
CONTINUA LA TRATTATIVA SU DOVE TROVARE LE COPERTURE,,, QUELLE PROPOSTE DA BRUNETTA GIUDICATE “PURA DEMAGOGIA A BUON MERCATO”
L’accordo c’è, i soldi ancora no. “Tra un paio di giorni avremo le coperture”, diceva ieri il ministro Maurizio Lupi. “Tra un paio di giorni”, dicevano al Tesoro.
Si parla dell’aumento dell’aliquota principale Iva dal 21 al 22% che, in assenza di interventi, scatterà dal primo ottobre: non si tratta, peraltro, di evitare l’aumento per sempre — di quello si parlerà semmai con la legge di stabilità (servono quattro miliardi l’anno) — ma di rinviarlo ancora, al primo gennaio per la precisione.
Per farlo basta un miliardo di euro. Però, sempre entro il 31 dicembre, ne servono pure 2,4 per evitare il pagamento della seconda rata dell’Imu sulla prima casa.
E poi mancano 500 milioni per le missioni militari all’estero e altre cosette sparse. “Siamo ad almeno cinque o sei miliardi quest’anno — sostiene il sottosegretario Carlo Dell’Aringa — e credo che sia possibile trovarli”.
Un po’ meno ottimista il viceministro all’Economia Stefano Fassina (Pd): il rinvio dell’aumento Iva “è un’ipotesi plausibile”, a patto che “si facciano altre scelte” visto che i soldi sono pochi.
“Noi, per dire, abbiamo messo sul tavolo anche l’intervento sul cuneo fiscale e per i prossimi tre mesi siamo allo stesso punto: una coperta cortissima che non consente di fare tutto”.
L’allusione di Fassina è all’imposta sugli immobili: si deve “riconsiderare la seconda rata” facendo pagare “il 10% delle abitazioni di maggior valore”.
Il Pdl, ovviamente, non ne vuole sentir parlare nemmeno per scherzo: Renato Brunetta si affida alle sette proposte di copertura per 10,5 miliardi (una tantum) consegnate a Enrico Letta qualche giorno fa.
Roba un po’ ballerina, in verità , che il ministro Fabrizio Saccomanni non ha per ora tenuto in considerazione.
Attacca Francesco Boccia, presidente (lettiano) della commissione Bilancio della Camera: “Brunetta si presenti con delle proposte credibili. E l’unica proposta seria è: o dirci dove tagliamo, ma dirci esattamente la misure e i programmi del bilancio dello Stato, oppure dire chiaramente quali sono le aliquote che si innalzano per abbassarne altre. Il resto è qualunquismo a buon mercato”.
Una delle ipotesi su cui si continua a lavorare a via XX settembre — nonostante la contrarietà dei berluscones — è una rimodulazione delle imposte: far pagare l’Imu ad alcune categorie catastali di lusso ora esenti per volere del Pdl; distinguere tra le varie categorie merceologiche quelle che resteranno al 21% e quelle che invece passeranno al ventidue.
Così l’asticella s’abbassa, ma non è detto che il governo la scavalli.
Marco Palombo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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