“JAMM’ A VOTA'”? L’HANNO FATTO, MA NON PER LEI. LA MUSSOLINI CROLLA A DUEMILA PREFERENZE
CINQUE ANNI FA NE RACCOLSE IN CAMPANIA OLTRE 15.000 CONTRO LE 60.000 DELLA CARFAGNA… E’ ORA DI CALARE IL SIPARIO
Probabilmente non le hanno portato fortuna le dichiarazioni proferite quando al voto mancava ancora un annetto. Era il 24 giugno 2014 e, mentre l’ipotesi di una Francesca Pascale candidata governatrice in Campania scuoteva il centrodestra, Alessandra Mussolini commentava: «Ne avrebbe tutte le capacità . Lei ha il quid, a differenza di Caldoro».
Insomma, vedere la nipote del Duce in campagna elettorale fianco a fianco con il governatore uscente deve aver disorientato un po’ l’elettorato.
E non è bastato per recuperare sentirla definire l’esponente ex socialista un politico «pacato, sobrio, responsabile», che «ha governato bene, ha risanato lo sfascio lasciato dal centrosinistra e ora deve avviare la fase della crescita e dello sviluppo».
E così, per la Mussolini è stato impossibile replicare il risultato ottenuto cinque anni fa nella stessa competizione.
Allora si fermò a 15.486 voti, e già si parlò di mezzo flop, considerato che Mara Carfagna ne aveva raccolti quasi sessantamila.
Stavolta, invece, la nipote del Duce si è fermata poco sopra le duemila preferenze. Poche, decisamente troppo poche per chi in passato aveva persino sfidato Antonio Bassolino per la poltrona di sindaco di Napoli.
Eppure Alessandra in campagna elettorale non si è risparminata. Ha indossato una maglietta bianca con scritto «jamm’a vota’» (andiamo a votare) e si è spesa fino in fondo per la causa di Forza Italia: «È stata una scelta di cuore» disse dopo aver accettato la proposta di Berlusconi di guidare le liste azzurre.
«Mi ha chiamato il presidente, come sempre è stato gentile e affettuoso, mi ha chiesto di affrontare questa battaglia per Napoli. Sono una militante, sono stata felice di dirgli di sì». «Il mio amore per Napoli è vero e forte – chiosava – se sia corrisposto non lo so, non lo devo dire io, lo devono dire i napoletani. Ma ho sempre ricevuto rispetto e simpatia. Poi sa, la politica è ondivaga, ci sono le mode…».
Ecco, appunto. Si direbbe che la moda del momento non sia proprio quella di votare Mussolini, per lo meno in Campania.
E qualche sospetto lo deve aver avuto la stessa Alessandra, se è vero che non ha pensato neanche per un attimo di dimettersi da parlamentare europea. A Strasburgo, un anno fa, arrivò sull’onda di 84mila preferenze. Ma fu candidata nella circoscrizione Centro, non nel sud. Presagi?
Come che sia, il risultato delle elezioni campane è destinato a causare un piccolo terremoto in Forza Italia, per lo meno a livello locale.
La ricandidatura di Stefano Caldoro non era ben vista da larghe fette del partito, al punto che era stato lo stesso governatore uscente a porre un ultimatum alla coalizione. «O sono tutti con me, o non mi ricandido».
E a quel punto gli azzurri gli erano andati dietro, probabilmente anche per mancanza di alternative, vista la ritrosia di Mara Carfagna a scendere direttamente in campo.
Ora sono in tanti a pensare che altri candidati avrebbero avuto più chance di trionfare. Anche perchè un’occasione simile, con un avversario mezzo appiedato dalla legge Severino e per giunta «impresentabile» per la commissione parlamentare Antimafia, difficilmente si ripresenterà .
E così, a pagare la debacle in una delle regioni chiave del cerchio magico (oltre alla Carfagna, ha dato i natali anche alla fidanzata di Berlusconi Francesca Pascale) potrebbe essere proprio il governatore uscente.
Secondo Dagospia, infatti, Caldoro sarebbe stato già estromesso dall’ufficio di presidenza di Forza Italia, nel quale si trovava addirittura nella prima cerchia, tra i membri con diritto di voto.
Da governatore a soldato semplice in una notte.
(da “il Tempo”)
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