LA “BADANTE” ROSSI HA LE CHIAVI DI FORZA ITALIA: “DECIDONO SOLO LEI E IL CAPO”
DA DEPUTATA A TEMUTA CAPOSTAFF E LIQUIDATRICE DEL PARTITO
Come ha fatto la senatrice Mariarosaria Rossi, 43 anni, da Piedimonte Matese, a diventare così potente, così temuta?
Com’è riuscita a mandare in frantumi il famoso cerchio magico berlusconiano, lasciando a Deborah Bergamini il compito di trattare con la stampa e a Francesca Pascale (quando c’è, se c’è) quello di fidanzata ufficiale?
Andiamo con ordine: la donna che è, contemporaneamente, capo dello staff del Cavaliere e amministratrice straordinaria di Forza Italia, dovete provare a immaginarvela seduta su un divano di Palazzo Grazioli, i suoi tre telefonini sul tavolino, l’agenda in mano, Dudù che le lecca la caviglia, considerandola ormai una seconda padrona.
Perchè ovunque c’è Silvio Berlusconi, c’è lei.
E chiunque voglia parlare con lui, deve prima chiedere il permesso a lei.
Capi e capetti la implorano. «Dai, ti prego, un minutino…». Lei valuta, concede, nega. Ormai nega sempre più spesso.
«Non c’è». «Non può». «Con te poi non vuol proprio parlare». «Tu sei un nostro nemico». «Tu forse non hai capito chi comanda». «Dai, chiamami domattina che forse ti ci faccio parlare».
Unica sacerdotessa di ciò che resta del tempio.
Piccola di corporatura, «però ammetto di essere ossessionata dai fotografi che vogliono inquadrare sempre il mio seno», abiti eleganti, «anche se quella elegante da morire è la Santanchè», separata, un figlio, vince un seggio per Forza Italia nel 2008 in un popoloso quartiere romano dov’era diventata la «Madonnina di Cinecittà » (aveva tappezzato tutti i muri con i suoi poster): diploma di istituto tecnico commerciale, a lungo animatrice nei locali notturni romani. Esperienza che poi le torna utile.
È stato scritto che lei ha organizzato «feste e balli» per Berlusconi nel castello di Tor Crescenza.
«Niente balli, due cene politiche con le deputate. Tutto è nato nelle ore della rottura con Fini. Eravamo nella sala del governo e il premier aveva la faccia scura. Così ho radunato un gruppone di venti deputate e siamo andate a tirarlo su di morale»).
Scaltra, diplomatica, cinica, determinata.
Angelino Alfano capisce che tipo è quando, nel 2013, prova a fare le primarie. Berlusconi un pomeriggio lo gela: «Mariarosaria ha messo in piedi un bellissimo call-center: dai retta a me, Angelino, facciamo fare a lei».
Adesso fa proprio tutto lei.
L’altro giorno ha spedito una lettera ai comitati regionali.
Dentro, l’indicazione di favorire nelle liste elettorali i giovani e garantire la parità di genere: «over 65» ammessi solo in casi eccezionali e se in regola con il versamento delle quote al partito.
Dura e definitiva. E sola. Solissima a decidere insieme al capo (così un verdiniano, che pure implora di restare nell’anonimato, ricorda quando le ultime liste elettorali di FI, nel 2008, furono stilate «da un comitato composto da Bondi, Cicchitto, Verdini, Schifani, Scajola, Gelmini e Crimi»).
Il problema (per tutti) è che ormai il capo si fida solo di lei. E se è vero, come numerosi osservatori ipotizzano, che Berlusconi ha in mente di chiudere FI e creare un nuovo soggetto politico, la sensazione è che a lei sia stato affidato l’incarico di liquidare il partito.
Che sta chiudendo plasticamente: 43 impiegati in cassa integrazione (e sembra sia persino stata sbagliata la procedura), già disdetto l’affitto della sede di piazza San Lorenzo in Lucina, al centralino – da giorni – non risponde più nessuno (provare chiamando allo 06-67311).
Sì, decide tutto lei. E quando parla anche i falchi soffrono di vertigini. «Verdini, poverino, pensa solo a sopravvivere politicamente. Quando a Fitto, mah: parla come se stesse già fuori dal partito».
Ha sempre avuto il dono della sintesi.
(da “il Corriere della Sera“)
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