LA CADUTA DEI PORTUALI, I NO VAX I PRENDONO IL FRONTE DI TRIESTE
PUZZER DELEGITTIMATO E SOTTO ACCUSA CEDE IL TESTIMONE DELLA PROTESTA AI FANATICI DEL MOVIMENTO 3V
“Fino al 20 ottobre (tra tre giorni, ndr) siamo qui perché siamo legittimati a farlo, dopodiché saremo legittimati se qualcuno prorogherà lo sciopero. Una cosa è certa, noi non molliamo”.
A metà pomeriggio ‘Ciccio’ Puzzer prende il microfono e prova a chiarire quanto è successo nelle ultime 24 ore, le più accese e complicate da quando i portuali di Trieste hanno deciso di cavalcare la protesta contro il Green Pass, trasformando lo scalo del capoluogo giuliano nell’avamposto del dissenso, la capitale di chi “non molla mai”, il palcoscenico degli irriducibili No Pass.
Commosso, Stefano Puzzer ha ribadito la sua intenzione di dimettersi da leader del sindacato autonomo Clpt dopo la frattura negata a parole ma evidente nei fatti tra i portuali e il variegato Movimento No Green Pass che rappresenta a occhio il 90% della folla che da giorni staziona davanti al Varco 4.
“C’è chi cerca visibilità e mette in giro informazioni false, e non mi riferisco ai giornalisti”, ha attaccato Puzzer.
La spaccatura pare ormai profonda e insanabile tra chi ha combattuto la stessa battaglia sullo stesso fronte, e l’impressione è che i portuali siano rimasti schiacciati da una manifestazione più grande di loro, certamente più variegata e partecipata da animi ben sopra le righe. “Qui non è una sagra, non è una festa”, ha detto il leader uscente del sindacato dopo un’altra giornata di cori, trenini e balli. Scene che il presidente del porto Zeno D’Agostino ha sinteticamente definito “da circo”.
Al di là dei proclami e del motto “la-gente-come-noi-non-molla-mai”, che sembra risuonare più per autoconvincersi che per un reale senso di appartenenza, diversi indizi, mezze frasi e allusioni lasciano trasparire i dubbi che serpeggiano tra i portuali su come portare avanti una protesta che in tutto il resto d’Italia, salvo alcuni casi isolati, non c’è
La promessa di andare avanti “a oltranza”, o meglio fino al 31 dicembre, ora ha una scadenza più ravvicinata, “il 20 ottobre”, data che sancisce la fine dello sciopero proclamato e peraltro giudicato illegale dalla Commissione di garanzia sugli scioperi. Cosa accadrà dopo, al momento, non lo sa nessuno.
“Io sciopererò fino al 20 ma tornerò a lavorare solo quando il green pass verrà ritirato. Andrò a portare pizze piuttosto oppure da Samer (un’azienda che opera nel porto, ndr), dove non serve il green pass”.
Si punta a prendere tempo con la consapevolezza che, presto o tardi, potrebbero palesarsi le camionette della polizia per sgomberare l’accesso al Molo VII dai pochi portuali e dai tanti No Pass. “Saranno giornate calde”, ha messo in guardia Puzzer, “se qualcuno dovesse venire verso di noi, sediamoci in pace”.
Le ultime ore sono state le più concitate e seguono la confusa notte di Trieste durante la quale il presidio è stato prima sciolto e poi rimesso in piedi. Ieri sera il primo comunicato diramato dal Coordinamento Clpt: questa prima battaglia ”è stata vinta”, da domani i portuali tornano al lavoro ma promettono di non fermarsi.
Decisione che è suonata come un rompete le righe, mandando su tutte le furie i No Pass della città o accorsi da altre regioni in risposta all’appello dei portuali.
Dopo un paio d’ore, il clamoroso dietrofront dei lavoratori guidati da Puzzer: “Vi chiedo scusa, riscriveremo il comunicato. Il presidio va avanti”, si è giustificato il gruista dopo che i tanti cittadini imbufaliti lo hanno accerchiato chiedendo spiegazioni su quello che a tutti fin da subito è apparso come un abbandono del fronte. “Mi sono dimesso sia dal ruolo di vicepresidente sia dal Coordinamento lavoratori portuali Trieste in seguito al caos generato dal comunicato e di ieri sera, perché sono errori che ho commesso io. Non voglio che la responsabilità cada su di loro”.
Puzzer ha quindi cercato di scrollarsi di dosso l’accusa di “traditore”, dopo che dal vivo e sulle chat telegram il Movimento No Pass lo ha duramente attaccato. Se ne sono sentite e lette di ogni tipo, di accordi sottobanco tra i portuali e le autorità, di pullman carichi di manifestanti diretti a Trieste e dirottati altrove dalle forze dell’ordine, e di un “complotto” tedesco contro la città, riferendosi al contratto di concessione per la nuova Piattaforma logistica siglato dall’autorità portuale con il terminalista di Amburgo HHLA. Teorie campate per aria ma che sulle bocche e sui social continuano tuttora a circolare.
Durante le proteste di domenica ci sono stati momenti di tensione quando un gruppo di manifestanti ha accerchiato e insultato alcuni giornalisti presenti Varco 4: secondo le forze dell’ordine presenti sul posto il servizio d’ordine della piazza, svolto dai portuali, è saltato facendo temere inizialmente che la situazione potesse degenerare. Poi gli stessi portuali sono intervenuti e così si spiegano i toni distensivi più volte usati da Puzzer durante il suo comizio a metà pomeriggio: “Non sono qui per fare selfie e stringere mani. Non dovete dare la mano a me ma a chi sta in questo momento al vostro fianco. Noi siamo qui come voi. Questa manifestazione pacifica va avanti. Non diamo adito a chi ci vuole far passare per facinorosi”.
Tentativi di risanare una spaccatura profonda tra le pettorine gialle e la moltitudine di No Pass arrivata da altre zone d’Italia. E di mostrare una compattezza tra le due anime della protesta, quella dei portuali e quella del movimento cittadino, ormai saltata anche visivamente.
Le tute gialle tra la folla sono sporadiche e isolate, i lavoratori del porto rimasti a presidiare il varco d’accesso al Molo VII ormai una manciata. Gli altri sindacati fin dall’inizio della protesta hanno isolato il Coordinamento autonomo di Puzzer, e oggi sono tornati ad appellarsi alla folla di manifestanti al terzo giorno di presidio: “Quelle persone che hanno dimostrato solidarietà ai lavoratori portuali facciano un passo in avanti e liberino il porto e quei lavoratori da un peso e una responsabilità che non hanno. Non si esasperi questa situazione perché, nel rispetto di tutte le idee, chiediamo che la maggioranza non sia ostaggio di una minoranza”.
In una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil hanno sottolineato il “forte legame tra il porto, i suoi lavoratori e la città” che “non può e non deve essere compromesso da persone che con il porto non hanno nulla a che fare” e che stanno “impedendo a un porto e a una città di continuare a generare reddito”.
Una situazione che secondo il presidente D’Agostino “non è più tollerabile”. Perché è vero che il porto non si è mai fermato ma le operazioni sulle banchine qualche rallentamento lo hanno subìto. E alcune navi inizialmente dirette a Trieste hanno comunque cambiato rotta per approdare altrove.
“Stefano Puzzer non è il dio di nessuno, è uno che parla perché forse sa parlare meglio degli altri, perché è meno timido degli altri, ma questa lotta contro il decreto è di tutti i lavoratori portuali, di tutti i lavoratori italiani”, ha detto il leader uscente del Clpt. E così si chiude il terzo giorno di sciopero che segna il concitato passaggio di testimone alla guida della protesta tra portuali e Movimento No Pass.
Un movimento che ha il suo ombrello politico nel partito locale 3V guidato da Ugo Rossi, novax arrestato nei giorni scorsi dopo una colluttazione con due carabinieri, finiti poi in ospedale.
Ingegnere 31enne, Rossi alle elezioni comunali di due settimane fa ha sfiorato il 5%, raccogliendo ben 3738 preferenze, più del Movimento 5 Stelle nel quale in passato aveva già militato.
Il triste primato di Trieste nel guidare le battaglie No-Vax è purtroppo confermato, oltre che dalle urne, dall’andamento dei contagi.
Nella provincia giuliana si registrano i tassi di prevalenza (incidenza dei positivi Covid ogni mille abitanti) più alti d’Italia: se nel Comune di Udine il tasso è 0,4 e a Pordenone 0,7, a Trieste è dell′1,9. Nell’hinterland è ancora più alto: nel Comune di Muggia è 2,8, a San Dorligo della Valle è addirittura 4,6.
(da Huffingtonpost)
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