LA CARITAS STRONCA IL PATTO ITALIA-FRANCIA-GERMANIA: VIOLA I DIRITTI UMANI
“OCCORRONO CANALI LEGALI E SICURI DI INGRESSO IN EUROPA”
La Caritas stronca il patto a tre Italia-Francia-Germania sui migranti, contestando con una serie di dati di fatto l’orientamento di questi tre Paesi e più in generale dell’Unione europea, che va contro i diritti umani.
«Limitare fortemente l’azione delle Ong ed esternalizzare le frontiere è inaccettabile: vuol dire andare nel senso inverso a quanto da noi auspicato: cioè trovare canali legali e sicuri d’ingresso in Europa», afferma Caritas italiana in una dichiarazione diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Cei. «L’esternalizzazione delle frontiere in Libia rappresenta – afferma il responsabile immigrazione di Caritas, Oliviero Forti – un piano per noi inaccettabile dal punto di vista dei diritti umani».
«Continua la delegittimazione, anche se indiretta, delle Ong», denuncia inoltre Forti, per il quale «non si vogliono avere soggetti indipendenti in mare per verificare l’operato della guardia costiera libica, al momento sotto osservazione della Corte di giustizia europea per questioni legate a crimini contro l’umanità , tra cui il caso dell’affondamento di un barcone sparando in aria».
Sulle richieste specifiche alle Ong, Forti ricorda che «molti bilanci sono già pubblici», «nessuno ha mai dimostrato che qualcuno faccia segnali luminosi» e la guardia costiera italiana «ha più volte ribadito che le operazioni non avvengono mai al di fuori del loro controllo».
Sul divieto di entrare nelle acque libiche Forti fa notare che «la Libia non ha mai riconosciuto il sistema Sar, ossia una area di ricerca e soccorso in mare. Si è sempre mossa in maniera indipendente, al di là degli schemi previsti a livello internazionale. Questo è il primo punto su cui ci si dovrebbe attrezzare».
«Il rischio – avverte – è che diventi la solita narrazione negativa per convincere l’opinione pubblica del contrario».
I governi, a suo avviso, «devono inoltre chiedersi se i singoli Paesi sarebbero in grado di supplire a quello che oggi fanno le Ong, ossia più del 40% dei salvataggi. La questione di fondo è: chi si prende la responsabilità di non salvare le persone? È un problema di coscienza che chi decide dovrà affrontare».
Nel documento vi sono però, secondo Forti, anche alcuni aspetti positivi, tra cui «spingere per la relocation affinchè il piano funzioni».
«L’obiettivo è far comprendere a tutti i Paesi europei che la relocation è un dovere, non un’opzione – spiega -. Su questo bisogna lavorare politicamente in maniera seria, abbassando la soglia che prevedeva la relocation solo per quelle nazionalità che raggiungono il 75% del riconoscimento, altrimenti nessuno viene ricollocato».
Forti è inoltre favorevole alla proposta del governo italiano di far sbarcare i migranti anche nei porti di Barcellona e Marsiglia: «Potrebbe essere un modo per alleggerire il nostro sistema di primo soccorso». «Su questi tre aspetti possiamo ragionare – conclude -, tutto il resto va in direzione opposta a quanto auspichiamo».
(da agenzie)
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