LA COMMISSIONE EUROPEA STRIGLIA IL GOVERNO PER LA GESTIONE IMBARAZZANTE DELL’EPIDEMIA DI PESTE SUINA: “LE MISURE DI CONTRASTO SONO INSUFFICIENTI E LA STRATEGIA DI CONTROLLO DEVE ESSERE MIGLIORATA”
IL DOSSIER È IN MANO AL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, EVIDENTEMENTE TROPPO IMPEGNATO NELLA SUA CROCIATA CONTRO LA CARNE COLTIVATA PER ACCORGERSI DEI FOCOLAI IN OTTO REGIONI
Le misure dell’Italia per controllare la peste suina sono insufficienti. E’ il monito degli esperti dell’Eu Veterinary Emergency Team della Commissione Ue che, in un report elaborato dopo una missione in Lombardia ed Emilia-Romagna, evidenziano che “la strategia di controllo” della malattia “nel Nord Italia dev’essere migliorata”. Serve un piano “comune” e “coordinato” per l’intera area, oltre a un “urgente piano B esteso per il controllo e l’eradicazione della malattia”, scrivono gli esperti, aggiungendo che “l’epidemia sembra avanzare più velocemente delle misure” e “c’è da temere che si diffonda verso est e sud verso la Toscana”.
In Italia la battaglia contro la peste suina africana, che dura ormai da due anni e mezzo, si è trasformata in un disastro: la malattia è arrivata in 157 Comuni sparsi in otto Regioni. Il governo Meloni è riuscito a scontentare tutti: allevatori, industria e ambientalisti. E gli eventi sono precipitati.
Negli ultimi mesi, sono stati riscontrati otto nuovi focolai, sei dal 26 luglio scorso fra Trecase (Novara), Besate e Vernate (Milano), Mortara e Gambolò (Pavia), Ponte dell’olio (Piacenza), a cui si sono aggiunti altri casi.
È accaduto dopo la bocciatura del gruppo di esperti della Commissione europea, l’eu Veterinary Emergency Team, che ha visitato a luglio le zone infette in Italia, redigendo un report nel quale si stronca la strategia del governo, più propenso a seguire il consenso che la scienza.
Gli esperti chiedono un sostanziale cambio di approccio, meno basato sulla caccia e più su monitoraggio e contenimento geografico dei cinghiali. Poco dopo si è dimesso Vincenzo Caputo, il commissario straordinario per la peste suina africana (psa) insediatosi a febbraio 2023.
E proprio in queste ore ci dovrebbe essere la nomina di Giovanni Filippini da parte dei ministri della Salute, Orazio Schillaci e dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida. Da quest’ultimo il comparto suinicolo chiede risposte mai arrivate, dopo due anni durante i quali sono stati compiuti molti errori, mentre l’attenzione del governo Meloni (e del ministro) era concentrata su altro, in primis sulla battaglia contro la carne coltivata.
Nel frattempo, solo negli ultimi mesi sono stati abbattuti 50 mila capi. La peste suina africana è letale per maiali e cinghiali e, anche se innocua per le persone: chi entra in contatto con il virus può diventare vettore di contagio. Secondo l’eu Veterinary Emergency Team “la strategia di controllo della malattia nel Nord Italia va migliorata” dato che “ogni Regione/provincia mette in atto le proprie misure con un coordinamento minimo con i vicini”.
Nel report si sottolineano “il supporto finanziario insufficiente” e i ritardi nella costruzione delle recinzioni, rispetto alle quali “l’epidemia sembra avanzare più velocemente”. Il risultato? Si teme “che la psa si diffonda verso est (a est dell’autostrada A15) e a sud verso la Toscana, se non l’ha già fatto”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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