LA CRISI DEI GIORNALI: DOPO L’UNITA’ ANCHE EUROPA RISCHIA DI SPARIRE
L’EX QUOTIDIANO DELLA MARGHERITA. NONOSTANTE I 30 MILIONI DI FONDI PUBBLICI PRESI IN 10 ANNI, POTREBBE CHIUDERE
“Due giornali di partito sono troppi, non possiamo permetterceli”. Parola di Matteo Renzi, durante l’assemblea nazionale del Pd dello scorso 14 giugno.
La stessa frase oggi ha un suono sinistro: i quotidiani del Partito democratico rischiano di chiudere entrambi. E presto: dopo L’Unità , che è stata messa in liquidazione e potrebbe scomparire dalle edicole già da luglio, ieri anche Europa ha lanciato il grido d’allarme.
Se non interviene nessuno, l’ex giornale della Margherita cesserà le pubblicazioni entro il 30 settembre.
Per tenere sul mercato il quotidiano di Stefano Menichini, in rosso dal primo anno di edizione, non bastano i fondi pubblici per la stampa: Europa ne ha incassati quasi 30 milioni nei suoi primi dieci anni di vita, dal 2003 al 2013.
Ieri il Comitato di redazione ha annunciato battaglia: “Sono irricevibili le comunicazioni della società editrice che ha disposto di avviare le azioni per la chiusura delle pubblicazioni per la fine di settembre (…) Il Cdr si batterà in tutte le sedi per garantire l’uscita del giornale oltre quella data”.
I redattori di Europa sottolineano “l’espresso apprezzamento” da parte dei vertici del Partito democratico “per la qualità del prodotto editoriale e per lo sviluppo online dove, nel corso del 2013 e nella prima parte del 2014, si è registrato un incremento del 300 per cento”.
Un apprezzamento che però non è mai andato oltre una generica promessa d’impegno, come racconta il direttore, Stefano Menichini: “Durante l’ultima direzione del Pd il problema è stato posto in modo chiaro dal presidente del cda di Europa, Enzo Bianco. Si parlava dei debiti de L’Unità , e lui è intervenuto per ricordare che ci siamo anche noi. Quel giorno rispose il tesoriere Francesco Bonifazi, assumendosi l’impegno di cercare una soluzione. Da quel giorno non abbiamo sentito più nessuno”.
Mentre l’Unità ha lanciato un appello che chiama in causa in prima persona il presidente del Consiglio, Europa rimane cauta su Renzi e sul ruolo del Pd.
Nel comunicato del cdr il nome del premier non si legge mai. “Il momento è complicato – spiega ancora Menichini – sappiamo che sono finiti i tempi dei salvatori e non possiamo più sperare che aziende editoriali che non sono in grado di stare in piedi siano tenute in vita dal proprio partito. Ma sappiamo anche che la nostra situazione è diversa da quella dei colleghi dell’Unità . Abbiamo già dato al nostro giornale una struttura agile con 14 articoli 1 e meno di 20 lavoratori, abbiamo attivato da tempo il regime di solidarietà e abbiamo puntato quasi tutto sull’online e sul digitale: per aiutarci ad andare avanti non serve uno sforzo enorme”.
Negli ambienti del Pd è circolata l’idea di riorganizzare l’assetto mediatico del partito, accorpando i due quotidiani in crisi (magari coinvolgendo anche la tv Youdem) e distribuendo “i compiti” tra l’edizione di carta e l’online, ma l’ipotesi è stata accolta con freddezza da entrambe le redazioni.
Ieri il cdr de L’Unità ha pubblicato un comunicato di solidarietà nei confronti dei “cugini” di Europa. In assenza di un intervento esterno, i due giornali rischiano di lasciare per strada circa 100 lavoratori.
Tommaso Rodano
(da “il Fatto Quotidiano”)
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