LA DIGNITA’ DELLA SENATRICE: “MI CACCIANO MA NON MI PENTOâ€
“PROCESSATA PER DUE MINUTI DI INTERVISTA”
Alle nove e mezza di sera Adele Gambaro ha finito le parole.
Stremata dal doppio processo che ha dovuto subire «per due minuti di intervista», prima a Palazzo Madama poi davanti all’assemblea congiunta di deputati e senatori, dice solo di aver apprezzato la solidarietà ricevuta da alcuni colleghi, come Simona Bencini e Maurizio Romani: «I rapporti col gruppo sono buoni, quello non è il problema. Non lo è mai stato».
E sul possibile esito, confessa: «Temo che mi espellano, ho paura che andrà così».
Non vuole commentare oltre.
Non vuole parlare mentre nell’auletta dei gruppi a Montecitorio si sta dibattendo, e decidendo, sulla sua sorte.
Diffonde quel che ha scritto, però. Le parole che ha affidato all’assemblea prima di uscire: «Il mio gesto era volto principalmente a esprimere una riflessione critica nei confronti della linea che il Movimento sta prendendo, rischiando di assumere una forma a mio parere controproducente e dannosa per l’immagine del nostro operato in Parlamento».
E ancora: «Attenderò il giudizio dell’assemblea e lo accetterò rimanendo nelle mie opinioni, con la speranza che il mio gesto possa essere servito a far smuovere il cambiamento verso una linea più democratica».
L’“imputata” Gambaro — che è arrivata alla Camera letteralmente scortata da alcuni senatori che la circondavano perchè nessuno la avvicinasse — ha letto il suo foglietto visibilmente emozionata.
La voce incrinata, le mani tremanti. Poi è uscita, tra gli applausi di chi l’ha sostenuta fino alla fine e i mugugni degli “ortodossi”.
L’atmosfera è tesa. Gli animi si scaldano subito.
Già al momento di decidere se fare la diretta streaming (il no passa per soli 12 voti) i sostenitori della senatrice si fanno sentire: chiedono che vada tutto in Rete, che tutto sia trasparente fino in fondo.
Poi, al momento di decidere se accettare il voto per delega di chi non ha potuto esserci. Si vota che non si può, anche lì volano proteste.
Vito Crimi — che con il nuovo capogruppo Nicola Morra ha deciso la regia dell’intera operazione — chiede che alla fine si scelga una cosa sola: «Dobbiamo decidere se demandare la decisione alla Rete. Nient’altro».
Vuole frenare i difensori della Gambaro. Nessuno può mettere in discussione la “sovranità della Rete”, è questo il ragionamento, e per questo si vorrebbe saltare il “primo grado di giudizio”.
In molti non ci stanno.
«Il regolamento è chiaro ed è on line», diceva già nel pomeriggio la senatrice Maria Mussini. «La regola è sempre stata che vota l’assemblea e che, nel caso di espulsione, ci sia la ratifica della Rete. La nuova proposta mi sembra un bel salto, una forzatura», dice l’ex sfidante di Morra Luis Orellana.
Tancredi Turco si infervora: «Io sono contrario all’espulsione e voglio dirlo chiaro, è su questo che dobbiamo decidere».
Parla anche Walter Rizzetto. Alessio Tacconi legge un documento del suo meet up contrario alla cacciata.
Fanno lo stesso Francesca Businarolo e Ivana Simeoni, «scandalizzata all’idea di aver appreso della proposta di espulsione dal blog».
Gli ortodossi non sono meno agguerriti: Vega Colonnese, Laura Castelli, Alessandro Di Battista, Patrizia Terzoni, sottolineano quanto sia grave aver messo in dubbio l’operato di Beppe Grillo.
E Manlio Di Stefano taglia corto: «Invece di parlare di dissidenti ogni giorno, se c’è qualcuno che dissente, si alzi ora e lo dica. Faccia il suo percorso lontano da noi».
C’è anche chi chiede conto dell’ultima intervista di Paola Pinna, di cui Andrea Colletti si è già premurato di chiedere l’espulsione. «Il movimento deve includere, non escludere», ripeteva senza sosta prima della riunione la senatrice Simona Bencini. E prevedeva: «Se mandano via Adele i prossimi siamo noi, io e Romani che l’abbiamo difesa. A questo voto non si doveva proprio arrivare, è un’assurdità ».
Ci si arriva però, e la scelta di rimandare la decisione alla Rete è la garanzia — per i falchi — che tutto andrà come deve.
Hanno votato come chiesto da Crimi in 79. 42 erano contro, 9 si sono astenuti e alla fine — tra chi non è mai arrivato e chi è uscito prima — in 33 hanno deciso di non votare (i talebani non raggiugono nemeno la maggiotramza dei 163 parlamentari… n.d.r.) .
Adele Gambaro sarà cacciata dal Movimento.
Il desiderio di Beppe Grillo sarà esaudito.
Come sempre.
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)
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