LA FONDAZIONE “GIMBE” SBUGIARDA GIORGIA MELONI: “L’AUMENTO DEL FONDO SANITARIO NAZIONALE IN VALORE ASSOLUTO È UNA ILLUSIONE: LA QUOTA DI PIL DESTINATA ALLA SANITÀ CALA INESORABILMENTE”
“IL FONDO SANITARIO NAZIONALE SCENDE DAL 6,12% DEL 2024 AL 6,05% NEL 2025 E 2026, PER POI PRECIPITARE AL 5,9% DEL 2027”
“Il Disegno di legge sulla Manovra 2025 è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica: le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale (Ssn) in grave affanno. Sono ampiamente insufficienti per finanziare tutte le misure previste dalla Manovra e mancano all’appello priorità rilevanti per la tenuta della sanità pubblica”.
Queste le criticità principali emerse dall’audizione della Fondazione Gimbe presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, dove il presidente Nino Cartabellotta ha invitato a non utilizzare la sanità come terreno di scontro politico ed ha avanzato proposte concrete per il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale.
Per Cartabellotta “emerge chiaramente la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese, segno che il rafforzamento del Ssn e la tutela della salute non sono una priorità nemmeno per l’attuale Governo”.
Infatti, in termini di percentuale di Pil, il Fsn scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026, per poi precipitare al 5,9% nel 2027, al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029. “Questo trend – ha osservato – riflette il continuo disinvestimento dalla sanità pubblica, avviato nel 2012 e perpetrato da tutti i Governi.
L’aumento progressivo del Fsn in valore assoluto, sempre più sbandierato come un grande traguardo, è in realtà una mera illusione: perché la quota di Pil destinata alla sanità cala inesorabilmente, fatta eccezione per gli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione dell’emergenza e il calo del Pil nel 2020 hanno mascherato il problema.
E con la Manovra 2025 si scende addirittura sotto la soglia psicologica del 6%, toccando il minimo storico”. Dall’analisi dettagliata delle misure previste emerge un netto divario con le risorse stanziate. Nel periodo 2025-2030, il costo complessivo delle misure ammonta a 21.365 milioni, a cui vanno aggiunti i rinnovi contrattuali del personale sanitario, non riportati dal testo della Manovra.
Costi che la Fondazione Gimbe ha stimato in 7.649 milioni: 3.618 milioni per il triennio 2025-2027 e 4.031 milioni per il 2028-2030. “Calcolatrice alla mano – spiega Cartabellotta – le misure previste dalla Manovra per il periodo 2025-2030 hanno un impatto complessivo di oltre 29 miliardi, mentre le risorse stanziate ammontano a circa 10,2 miliardi. Con un divario che sfiora i 19 miliardi e un Ssn già in grave affanno, è ovvio che anche le Regioni più virtuose faticheranno a implementare le misure disposte dalla Manovra e dovranno tagliare i servizi e/o aumentare le imposte regionali”.
Dalla Manovra 2025 – ha rilevato Cartabellotta – restano escluse priorità cruciali per la tenuta del Ssn. Innanzitutto, il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l’abolizione del tetto di spesa per il personale e risorse adeguate per restituire attrattività al Ssn, visto che le indennità di specificità sono solo briciole. Mancano inoltre risorse per ridurre/abolire il payback sui dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta, che pesa sempre di più sull’industria del farmac”».
Infine, anche i ‘nuovi’ LEA per le prestazioni specialistiche e protesiche, attesi da ben 8 anni, rischiano di slittare oltre il 1° gennaio 2025, per esiguità delle risorse stanziate. Secondo il report Ocse sulla sostenibilità fiscale dei servizi sanitari, pubblicato nel gennaio 2024, la spesa sanitaria crescerà ‘fisiologicamente’ in media del 2,6% annuo fino al 2040, spinta dal costo crescente di farmaci e tecnologie sanitarie, invecchiamento della popolazione e inflazione.
“Purtroppo – ha spiegato Cartabellotta – gli incrementi previsti dalla Manovra 2025, ben al di sotto di questa soglia, non saranno sufficienti a mantenere il passo, lasciando il nostro Ssn sempre più indietro”. Con il finanziamento assegnato dalla Legge di Bilancio 2025, infatti, dal 2026 ci allontaneremo dal tasso di crescita del 2,6% annuo, accumulando un gap di circa 12 miliardi nel 2030.
Secondo Cartabellotta – il titolo dell’art. 47 ‘Rifinanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard’ e ancor più le modalità con cui vengono presentati gli importi sono fuorvianti: vengono riportati solo gli incrementi cumulativi del Fsn, anziché le risorse aggiunte annualmente, con la relativa rideterminazione del Fsn’. Cartabellotta ha proposto di rinominare l’articolo ”Fabbisogno sanitario nazionale standard” e di esplicitare per ciascun anno sia l’incremento in valore assoluto, sia l’importo rideterminato del Fsn”.
In generale Fondazione ha evidenziato come la crescita del Fsn sia nettamente insufficiente rispetto alle difficoltà della sanità pubblica di garantire in maniera equa il diritto alla tutela della salute. “L’incremento di 2,5 miliardi per il 2025, che porta ‘in dote’ 1,2 miliardi dalla Manovra 2024 – spiega Cartabellotta – aumenta il Fsn a 136,5 miliardi, di fatto solo dell’1% rispetto a quanto già fissato nel 2024″. E negli anni successivi, eccezion fatta per il 2026 (+3%), gli incrementi percentuali del Fsn sono risibili: +0,4% nel 2027, +0,6% nel 2028, +0,7% nel 2029 e +0,8% nel 2030”.
(da agenzie)
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