LA FRANCIA SCEGLIE LA STRADA DEL RIGORE MA A PAGARE SARANNO SOPRATTUTTO I PIU’ RICCHI
LA FINANZIARIA GRAVERA’ IN MISURA MAGGIORE SUI CETI ABBIENTI E AUMENTERA’ I FONDI NEI MINISTERI CHIAVE PER LA RIPRESA: ISTRUZIONE, RICERCA, SANITA’, LAVORO E GIUSTIZIA
Una manovra i cui effetti si faranno sentire duramente in un paese in un certo senso spensierato, cioè poco abituato al rigore.
La pressione fiscale, passata dal 42,1 per cento nel 2009 al 45 per cento nel 2012, salirà l’anno prossimo al 46,2%: la Finanziaria che il governo Ayrault si appresta a varare rischia di accrescere fortemente l’impopolarità di Franà§ois Hollande, malgrado lo sforzo di far pagare soprattutto le classi medio-alte.
Parigi rispetterà l’impegno a riportare il deficit francese al 3 per cento con una manovra da ben 37 miliardi: 7 già previsti dalle misure prese in luglio, 30 che saranno pagati per due terzi da cittadini e imprese, per un terzo dallo Stato, che stringerà (un po’) la cinghia.
Il disavanzo del Tesoro dovrebbe situarsi attorno ai 61-62 miliardi, quello della protezione sociale dovrebbe scendere da 14,7 a 11 miliardi.
Tutto ciò resta però aleatorio: il governo prenderà come punto di riferimento l’ipotesi di una crescita dello 0,8 per cento, giudicata ottimista dagli economisti, che parlano piuttosto di uno striminizito 0,4 per cento. I primi sacrifici, insomma, arrivano, e il 2013 ne porterà probabilmente altri.
Sul fronte della spesa pubblica, le misure non sono molte, tanto che imprenditori ed economisti considerano lo sforzo insufficiente.
Ma è difficile chiedere a un governo socialista, che proprio nel settore pubblico ha la sua base elettorale, di tagliare severamente.
In ogni caso, alcuni perderanno molti crediti : l’Agricoltura (-7,3%), la Cultura (-3,6%), l’Ecologia (-2%), tanto per citarne alcuni, saranno fra i più colpiti.
Vedranno invece crescere le loro dotazioni i dicasteri considerati strategici, come la Pubblica Istruzione, la Ricerca, la Sanità , il Lavoro, la Giustizia.
Le aziende vedranno sparire numerose agevolazioni, a cominciare da quella che esonerava dalle imposte gli interessi passivi.
Ma saranno riviste le regole per l’imposta sulle società , con l’aumento degli acconti e le minori detrazioni per i deficit accumulati: l’insieme delle misure dovrebbe costare alle imprese 9 miliardi.
Quanto ai lavoratori autonomi, vedranno sparire certe agevolazioni sui contributi sociali.
Anche i cittadini pagheranno, soprattutto i più abbienti. Il tradizionale rialzo delle aliquote Irpef in base all’inflazione non sarà più applicato: Fillon lo aveva sospeso, Ayrault conferma il provvedimento.
Questo significa un rialzo automatico delle imposte sul reddito per chi le paga (Oltralpe, solo il 53,5% delle famiglie paga l’Irpef).
Ma c’è molto di più: i redditi da capitale saranno d’ora in poi tassati come il reddito e non più forfettariamente (forse con l’esclusione degli interessi inferiori a 2 mila euro); chi guadagna più di 150mila euro sarà sottoposto a una nuova aliquota del 45% (la massima, finora, era del 41%); sarà introdotta la famosa tassa speciale del 75% sui redditi superiori a un milione di euro, forse limitata al prossimo biennio; le aliquote della patrimoniale, pagata a partire da una fortuna di 1,3 milioni in beni mobiliari e immobiliari, torneranno al livello di due anni fa; le plusvalenze immobiliari saranno tassate di più e in generale tutte le numerose agevolazioni fiscali saranno ridimensionate.
Salvo sorprese, queste saranno le grandi linee della Finanziaria.
E i prossimi anni non saranno più facili per i contribuenti: l’obiettivo è di arrivare al pareggio di bilancio nel 2017 e la pressione fiscale salirà ancora di qualche frazione di punto.
Naturalmente sperando che la crescita finisca prima o poi per rifare capolino e rilanciare un’economia che perde colpi.
Giampiero Martinotti
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