LA FRONDA A DI MAIO CHE RENDE NERVOSO SALVINI
GLI 81 EMENDAMENTI CHE SMONTANO IL DECRETO SICUREZZA SONO TUTTI FIRMATI DALL’ALA GRILLINA DISSIDENTE VICINA A FICO
Ottantuno emendamenti targati M5s.
È il numero che ha fatto infuriare Matteo Salvini quando ha visto smontato uno per uno ogni singolo articolo del suo decreto Sicurezza.
Non si tratta di proposte di modifiche collaterali o di poco conto, bensì qualora venissero approvate crollerebbe il cuore del provvedimento.
La mossa porta in calce, in molti casi, le firme dell’ala grillina che mal sopporta il mood del governo M5s-Lega: Gregorio De Falco, Paola Nugnes, Vanin, Buccarella, Iunio Valerio Romano, Elena Fattori, Virginia La Mura.
Di coloro cioè che talvolta non hanno nascosto le loro critiche anche nei confronti del capo politico e si sentono più vicini, almeno sul tema dell’immigrazione, alle posizioni di Roberto Fico.
I critici cosa chiedono dunque che cambi nelle nuove regole sull’immigrazione tanto care ai leghisti?
Prima di tutto che il permesso di soggiorno possa essere rinnovato per un altro anno, oltre il primo, mentre il decreto, licenziato dal governo, prevede che dopo un anno il permesso di soggiorno debba essere per forza convertito in permesso per motivi di lavoro oppure l’immigrato deve lasciare il Paese.
E poi ancora. Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri mette nero su bianco che il permesso di soggiorno può essere “rinnovabile finchè persistono condizioni di salute di eccezionale gravità “.
Intanto gli M5s chiedono di sostituire “eccezionale” con “particolare” ma soprattutto vogliono che il permesso si rinnovi finchè “il rientro nel Paese di origine comporti un serio rischio di irreparabile pregiudizio alla salute”.
È facile capire che queste proposte di modifica siano indigeribili per Salvini e per la Lega che della restrizione stanno facendo il loro cavallo di battaglia.
Questo tema è finito anche nelle liti tra il leader leghista e Di Maio quando è scoppiato il caso della cosiddetta manina che avrebbe contraffatto il provvedimento. Con il primo che ha accusato i pentastellati di comportasi da opposizione e Di Maio che, a quel punto, ne ha approfittato per cercare una contropartita sul decreto fiscale: “Non è colpa mia se con Salvini non ci siamo confrontati sul dl sicurezza, lui è in campagna elettorale”.
Parole che stridono perchè il provvedimento è stato licenziato settimane fa dal consiglio dei ministri, quindi anche dal vicepremier grillino.
E infatti gli emendamenti non sono frutto di un accordo tra Di Maio e i senatori: “Derivano esclusivamente dal lavoro parlamentare che è diverso da quello del governo, ma lo abbiamo fatto alla luce del sole”, dice il senatore De Falco firmatario di molti di questi.
“Si possono ridurre perchè alcuni si ripetono – garantisce – ma queste modifiche sono necessarie”. Tuttavia nella partita sul dl fiscale il vicepremier M5s avrebbe dato garanzie all’alleato.
A questo punto Di Maio dovrà vedersela con i suoi senatori.
(da “Huffingtonpost”)
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