“LA GENTE SI E’ SVEGLIATA: E’ LA NOSTRA VITTORIA. CI VEDIAMO A SCAMPIA”
LE SARDINE DETERMINANTI: “SIAMO RIUSCITE A FAR SENTIRE LE PERSONE RESPONSABILI PER QUESTO VOTO, OTTENENDO UN EFFETTO MOLTIPLICATORE SULLA PARTECIPAZIONE”
“È la nostra vittoria”, fanno sapere dal casolare in un borgo sull’Appennino appena fuori Bologna, la tana in cui si rifugiano i quattro fondatori delle Sardine. Si riferiscono alla grande partecipazione al voto. Ma, ufficiosamente, lo stacco di Stefano Bonaccini sulla candidata leghista Lucia Borgonzoni fa incassare al movimento anche un secondo risultato.
Effetto trascinamento nelle piazze e poi alle urne, ma anche il rovesciamento della vittoria di Matteo Salvini che, appena 70 giorni fa, era data quasi per inevitabile. Era l’incubo di Mattia Santori, confessato nella notte insonne in cui nacque l’idea della rivoluzione ittica il 14 novembre, “la Lega sei punti sopra”. A tarda notte, le proiezioni ribaltano il risultato.
Già nel pomeriggio, a guardare i dati sull’affluenza, Mattia Santori con i tre amici Giulia Trappoloni, Andrea Garreffa e Roberto Morotti, hanno di che sorridere: “Dal primo giorno il nostro intento era risvegliare le persone e così è stato, si sono sentite responsabili per questo voto, comunque vada”.
Alle undici e mezza, ad urne chiuse, la voce delle Sardine torna collettiva. E muta. Nessun commento sull’esito del voto, ma la narrazione affidata a un post di una “bella favola”, che si risveglia leggenda.
La soddisfazione corre, si è passati dall’inerzia collettiva a una mobilitazione nelle piazze e nelle urne, un crescendo che ha motivato le persone ad andare a votare. La sfida lanciata a Salvini è vinta in Emilia-Romagna, anche se sul fronte anti-populismo la strada appare ancora lunga.
Ci hanno messo la faccia, hanno dato una scossa al civismo e anche qualcosa di più, gli attivisti ittici fai-da-te hanno lavorato molto anche sotto traccia nel rush finale, con un’opera di convincimento porta a porta al voto disgiunto dei grillini delusi, loro coetanei.
Ora incassano il grazie del segretario dem Nicola Zingaretti, ma non si intestano la vittoria politica del centrosinistra. Si fermano prima: “Abbiamo fatto da effetto moltiplicatore sulla partecipazione”.
Di nuovo il post, ad urne chiuse: “Ora chiudiamo il libro e sporchiamoci le mani. Qualsiasi cosa succeda. Ci vediamo a Napoli, Scampia”, ovvero il luogo simbolo scelto per il loro “congresso” nazionale il 14 e 15 marzo.
La lunga notte elettorale si chiude così. Via dalle tv, ora, dopo settimane di una passerella mediatica che li ha sovraesposti: “La nostra responsabilità è pari a quella che si è assunta ogni persona che oggi si è infilata il cappotto ed è andata a fare una croce da protagonista. È tempo di far calare il sipario e lavorare dietro le quinte”.
L’inabissamento delle Sardine. “Non siamo nati per stare sul palcoscenico – dicono – ci siamo saliti perchè era giusto farlo. Ma ora è tempo di tornare a prendere contatto con la realtà e ristabilire le priorità , innanzitutto personali. Se avessimo voluto fare carriera politica l’avremmo già fatto. E invece, prima di tutto, desideriamo tornare ad essere noi stessi, elettori e cittadini, parenti e amici”.
All’orizzonte nessun partito e nessuna candidatura da trattare. “C’è chi dice che siano i gesti folli a cambiare il corso della storia, ma noi preferiamo pensare che siano i gesti ordinari a cambiare il mondo in cui viviamo”.
La foto che accompagna il commento su Facebook è del tuffo nel mare del Papeete di Milano Marittima, la spiaggia cara (ora meno) all’ex ministro dell’Interno, dove i quattro fondatori hanno sfidato il divieto di un bagno collettivo.
La sfida più difficile per le Sardine comincia oggi, la famosa “fase tre” rilanciata più volte da Mattia Santori. Dopo aver risalito la corrente come salmoni, adesso dovranno dare fiato alle branchie. Li aspetta l’assalto del giorno dopo.
E un mese di confronto interno tra le varie anime da Palermo a Torino. Poi Scampia, là dove la politica s’è persa e forse può ricominciare, per darsi una struttura nazionale e un manifesto dei valori
(da “La Repubblica”)
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