LA GERMANIA TORNA LOCOMOTIVA D’EUROPA, IL BAZOOKONE DI FRIEDRICH MERZ DA 1000 MILIARDI PUÒ RISOLLEVARE LE SORTI DELL’ASFITTICA ECONOMIA TEDESCA: LE STIME SONO STATE GIÀ CORRETTE DALLO 0,8% PREVISTO NEL 2025 A UN IPOTETICO 2% NEI PROSSIMI ANNI
MERZ NON HA PERSO TEMPO: LA PROSSIMA SETTIMANA IL BUNDESTAG VOTERÀ LA RIFORMA COSTITUZIONALE PER AGGIRARE IL FRENO AL DEBITO. UN “TRADIMENTO” DEL RIGORE ECONOMICO IDEATO DAL SUO MENTORE, SCHAUBLE, FONDAMENTALE PER NON PARALIZZARE LA GERMANIA…
In meno di un mese, prima ancora di diventare cancelliere, Friedrich Merz ha scardinato tre punti fermi della politica tedesca. Ha votato con l’AfD sulla migrazione. Ha detto che l’Europa si deve rendere autonoma dagli Stati Uniti «passo dopo passo». E ha rotto il tabù del debito, aprendo a un maxi pacchetto di investimenti in difesa e infrastrutture da mille miliardi.
Su tutte e tre le questioni, fino a poco fa Merz aveva idee opposte. Ma se rispetto alla disruption trumpiana può sembrare poca cosa, per l’ordinata politica tedesca questo esordio di Merz è, probabilmente, il più grande sovvertimento degli ultimi decenni.
La svolta sul debito era nell’aria, meno le sue dimensioni. La Cdu per anni ha rifiutato di collaborare con la Spd sul tema. Invece, sono bastati 9 giorni dopo le elezioni per trovare un’intesa.
Un ruolo l’ha avuto il consigliere economico di Olaf Scholz, l’ex banchiere di Goldman Sachs Jörg Kukies, che a sorpresa si è presentato ai negoziati sul nuovo governo. Come consulente, si capisce ora.
1) Tutta la spesa del budget difensivo, se eccede l’1% del Pil, sarà esonerata dal freno del debito. Se per esempio, la Nato decidesse di aumentare le spese per la difesa al 3%, allora il 3%-1%, ossia il 2% del Pil sarebbe esentato (un punto del Pil in Germania sono 44 miliardi)
2) Sarà istituito un fondo speciale per modernizzare l’infrastruttura obsoleta, di 500 miliardi in 10 anni, fuori dal freno del debito
3) Anche i 16 Länder avranno un esenzione dello 0,35% del Pil, oltre 15 miliardi
È una svolta epocale. La Germania di Olaf Scholz era diventata simbolo dell’immobilismo, il Paese del G7 con la minor crescita, incapace di trovare una via d’uscita dalla crisi. Così come ha sorpreso la capacitàdi Cdu e Spd di lavorare insieme.
La Deutsche Bank descrive il maxipacchetto di stimolo come «uno storico cambio di paradigma, tra i maggiori nella storia tedesca del dopoguerra», aggiungendo che la «velocità con cui sta avvenendo e la misura dell’espansione fiscale ricordano la riunificazione tedesca». Si sono corrette le stime per la crescita, dallo 0,8% previsto nel 2025 a un ipotetico 2% nei prossimi anni, secondo l’Istituto di politica macroeconomica.
Friedrich Merz, che si ritiene un uomo coraggioso e ha usato le parole di Mario Draghi «whatever it takes», mostra l’ambizione di rispondere alla sfida del suo tempo. Mette Berlino al centro del riarmo europeo, seppellendo il credo del suo maestro Wolfgang Schäuble e il suo pareggio di bilancio, che negli ultimi anni ha servito male la Germania. Ma forse, professandosi europeista, Merz ha piuttosto in mente anche un altro Schäuble: il vero architetto della riunificazione tedesca agli ordini di Kohl, che dovette disegnare con grande velocità e decisione un Paese nuovo, e imprevisto.
(da Corriere della Sera)
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