LA “GRANDE” MISSIONE LIBICA ALLA FINE SI RIDUCE A UNA SOLA NAVE
FAREMO COME AL SOLITO DA SUPPORTO ALLA GUARDIA COSTIERA LIBICA SENZA ULTERIORI RUOLI O CHIAMATE ALLE ARMI, UNA FARSA
Molto probabilmente si tratterà di una nave sola, una di quelle impegnate nell’operazione Mare Sicuro, già attiva nel Mediterraneo centrale e già finanziata per un costo di 83 milioni di euro per quest’anno.
La missione italiana di supporto alla guardia costiera libica, varata stamane dal consiglio dei ministri e martedì all’esame del Parlamento, non costerà un euro di più, riferiscono ad Huffpost fonti di governo.
Al netto di accordi annunciati e frenati, comunicati che sembrano smentite ma che in realtà sono trovate tattiche, come quello del premier libico Fayez al-Serraj ieri sera, parte la prossima settimana la “nuova” missione italiana in Libia.
Entro martedì, quando le commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato esamineranno la delibera varata oggi dal consiglio dei ministri, l’esecutivo conta di sapere nel dettaglio le richieste dei libici.
Ma a grandi linee nelle acque della Libia con lo scopo di sostenere la guardia costiera locale nella lotta ai trafficanti di esseri umani sarà mandata una delle tre navi al momento attive per Mare Sicuro, l’operazione anti-terrorismo avviata nel 2015 (prevede un massimo di 4 navi, al momento opera con 3).
Paolo Gentiloni non è rimasto sorpreso dalla dichiarazione di al-Serraj che ieri sera tardi sembrava a prima vista smentire l’accordo preso a Roma solo mercoledì scorso. Una mossa a uso interno, l’hanno valutata a Palazzo Chigi, sicuri dell’intesa sull’invio di navi italiane come deterrente per frenare le partenze dalla Libia.
Insomma, il premier del governo di Tripoli ha dovuto frenare per mettere a tacere le polemiche interne e chiarire che non si tratta di una missione di guerra, nè di una intromissione italiana nella sovranità nazionale libica che già sta in piedi a fatica.
Intorno all’ora di pranzo si presenta davanti a telecamere e cronisti per sottolineare che il governo ha deciso “nè più, nè meno di quanto ci è stato chiesto dall’esecutivo di al-Serraj” e la missione varata “non è certo un’iniziativa che si prende contro la sovranità libica”.
Mentre a Roma il consiglio dei ministri è riunito, da Tripoli il ministero degli Esteri diffonde un altro comunicato sull’accordo con l’Italia.
Per specificare che si tratterà di un supporto “solo logistico e tecnico alla guardia costiera libica al fine di aiutare a prevenire il flusso di migranti e la tratta di essere umani e salvare vite”.
La missione prevede che sarà la guardia costiera libica a effettuare salvataggi e riportare i soccorsi sulla terraferma in Libia. La nave italiana sarà lì solo di supporto e controllo. Nessuna novità
Sulla terraferma l’Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) si occuperanno di allestire campi profughi. “Nel rispetto dei diritti umani”, dice Gentiloni. Il resto è affidato alla speranza che questa missione produca un qualche risultato.
E poi c’è il nuovo codice per le ong attive a salvare vite nel Mediterraneo. Codice che però rischia di non introdurre grosse novità . Mentre a Palazzo Chigi il governo vara la delibera sulla Libia, al Viminale si riuniscono i tecnici del ministero degli Interni, degli Esteri e della Guardia Costiera con i rappresentanti di 9 organizzazioni non governative.
Il testo proposto dal ministero viene emendato con i rilievi proposti dalle ong. E lunedì verrà firmato molto probabilmente da tutte le organizzazioni. Dunque in teoria a nessuna di loro verrà impedito l’accesso ai porti italiani. Ma c’è un nodo ancora da sciogliere.
Le ong hanno accettato di accogliere poliziotti a bordo ma hanno chiesto che non siano armati. Un punto formalmente accolto all’incontro di oggi.
(da “Huffingtonpost”)
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