LA LEOPOLDA COSTA 290.000 EURO, PRIVACY SULLE DONAZIONI
KERMESSE E SEGRETI… MOLTI POTERI FORTI E LA META’ DEI FINANZIATORI RESTA SEGRETATO
Luci, musica, video: gli effetti speciali della quinta Leopolda rappresentano la voce più cara della kermesse.
Alle casse della fondazione costeranno 70 mila euro, Iva esclusa.
Per rendere l’idea: più di tre volte l’affitto della stazione fiorentina che ammonta a 20 mila euro, sempre Iva esclusa, e il doppio del catering: 30 mila, al solito, più Iva. Catering che dovrebbe agevolmente ripagarsi da solo: affidato alla Gerist, solo ieri sera ha apparecchiato quasi 1500 coperti a 10 euro a testa minimo.
Oggi si raddoppia, pranzo e cena.
Sei milaeuro sono destinati per sedie e tavoli, altrettanti per la sicurezza e l’assicurazione contro eventuali infortuni. “Il totale dei preventivi a oggi, Iva esclusa, è di circa 290 mila euro. Dico circa perchè ho ancora in corso le negoziazioni con alcuni fornitori”.
Alberto Bianchi, contattato dal Fatto Quotidiano, gentilmente fornisce alcuni dati sui reali costi della quinta kermesse renziana, la prima governativa.
Bianchi, oltre a essere l’avvocato del premier e del fidato Marco Carrai, nonchè consigliere di Enel nominato dall’esecutivo made in Florence, è anche il tesoriere della fondazione Open.
E lo è stato anche della Big Bang e, negli anni precedenti all’era della trasparenza arrivata nel 2012, della associazione Festina Lente che, insieme alla Link, dal 2007 in poi ha finanziato l’ascesa renziana
A oggi, dei 3 milioni raccolti si conosce il nome di quanti hanno finanziato poco più della metà dell’importo.
Sapere chi nello specifico pagherà la Leopolda è dunque impossibile. “Usiamo i fondi raccolti dalla Open”, spiega al Fatto l’avvocato Bianchi.
E l’esborso sarà in parte coperto “con quanto viene donato in questi tre giorni anche attraverso Paypal”. E altre nuove possibili elargizioni dirette alla fondazione.
A oggi, tra i maggiori sponsor, figura David Serra che, assieme alla moglie Anna Barasi, ha versato complessivamente 175.000 euro dal 2012 a oggi.
Serra, oltre a essere amico di Carrai, è soprattutto il finanziere del fondo Algebris, in cui la Fondazione cassa di Risparmio di Firenze ha investito 11 milioni di euro nel 2012 poi confermato nel 2013.
L’ente Crt in quel periodo è presieduta da Jacopo Mazzei e tra i consiglieri annovera anche l’amico Carrai.
Mazzei è consuocero di Paolo Scaroni: nel novembre 2012 sua figlia Violante si è sposata con Bruno Scaroni, figlio dell’allora amministratore delegato dell’Eni, in cui poi entrerà il fidato Marco Seracini.
Anche Mazzei appare tra i finanziatori della fondazione Big bang, ma solo per il primo anno, con 10.000 euro.
Tra i benefattori della Open figura anche Guido Ghisolfi, vicepresidente della Mossi&Ghisolfi di Tortona, contribuisce con 125.000 euro.
Gli altri finanziatori sono meno generosi.
Il munifico Alfredo Romeo, arrestato nel 2009 per turbativa d’asta, condannato in primo grado a tre anni per corruzione, e candidato dal governo Renzi per guidare l’agenzia per la riscossione dei tributi dello Stato, versa 60.000.
Si dimostra generoso anche l’ex presidente della Fiat Paolo Fresco, che con la moglie Marie Edmèe Jacquelin versa 50.000 euro.
Altri 20.000 arrivano da Simon Fiduciaria della famiglia di Franzo Grande Stevens. Dalla Karat Srl dei fratelli Bassilichi arrivano 25.000 euro.
Poi c’è una sfilza di soggetti che hanno donato 10.000 euro ciascuno: Carlo Micheli, consigliere di Banca Leonardo e figlio del finanziere Francesco; la Eva Energie Spa dell’ex presidente dell’Enel Chicco Testa, la società israeliana Telit Communications di Oozi Cats; Fabrizio Landi, amministratore della società Esaote e dalla Sinefin del gruppo Giannanti di Pisa, nominato dal Governo nel cda di Finmeccanica. E molti altri.
Secondo Sel, che ieri ha presentato una interrogazione ai ministri di Finanza, Interno e sviluppo economico ora che Renzi è premier potrebbe figurarsi qualche conflitto di interessi.
Ma già la procura di Firenze a febbraio ha aperto un fascicolo sui finanziamenti a seguito di un’inchiesta realizzata dal Fatto proprio sui fondi.
Da allora, tra i finanziatori, si sono aggiunti molti parlamentari democratici folgorati sulla strada per Roma: 35.
Dal tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, all’europarlamentare Simona Bonafè, poi il sindaco ereditiere di Firenze Dario Nardella, Matteo Biffoni, primo cittadino a Prato. Ancora: Ernesto Carbone, che a Roma guida una Smart del 2001 pagata un euro, ha versato alla fondazione Open 12.000 euro.
David Ermini, Michele Anzaldi 10.400 ciascuno, mentre Luca Lotti e Dario Parrini hanno contribuito con 9600 euro a testa.
C’è poi la Maria Elena Boschi che ha versato 8.800 euro. 6.800 invece li ha versati l’emergente Edoardo Fanucci che alla Leopolda si è conquistato un posto sul palco.
Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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