LA MORATTI DESIGNA COME VICE IL LEGHISTA CASTELLI, FA FUORI SALVINI SU INDICAZIONE DI BOSSI E NELLA LEGA SCOPPIA LA POLEMICA
CASTELLI NON CI STA: “IL POSTO SPETTA A SALVINI, SPERO NON SIA UN MODO PER SBOLOGNARMI DAL GOVERNO”…IN OGNI CASO IL PROBLEMA NON SI PORRA’: LA MORATTI NON SARA’ PIU’ SINDACO DI MILANO
Roberto Castelli sarà vicesindaco di Milano nel caso in cui la coalizione di centrodestra dovesse vincere le elezioni.
Lo ha annunciato la stessa Letizia Moratti, inserendo il suo nome in una rosa di «big» – tra gli altri il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi; il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero; e il filosofo Paolo Del Debbio – che andrebbero a dare manforte all’amministrazione di Palazzo Marino in caso di successo elettorale.
Ma la notizia lascia alquanto perplesso il diretto interessato.
Nonostante la scelta sia stata avallata da Umberto Bossi in persona («E’ stato lui a dirmelo al telefono»), la decisione comunicata nell’ultimo giorno di campagna elettorale dalla portacolori del centrodestra lascia più che tiepido il viceministro ai Trasporti.
Che, anzi, in un’intervista al Messaggero mette le mani avanti: «Vicesindaco non può che essere Salvini, per quanto mi riguarda. Dopo tutto il lavoro che Matteo ha fatto, quel posto tocca a lui. Io mi sono messo, come al solito, a disposizione della Lega e basta».
Parole, quelle di Castelli, che rendono onore all’uomo simbolo del Carroccio a Milano, ma che forse non sono sufficienti a minimizzare lo scavalcamento deciso dalla Moratti, forse da intendere come il segnale dei difficili rapporti che ultimamente intercorrono tra il sindaco uscente e il partito alleato.
Dal canto suo, Salvini sembra non scomporsi troppo: «Da martedì io comunque tornerò nel mio ufficio a lavorare, con quale ruolo lo decideranno i milanesi domenica e lunedì. Noi siamo contenti della nostra campagna elettorale e ringraziano i 57mila milanesi che ci hanno votato due settimane fa».
Da mesi Salvini, che è anche eurodeputato, era stato accreditato come possibile vicesindaco in caso di vittoria del centrodestra.
E la contesa sembrava essere soprattutto con l’attuale numero due della giunta milanese, Riccardo De Corato, ex An e ora Pdl.
Proprio la corsa tra loro due era stato uno dei leit motiv delle analisi scaturite dai risultati del secondo turno, con De Corato che si era molto prodigato nel far rilevare come il maggior numero di preferenze raccolte dal leghista fosse legato al fatto di essere stato capolista del suo partito mentre il Pdl aveva messo davanti a tutti Berlusconi, che pur raccogliendo meno di cinque anni fa ha fatto incetta di voti polisti.
E Salvini aveva più volte evidenziato che se il sindaco è in quota al Pdl alla Lega, principale alleato, la poltrona di vice sarebbe spettata in automatico. Così è stato, ma a sorpresa,è uscito il nome di Castelli, che a Milano non era neppure in lizza e che non è neppure milanese (la Moratti ha subito precisato di averlo scelto perchè «ha competenze») .
E che, sempre nell’intervista al quotidiano romano, si augura che la sua designazione sia il segno di un impegno reale della Lega a favore della Moratti e non piuttosto «un espediente per sbolognarmi dal governo», perchè «anche se non c’è un’incompatibilità per legge, di certo c’è un incompatibilità reale assoluta» visto l’impegno richiesto da un ruolo nella giunta di una città come Milano.
Sul clima freddo tra gli alleati del centrodestra interviene anche Libero, quotidiano da sempre vicino alle posizioni del Pdl: «Umberto Bossi non si è fatto neanche vedere. Il Senatur doveva visitare due mercati ieri a Milano, ma a causa di un temporale ha dato buca alla Moratti per la seconda volta in pochi giorni.
Anche Roberto Castelli ha dato forfait.
Il viceministro sarà il nominato vicesindaco in caso di vittoria del centro destra. Eppure non è passato neanche per ringraziare.
Matteo Salvini, invece, sta facendo di tutto per far capire che, tutto sommato, una sconfitta non sarebbe poi un cataclisma, che all’opposizione non si muore».
Per Libero, tuttavia, Salvini non è stato scavalcato: «Pare – scrive il quotidiano di Belpietro e Feltri – che vista la situazione abbia preferito evitare di bruciarsi. La Lega sembra aver già abbandonato Milano. Nessuno dei big del Carroccio ha scelto la più importante delle città del Nord per chiudere la campagna elettorale, con l’eccezione di Roberto Calderoli».
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