LA PATRIMONIALE DEL DUO RENZI E PADOAN: DAL 1 LUGLIO LA STANGATA SUI RISPARMI DEGLI ITALIANI
IN TRE ANNI SI SONO MOLTIPLICATE LE TASSE SUI RISPARMI: TUTTE INSIEME FANNO PENSARE A UNA PATRIMONIALE
Non è ancora una patrimoniale: quella parola è tabù, da non pronunciare mai per un politico italiano.
Eppure, dopo la moltiplicazione dei bolli di metà 2011 sui depositi titoli (governo Berlusconi), gli aumenti di aliquote dal 12,5 al 20% di gennaio 2012 su titoli, fondi e conti di deposito (governo Monti), gli aumenti dei bolli dallo 0,15 allo 0,20% a gennaio (governo Letta), la nuova norma del governo Renzi dal 1° luglio innalza dal 20 al 26% la tassazione sul risparmio amministrato e i conti di deposito.
Sommando tutto, a una patrimoniale ci siamo quasi.
Non è detto che sia un male: anni di crisi hanno ampliato le disparità sociali, specie in Italia dove il mondo del lavoro ha ceduto prestigio e potere di acquisto, rispetto a quello sempre verde delle rendite.
Il problema è che il fisco domestico, che marcia a un ritmo di una nuova norma alla settimana, ancora una volta fa molto per complicare la vita al contribuente, quanto meno alla parte di italiani che le tasse le vuole o le deve pagare.
Milioni di risparmiatori dovranno presto mettersi a studiare, con i loro consulenti, per affrontare la situazione plusvalenze e minusvalenze dei loro portafogli, e scegliere fra tre diverse opzioni.
La prima, che purtroppo dovrebbe essere la più diffusa tra chi non verrà a capo della sfida burocratica, sarà di non fare nulla, e intestarsi così un aumento di tassazione retroattivo, al 26%, sulle plusvalenze latenti.
La seconda si chiama opzione di affrancamento, ed è una vendita figurativa a carico degli intermediari contemplata nei cambi di regime fiscale, con il difetto di applicarsi all’intero portafoglio titoli (anche a quelli che producono minusvalenze latenti, e che invece converrebbe rinviare nel tempo, per compensare meglio, domani, l’aumento di carico fiscale sui guadagni).
La terza via è invece vendere determinati titoli, fare i conti con il fisco al 20% e ricomprarli dopo il 1° luglio: ma in tal caso la convenienza c’è solo con costi di transazione inferiori al 6% delle minusvalenze teoriche.
Se il lettore si è perso, non tema: la normativa sta mettendo alla prova anche gestori e tributaristi italiani, che pure hanno visto molto.
Ma è importante districarsi, per evitare due spiacevoli situazioni: lo scatto automatico e retroattivo dell’aliquota nuova sui guadagni passati, o la necessità di pagare pronta cassa una plusvalenza che non si pensava di realizzare ora ma che in un futuro andrà spartita maggiormente con lo Stato.
(da “La Repubblica”)
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