LA RESA DEI CONTI TRA MELONI E GLI ALLEATI
CORDONE SANITARIO ATTORNO A BERLUSCONI
Ora o mai più. Giorgia Meloni intende chiudere una volta per tutti i conti con Silvio Berlusconi. E farlo adesso che il voto regionale ha premiato Fratelli d’Italia e colpito duramente Forza Italia. Vuole costruire un cordone sanitario attorno all’anziano leader. Emarginando i falchi di Arcore, premiando Antonio Tajani. Progetta di trattare quasi esclusivamente con il ministro degli Esteri, affidandogli il compito di convincere dolcemente il fondatore a tirarsi fuori dalla mischia. In cambio, promette un’uscita di scena soft. Proprio ieri, Palazzo Chigi ha clamorosamente chiesto all’avvocatura dello Stato di revocare la costituzione di parte civile nel processo ‘Ruby ter’ a carico, fra gli altri, proprio di Berlusconi. E lo ha fatto a scrutinio ancora aperto, con un messaggio politico sfacciato destinato all’alleato, ma anche agli avversari politici.
Bastone e carota, questa è la tattica da adottare con Berlusconi. Ma nello stesso tempo, la leader non intende più tollerare parole come quelle pronunciate dal Cavaliere su Volodymyr Zelensky e i suoi brindisi con la vodka di Putin. “Sono stufa di queste sciocchezze – è il senso dei suoi ragionamenti, consegnati ai fedelissimi – servono solo a danneggiarmi”. Un grave incidente diplomatico che ha messo addirittura a rischio la missione a Kiev. Doveva svolgersi tra il 21 e il 22 febbraio, nelle stesse ore in cui Joe Biden si recherà in Polonia. L’ira degli ucraini ha complicato i piani. E adesso, per non sporcare il grande successo elettorale, Meloni ha dato ordine ai suoi diplomatici di rimediare al gigantesco pasticcio: “Per come si è messa, non possiamo più rimandare”.
Vittoria doveva essere, vittoria è stata. Larga, piena. E senza neanche mortificare troppo i partner di maggioranza. La Lega, in particolare, ha tenuto. Reggendo in Lombardia, Salvini salva la poltrona di segretario. “Matteo è stato serio e leale – ammette in privato la leader – ed è stato premiato”. Non è soltanto sfoggio di misericordia verso il partner, quello di Meloni. È voglia di circondare ancora di più Berlusconi, sfilandogli definitivamente la sponda salviniana. Non è detto che ci riesca.
Adesso che il leghista non deve affrontare sfide elettorali di peso per quindici mesi – e che ha salvato la poltrona, nonostante sondaggi foschi in Lombardia – potrebbe giocare una partita più aggressiva in vista delle Europee.
Ma la lente di Meloni è puntata, come detto, su Berlusconi. Sfrutterà tutto, anche l’interpretazione dei dati di Forza Italia nelle due regioni: 7,4% in Lombardia – culla e motore degli azzurri – 7,4% nel Lazio di Tajani. La presidente del Consiglio farà pesare il risultato per mettere all’angolo i berlusconiani lombardi e accrescere ancora il peso del ministro degli Esteri nel governo. “Con Antonio lavoro benissimo”. È un’operazione spregiudicata, ma necessaria. Da portare avanti adesso, visto che anche nel Ppe cresce il fastidio per l’ex premier. “Farneticazioni di un vecchio che dovrebbe andare in pensione”, le ha definite ieri l’eurodeputato estone del Ppe Riho Terras. A Palazzo Chigi, d’altra parte, nessuno dimentica che prima delle elezioni trapelarono notizie dei contatti tra il Cavaliere e l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov.
Per tutte queste ragioni, il viaggio di Meloni a Kiev è diventato fondamentale. Più volte annunciato, più volte rinviato, gestito in modo poco ordinato. Ora la leader ha deciso: fare di tutto per rispettare l’impegno e recarsi da Zelensky prima dell’anniversario dell’invasione, che cade il 24 febbraio. Ma anche a causa della freddezza degli ucraini, non è detto che riesca a rispettare la promessa.
Di certo, farà pesare la vittoria sul dossier del Pnrr: giovedì in Consiglio dei ministri approderà il decreto che mette mano alla governance del Piano. Ma non basta. Meloni sfrutterà l’onda lunga elettorale anche e soprattutto per ribaltare gli equilibri in Rai. I quadri intermedi di Fratelli d’Italia continuano a bombardare la leader, chiedendole di intervenire con il machete sulla televisione pubblica. Non è quello che auspica il Colle, che da sempre consiglia alla leader calma ed equilibrio, soprattutto nella gestione delle vittorie. Meloni, però, ha promesso ai suoi di pazientare ancora un attimo, perché qualcosa di forte farà. Presto. Nel mirino c’è Carlo Fuortes.
(da La Repubblica)
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