LA RIVOLTA NEL SEGRETO DELL’URNA E UN MONDO CHE HA SEMPRE DI PIU’ UN PROBLEMA
DILAGA IL POPULISMO MA SENZA DARE SOSTANZA ALLA SPERANZA… COME TRASFORMARE L’ANGOSCIA IN SOGNO
Qualche giorno fa, in un brevissimo post relativo alla Presidenziali Usa 2016, scrissi che questa volta, chiunque avesse vinto (tra Trump e Clinton), il mondo avrebbe avuto (comunque) un problema.
Lo pensavo “ieri”. Lo penso ancor di più oggi… Ma questa è soltanto la “premessa minore”..
Cosa “ci aspetterà ” nel prossimo futuro è difficile stabilrlo. Non sarà un “futuro semplice”, però.
Lungi dal volermi avventurare nei sentieri perigliosi di una fantomatica sfera di cristallo, nell’immediato un dato mi appare dirompente, così dirompente da non lasciare spazio a nessunissima forma di immaginazione…
La vittoria di Trump è la vittoria dell’ “altra America”, quella del “popolo della rivolta”. Quella del popolo che, sebbene – in buona parte – avesse variamente dichiarato che non lo avrebbe mai votato (in alcuni casi, si era finanche “preoccupato” di precisare che, caso contrario, se ne sarebbe addirittura vergognato) alla fin fine, nel segreto della cabina elettorale, ha ceduto a quel crescente senso di rabbia, a quell’angoscia devastante, a quella spinta ribelle nei confronti di un sistema che gli sembrava sempre più distante, lontano, troppo elitario e drammaticamente insensibile rispetto alle angosce della collettività .
Il populismo non va schernito puramente e semplicemente. Bisogna cercare di comprenderne le ragioni. Seguirne il “senso” (anche quello illogico, nel caso): stigmatizzarlo senza approfondire, è errore molto grave.
Negli ultimi mesi, due eventi elettorali specifici hanno condotto a risultati che sembravano inverosimili: interrogarsi, riflettere e concepire “soluzioni” all’altezza della storia, per quanto sia sfida ardua, è cosa oltremodo doverosa…
Il 4 dicembre nel nostro Paese si voterà per il referendum: siamo davvero così convinti che il NO vincerà a mani basse?
Chi vuole fare politica, chi vuole comunicare, chi vuole appassionare, non soltanto deve avere un sogno, ma deve saperlo anche trasmettere, e la cosa viene sistematicamente “dimenticata”
Per usare l’espressione di un carissimo amico, il nostro Paese è molto arrangiato.
Al populismo dilagante ci siamo arrivati già da tempo. La classe politica ha realmente intenzione di mettersi in gioco o vuole continuare a fare (soltanto) imperitura accademia?
In un vecchio film di Alberto Sordi, un padre, nel parlare col proprio figlio, ad un certo punto gli dice di non paura di affrontare la folla, perchè “la folla è femmina: vuole essere fottuta!” Frase forte. Molto forte. Anche molto offensiva nei confronti delle donne.
Reca in sè una piccola variante “sul tema”: i tempi sono cambiati. La “folla” vuole partecipare… Quindi, che si fa?
Si andrà avanti col “Pinturicchio di prima maniera” (come nel famigerato film di Totò, “la banda degli onesti”) o si proverà a disegnare il futuro stando tra la gente?
Questo dilemma è ricorrente anche se non sempre lo si coglie fino in fondo.
Stare tra la gente (e con la gente) vuol dire anche percorre sentieri angusti; sentire l’odore dirompetente della sofferenza; prendere coscienza dell’angoscia e placarla, trasformarla in sogno; darle la sostanza della speranza…
Mi rendo conto che “è tanta rob(b)a”.
Volere è potere, però, e la storia continua a chiamare.
Salvatore Castello
Right BLU – la Destra Liberale
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