LA SOLITUDINE DI MARONI: I RAPPORTI CON TUTTI I VECCHI COLLEGHI DI PARTITO SI ERANO AZZERATI
NONOSTANTE LA MALATTIA, NESSUNO CHE SI FACESSE VIVO. UNICA ECCEZIONE, IL GOVERNATORE LOMBARDO ATTILIO FONTANA… IL SILENZIO DI BOSSI, IL LAPSUS DI GIORGETTI.. I FAMILIARI HANNO RIFIUTATO LA CAMERA ARDENTE IN PREFETTURA
Saranno in tanti, venerdì mattina, ai funerali di Roberto Maroni nella basilica varesina di San Vittore. Tante persone comuni, probabilmente: passeggiare con lui nel centro della sua città era complicato, a ogni metro qualcuno lo fermava per salutarlo. Ci saranno tanti politici, con ogni probabilità anche la premier Giorgia Meloni: «L’ho considerato una delle persone più capaci che abbia incontrato nella mia vita, era un amico, una persona che a questa nazione ha dato tanto». E ci saranno certamente tanti leghisti. Quelli che lui non vedeva e non sentiva più. Dopo che nel 2018 aveva rinunciato a ricandidarsi alla guida della Lombardia, i rapporti con tutti i vecchi colleghi di partito si erano azzerati.
Nonostante la malattia, nessuno che si facesse vivo. Unica eccezione, il governatore lombardo Attilio Fontana. Ma per lui, l’amarezza per l’atteggiamento di tanti ex amici del partito che aveva contribuito a fondare, c’era.
Certo, non sarà per questo che la famiglia, che ha ricevuto il cordoglio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha declinato l’offerta di Matteo Piantedosi di allestire la camera ardente presso la prefettura di Varese; si trattava di un omaggio all’uomo delle istituzioni, nulla a che vedere con il partito.
Fatto sta che la camera ardente è stata allestita alla casa funeraria Isella. Nel dolore feroce della perdita, qualsiasi dimensione pubblica potrebbe essere apparsa futile. E così, venerdì mattina ci sarà nella basilica di Varese il funerale. Ma la famiglia – la moglie Emilia Macchi, la figlia Chelo con i fratelli Filippo e Fabrizio – ha scelto di riunirsi più tardi, da soli. Avevano salutato la scomparsa del loro congiunto con alcuni versi di Emily Dickinson.
Se pesa il silenzio di Umberto Bossi, Matteo Salvini ha salutato il suo vecchio mentore con un tweet: «Grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre». Mentre Giancarlo Giorgetti è incorso in un lapsus. Presentando la manovra: «Abbiamo fatto, come ha detto il presidente Maroni, una scelta politica».
Ma concludendo, ha esplicitamente dedicato «un pensiero a Bobo, perché entra una norma sua». A Silvio Berlusconi «mancheranno la sua lucidità e la visione politica, il suo incommensurabile attaccamento alla Lombardia». «Colpito nel profondo» il presidente del Senato Ignazio La Russa, per quello della Camera Lorenzo Fontana Maroni è stato «un modello di buona amministrazione e governo». Larghissimo anche il cordoglio nell’opposizione.
Enrico Letta ha ricordato i «tanti confronti. Sempre pieni di rispetto e di sostanza», il commissario Ue Paolo Gentiloni ha parlato di «leghista appassionato». Matteo Renzi: «È stato bello essere avversari ma collaborare sempre».
(da agenzie)
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