LA STRANIERI SPA VALE COME LA FIAT: IL PIL DEGLI IMMIGRATI VALE 127 MILIARDI
GLI IMMIGRATI SONO UNA RISORSA: DAI 5 MILIONI DI STRANIERI ARRIVANO 7 MILIARDI DI IRPEF E 11 DI CONTRIBUTI PREVIDENZIALI PAGANO DI FATTO 640.000 PENSIONI
Gli immigrati battono la Fiat, o quasi. Il Pil prodotto dagli stranieri nel nostro Paese infatti è pari a 127 miliardi di euro, di poco inferiore al fatturato (136 miliardi, per altro sbilanciati verso gli Usa) del grande gruppo automobilistico. Non solo.
Se fossero un’azienda, i “nuovi italiani” sarebbero la 25esima impresa più grande del mondo.
E ancora: il pianeta immigrazione produce 11 miliardi di contributi previdenziali ogni anno, 7 miliardi di Irpef e pesa per il 2% sulla spesa pubblica italiana.
Questa è la fotografia scattata dalla Fondazione Leone Moressa nel suo Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione.
Nel nostro Paese al 1 gennaio 2016 vivono oltre 5 milioni di stranieri, ovvero l’8,3% della popolazione totale.
Per lo più giovani: nel 2015, gli italiani in età lavorativa rappresentano il 63,2%, mentre tra gli stranieri la quota raggiunge il 78,1%.
Gli anziani, invece, sono il 23,4% tra gli italiani e solo il 3% tra gli immigrati. Importante il loro peso economico.
Per capirne l’ordine di grandezza, i ricercatori della Moressa ricorrono a un “gioco”: il Pil prodotto dagli stranieri nel 2015 è di 127 miliardi (8,8% del Pil nazionale), di poco inferiore al fatturato del gruppo FCA (pari a 136 miliardi).
Da dove proviene questa ricchezza?
Oltre la metà del “Pil dell’immigrazione” deriva dal settore dei servizi (50,7%), ma l’incidenza maggiore si registra nella ristorazione dove gli stranieri producono il 19% della ricchezza complessiva.
Esiste però un problema di produttività : il Pil degli immigrati in Italia è di poco superiore a quello del comparto tedesco della fabbricazione di veicoli.
Tuttavia, mentre in questo caso la produttività per occupato supera i 135mila euro, nel caso degli stranieri è di poco superiore ai 50mila.
Come si spiega? Il 47% degli immigrati è occupato (contro il 36% della popolazione italiana), ma nella maggior parte dei casi (66%) si tratta di lavori a bassa qualifica. Questo si traduce in differenze di stipendio e reddito molto alte.
Solo di Irpef la differenza procapite tra italiani e stranieri è di 2 mila euro. Non solo. Nel 2015 le famiglie con almeno un componente straniero al di sotto della soglia di povertà erano il 38%, contro il 6% delle famiglie totali.
Confronto occupazionale italiani e stranieri Italiani Stranieri
Occupati (15 ed oltre) 20.105.688 2.359.06
Incidenza occupati su popolazione totale 36,0% 47,0%
Tasso di occupazione (15-64 anni) 56,0 58
Percentuale di occupati a bassa qualifica 30,8% 66,0
Titolo di studio medio-elevato* occupati 69,3% 55,2%
*Diploma superiore/laurea – Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat
Il rapporto si sofferma poi sui benefici economici dell’immigrazione.
Essendo prevalentemente in età lavorativa, gli stranieri sono soprattutto contribuenti: nel 2014 i loro contributi previdenziali hanno raggiunto quota 10,9 miliardi e “si può calcolare che equivalgono a 640mila pensioni italiane”.
A questo va aggiunto il gettito Irpef complessivo versato dagli immigrati (l’8,7% del totale dei contribuenti) pari a 6,8 miliardi.
Molti tra loro poi fanno impresa: nel 2015 si contano 656mila imprenditori immigrati (principalmente da Marocco, Cina e Romania) e 550mila imprese a conduzione straniera (il 9,1% del totale).
Significativo il trend degli ultimi anni (dal 2011 al 2015): mentre le imprese condotte da italiani sono diminuite del 2,6%, quelle di immigrati hanno registrato un incremento del 21,3%.
Infine i costi. L’Italia è il Paese europeo che spende di più per le pensioni: quasi il 17% del Pil (270 miliardi). Ma oggi gli extracomunitari pensionati sono circa 71mila e i comunitari dell’Europa dell’Est circa 25mila. Quindi i pensionati stranieri sono solo 100mila mentre i pensionati totali oltre 16 milioni.
I settori in cui la spesa per l’immigrazione è più rilevante sono quelli del welfare e della sicurezza.
I ricercatori della Moressa calcolano comunque che “il costo degli stranieri sia inferiore al 2% della spesa pubblica”.
(da “La Repubblica”)
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