LA SVOLTA DELLE 4 DEL MATTINO
AUTOSTRADE, DALLA ROTTURA SFIORATA ALL’ACCORDO IN EXTREMIS… ORA TUTTI SODDISFATTI PER NASCONDERE LE FERITE
Alle quattro del mattino arriva il punto di svolta. Sul tavolo del Consiglio dei ministri piomba la quarta lettera di Autostrade, quella che permette di chiudere l’accordo alle prime luci del giorno.
E quando ormai la maggioranza è arrivata allo stremo delle forze, quasi in frantumi. Poche ore dopo tutti i partiti cantano vittoria, chi per un motivo e chi per un altro.
Si dicono tutti soddisfatti, obiettivo nascondere le ferite, ma nella lunghissima notte sono volate parole grosse, alcuni rapporti all’interno del Governo e dentro i partiti si sono lacerati.
È altissima la tensione tra il premier Giuseppe Conte e il ministro dem Paola De Micheli, sia tra i dem sia tra i grillini c’è chi ne chiede le dimissioni.
Frizioni, poi rientrate, tra il presidente del Consiglio e Luigi Di Maio. E c’è una spaccatura all’interno del Pd. Qualcuno avrebbe preferito una linea più morbida nei confronti di Autostrade e accusa gli altri di aver abdicato al grillismo. “Non possiamo passare per il partito dei Benetton. Risulteremmo impopolari”, era infatti il mood attribuito al segretario Zingaretti.
La prima immagine in Consiglio dei ministri è il Consiglio dei ministri sospeso. Giuseppe Conte si chiude in stanza da solo con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Davanti a loro la prima lettera di Autostrade, quella che il premier boccia, quella a cui per tutto il giorno aveva lavorato il titolare del Mef. Paola De Micheli, il ministro che dovrebbe tenere in mano in dossier resta fuori dalla porta, accusata di aver tenuto una linea troppo morbida con Autostrade. E questo è il primo strappo.
Solo in un secondo momento le è permesso di entrare e partecipare al colloquio. Nel frattempo il Movimento 5Stelle ha già bocciato la proposta e teme che il presidente del Consiglio sia pronto a cedere a un’intesa per nulla soddisfacente. “Così andiamo tutti a casa, non reggiamo queste condizioni. In questo modo i Benetton resterebbero in Autostrade per almeno un anno, impensabile”, è il presupposto da cui partono i pentastellati e non sono disposti a indietreggiare. Lo stesso Di Maio si sfoga dicendo che non erano questi i patti.
Il premier tratta a oltranza. Nel frattempo i grillini sono costretti ad abbandonare l’idea di non intavolare nè ora e nè mai un negoziato con Aspi. Il negoziato c’è e va avanti per tutta la notte. “I Benetton non devono sedere nel Consiglio di amministrazione”, l’altro punto fermo fissato dai 5 Stelle e fatto presente a Conte. Benetton scende al 10%. I più pragmatici, i governisti, anche Luigi Di Maio, si dicono soddisfatti, pur non potendo vantare la parola “revoca” tanto sbandierata.
“La revoca l’abbiamo usata come arma di ricatto”, diranno più tardi, quasi a volersi giustificare agli occhi dell’ala più ortodossa. Perchè in fondo, nonostante le minacce, nessuno voleva far cadere il Governo su Autostrade.
Come lo stesso Pd ha più volte ribadito in questi giorni consapevole, come andava dicendo Dario Franceschini, che “la revoca era impossibile” e dannosa per le casse dello Stato. Sulla linea del capo delegazione c’è la ministra Paola De Micheli, una linea più morbida era quella portata dal titolare del Tesoro e bocciata a muso duro dal premier.
Lo scontro Conte-Gualtieri c’è stato e sarebbe potuto diventare la vera mina su cui rischiava di saltare il Governo. Ma adesso l’esecutivo cerca di mostrare una sorta d’armonia, chissà se solo di facciata, ma la bonaccia non è detto affatto che duri.
(da agenzie)
Leave a Reply