LA TENTAZIONE DEI DISSIDENTI DEM: IL VOTO SEGRETO SULL’ART. 57
LE TRUPPE SCHIERATE, MA SONO IN MOLTI ANCORA GLI INDECISI… E SE PASSA IL VOTO SEGRETO NULLA E’ PIU’ CERTO
«Se ci sarà il voto segreto sull’articolo 57 avremo delle sorprese, ve lo assicuro». Erica D’Adda è una frondista del Partito democratico e il 57 è l’articolo della Costituzione, architrave della riforma che arriva in Aula lunedì perchè riguarda la composizione del nuovo Senato e l’elezione dei futuri senatori (in tutto 100) non più direttamente dai cittadini ma da parte dei consiglieri regionali.
La maggioranza sembra salda, ma il timore dei «gufi» (come li chiama Matteo Renzi) è quello di imboscate da parte della pattuglia trasversale di dissidenti.
Sullo sfondo, la battaglia dell’Italicum, la nuova legge elettorale approvata finora solo alla Camera, altra faccia dell’accordo tra Pd e Forza Italia.
La riforma arriva in Aula lunedì e da mercoledì si dovrebbe cominciare a votare.
Se Anna Finocchiaro prevede il via libera entro la pausa estiva, i timori rimangono. Nel Pd ci sono i 14 sostenitori del Senato elettivo, quota che però potrebbe salire.
E poi c’è il fronte di Forza Italia: da una parte il gruppo dei 7 di Raffaele Fitto (che potrebbero uscire dall’Aula), dall’altra i frondisti di Augusto Minzolini (ai quali si è aggiunto anche Domenico Scilipoti).
Martedì si incontreranno con Silvio Berlusconi e lo stesso giorno è prevista l’assemblea dei senatori del Pd, che potrebbe concludersi con un voto che formalizzi la posizione ufficiale del partito.
Ieri i senatori di Forza Italia Anna Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini hanno scritto una nota per ribadire «la volontà di proseguire nel processo riformatore in linea con il ruolo centrale assunto da Berlusconi con il patto del Nazareno», ma anche per confermare «la necessità di individuare una soluzione che stabilisca per l’elezione del Senato un criterio che affermi la volontà popolare».
E su questo tema, cita la proposta di Renato Brunetta di due liste diverse tra senatori e consiglieri regionali.
Paolo Romani, capogruppo azzurro al Senato, assicura che la fronda interna sul disegno di legge Boschi si è ridotta e lo si vedrà martedì (a differenza del Pd, in Forza Italia non dovrebbe esserci alcun voto).
Ma Minzolini avverte: «Attenzione, ci sono nomi nascosti, potrebbero esserci delle sorprese. Questa riforma non piace quasi a nessuno, vediamo se alla fine la voteranno o no».
Sorprese che potrebbero arrivare anche dal voto segreto.
Al Senato, in realtà , le maglie sono più ristrette. La richiesta può essere fatta da 20 senatori e poi a decidere sull’ammissibilità è il presidente dell’Aula.
Felice Casson mette le mani avanti: «Sul tema, il regolamento è chiarissimo». Quindi ci sarà il voto segreto? «Insciallah ».
Ma una previsione Casson la fa: «Penso che qualcosa riusciremo a cambiare e che comunque l’esame non finirà questa settimana. Noi del Pd presentiamo oltre quaranta emendamenti. Io voterò certamente per il senato elettivo e sull’immunità . Sul voto finale, invece, vedremo cosa uscirà fuori».
I dissidenti dei vari partiti provano a fare fronte comune.
Miguel Gotor, dopo le modifiche sul quorum per eleggere il presidente della Repubblica, è soddisfatto: «Si è fatto un buon lavoro, il testo è cambiato moltissimo, non capisco perchè opporsi».
Non è d’accordo Maria Grazia Gatti, preoccupata «per i pesi e contrappesi al sistema parlamentare, che non ci sono»: «Io resto per il Senato elettivo, credo che dovrebbero essere ridotti anche i deputati e credo che si dovrebbero allargare le competenze del Senato anche ai diritti sociali e politici».
Voterete contro? «Valuteremo. Non siamo un gruppo nè una corrente, anche se ci parliamo. Non ho timore di sanzioni: non è più tempo di Inquisizione».
Dello stesso parere la D’Adda: «Ho dato scherzosamente del Torquemada a Tonini, che aveva chiesto sanzioni. Tanto più che nel nostro regolamento è consentito il dissenso: non ci spaventiamo».
Quanto al voto segreto: «Io preferisco la battaglia a viso aperto e non mi nascondo. Ma di sicuro ci sono molti che sono sulle nostre posizioni e non si espongono perchè hanno timore».
Il testo non le piace, nonostante le modifiche: «Non voglio usare termini pesanti, ma dimostra una visione della democrazia che è diversa dalla mia: c’è un attacco ai corpi intermedi e un accentramento dei processi e dei poteri».
Roberto Calderoli, reduce dallo sfortunato malore con infortunio, si attribuisce il merito per «la palude evitata» e riassume i rumors: «C’è un fronte ideologico che voterà contro per convinzione. Ma c’è anche il partito della pagnotta: quelli che, a torto o a ragione, temono di andare a casa».
Alessandro Trocino
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