LA TENTAZIONE DEL CAVALIERE: USARE I REFERENDUM RADICALI E GIOCARE LA CARTA DELL’AMNISTIA
SUI REFERENDUM RADICALI PERO’ I TEMPI SAREBBERO LUNGHI…SI PENSA A INSERIRE QUALCHE NORMA AD HOC IN FUTURI DECRETI
È tutta in salita la strada del Pdl sulla giustizia. Più affidata ai proclami e agli annunci che alla concreta possibilità di portare a casa le riforme “epocali” che Berlusconi vagheggia da anni e che ripropone adesso, con il dichiarato scopo di dare una lezione definitiva alle toghe che, a suo dire, «lo perseguitano».
Lo sanno bene anche i senatori e i deputati che si occupano di giustizia i quali, riservatamente, sono pronti a dire che «con questo governo, se dura, e in questa legislatura, se sopravvive, non si realizzerà nessuna delle riforme che da anni fanno parte dei programmi del Pdl».
Eppure, non appena è diventata pubblica la sentenza Ruby, è partito un tam tam pesante, con una minaccia esplicita, «Letta sopravvive se cambia la giustizia».
Subito sono partiti segnali espliciti nei confronti dei Radicali e dei cinque referendum sulla giustizia per «sottoscriverli in pieno», come dice il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta, visto che di mezzo ci sono la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei giudici, la stretta sulla custodia cautelare e sui magistrati fuori ruolo e infine anche l’abolizione dell’ergastolo, tutti temi da sempre presenti nei programmi Pdl.
I Radicali, ovviamente, ringraziano.
Interesse scontato anche per l’amnistia e l’indulto, contenuti nella proposta fatta a marzo dal senatore Pd Luigi Manconi, ma firmata anche da Luigi Compagna di Gal, lista che fiancheggia il Pdl, in cui si ipotizzano rispettivamente un’amnistia a quattro anni e un indulto a tre.
Esclusi tutti i reati gravi, quindi Berlusconi non potrebbe utilizzarla dopo la condanna per Ruby per via della concussione.
Ma entrambe le strade sono irte di difficoltà .
I Radicali stanno raccogliendo adesso le firme. Dovranno portarle in Cassazione, che verificherà se il quorum (500mila) è stato correttamente raggiunto.
Poi sarà la volta della Consulta sull’ammissibilità . Quindi tempi lunghi, sicuramente ben oltre l’anno.
Stesso problema per l’amnistia, che richiede i due terzi, e su cui molti parlamentari del Pd non sono assolutamente d’accordo.
In concreto, l’attivismo del Pdl, a spigolare tra i provvedimenti, alla fine sembrerebbe più affidato ad agguati in Parlamento che, sfruttando maggioranze anomale, possano far entrare qualche singola norma a favore del Cavaliere, piuttosto che veri e propri progetti di riforma.
Tuttavia l’intenzione di cavalcare qualche puledro utile c’è tutta.
E c’è anche l’estrema attenzione a bloccare qualsiasi norma o misura sfavorevole, come dimostra il caso del decreto legge sulle carceri, che sarà approvato oggi in consiglio dei ministri.
Ridotto all’osso, privato di tutta la parte sulla sicurezza che il ministero dell’Interno aveva cercato di far passare, il dl perde definitivamente il comma che cancellava la detenzione domiciliare «per qualsiasi reato» per gli over 70 e ne riduceva la possibilità solo a chi ha una pena di quattro anni.
Salve invece le modifiche alla Cirielli per reinserire i recidivi nel giro di agevolazioni e permessi.
Allo stesso modo c’è massima vigilanza su due capitoli delicati per Berlusconi, la partita dell’ineleggibilità a palazzo Madama e il progetto del Pd di cambiare la legge anti-corruzione, sulla base di un ddl presentato dall’attuale presidente Pietro Grasso. La battaglia comincia oggi nella giunta per autorizzazioni, e due uomini di punta del Pdl, il vice presidente della giunta Giacomo Caliendo e il capogruppo Nico D’Ascola (vice dell’avvocato Niccolò Ghedini da Roma in giù e legale di Giampi Tarantini, il procacciatore barese di escort per il “sultano”), staranno di guardia.
La stessa coppia ricompare nella commissione Giustizia dove il presidente Nitto Palma ha affidato proprio a D’Ascola il ruolo di relatore della legge anti-corruzione.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply