LA TUNISIA SCEGLIE IL NUOVO PRESIDENTE
SI TORNA AL VOTO PER LA TERZA VOLTA IN UN MESE, STAVOLTA SI TRATTA DEL BALLOTTAGGIO PRESIDENZIALE… FAVORITO KAIF SAIED, PROFESSORE DI DIRITTO COSTITUZIONALE
I tunisini (oltre sette milioni di votanti) torneranno alle urne per la terza volta in meno di un mese. Si voterà per il ballottaggio presidenziale, il cui primo turno è stato il 15 settembre scorso.
Un percorso politico, istituzionale e giudiziario che il mondo dell’Africa che si affaccia sul Mediterraneo sta seguendo con non poco interesse.
I due candidati sono Kaif Saied a Abil Karoui e si trovano nel mezzo di una storia che è iniziata il 25 luglio scorso con la morte del presidente della repubblica Bèji Kaid Essebsi e la nomina ad interim di Mohammed Ennaceur, che può avere una durata massima di 90 giorni, entro i quali occorre eleggere il nuovo presidente.
Tempi strettissimi, che sono stati complicati da numerosi ricorsi per alcune candidature, dal dibattito all’interno della magistratura relativo alla possibilità di modificare la costituzione per avere più tempo a disposizione, dalle disposizioni considerate rigide della commissione elettorale (ISIE), che ha ammesso solo candidati che non avessero mai infranto alcuna legge, nè i principi della democrazia e dell’uguaglianza. Principi alquanto indefinibili e flebili
Nonostante tutte le difficoltà e i tempi stretti, i palpiti degli elettori sarebbero potuti essere più lenti, se il candidato Karoui non fosse stato arrestato il 23 agosto scorso, con l’accusa di falso in atto pubblico, trasferimento occulto di fondi all’estero e evasione fiscale. Il suo arresto ha diviso l’opinione pubblica, schierando contro di lui i movimenti integralisti e a favore quelli che vengono chiamati modernisti.
Kaid Saied, sostenuto dai primi – in particolare il partito principale Ennadha, che ha vinto le legislative ottenendo 52 seggi in parlamento, è un professore di diritto costituzionale, che non appartiene a nessun partito politico e dichiara ufficialmente di aver rifiutato qualsiasi finanziamento per la sua campagna. È un uomo di legge, che crede nella necessità di rinforzare la sicurezza nazionale, che solo l’educazione possa sconfiggere il terrorismo e che la diplomazia politica sia l’unica arma per risolvere le difficili crisi delle vicine di casa Libia e Algeria.
La campagna in favore di Saied è fatta dunque dai partiti che lo sostengono e che hanno come target i giovani, che vengono cooptati per fare propaganda e sono concentrati soprattutto nelle grandi città . Senza dimenticare che la maggioranza dei partiti e degli osservatori dichiara che il 90% dei tunisini vota a favore di uno o l’altro candidato in cambio di denaro e beni materiali. E che i giovani tanto tirati per la manica dai candidati hanno votato alle legislative con la percentuale del 9%, di cui il 4% donne, contro il 57% appartenente alla fascia di età 45 anni e più (18% donne).
Tutta un’altra storia quella di Nabil Karoui, tycoon dal percorso educativo ancora poco chiaro, proprietario di una grossa compagnia e del canale tv Nessma.
Karoui il cui partito si chiama Qalb Tounes (il cuore della Tunisia) si è fatto forte anche grazie alla associazione benefica che porta il nome di un suo figlio scomparso nel 2016 a causa di un incidente.
La campagna di Karoui è stata quantomeno “insolita”: lui detenuto, forte dei numerosi appelli (tra cui l’ONU e la UE) a favore della sua scarcerazione che gli potesse concedere il diritto di fare campagna, e il suo gruppo che distribuiva doni materiali, cibo e denaro soprattutto ad adulti e anziani nelle zone rurali
Dunque da un lato il professore Saied, che ha vinto il primo turno con il 18% dei voti e dall’altro l’uomo di affari Karoui con il 15.6%. Tra i due appuntamenti presidenziali, il 6 ottobre si sono tenute le elezioni legislative (52 liste che hanno reso estenuanti le operazioni di spoglio e conta dei voti), che oltre a Ennadha ha visto guadagnare Qalb Tounes con 38 seggi e i socialisti di Courant dèmocrate con 22 ( su un totale di 217 seggi).
Oltre alla difficoltà di trovare una coalizione che tenga insieme tutte le diverse anime, cinque giorni per una terza campagna elettorali sono stati quasi invisibili, accresciuti in tensione dal colpo di scena della scarcerazione di Karoui il 9 ottobre e per la prima volta nella storia della Tunisia, un dibattito tra i due candidati alla presidenza che è andato in onda su più canali tv nazionali e internazionali. Un incontro all’americana (due minuti per rispondere a ogni domanda) su temi caldi come la giustizia, la lotta alla povertà , la politica internazionale.
Alla fine il quadro – già manifesto – è apparso essere più chiaro agli occhi di tutti gli elettori: Saied vede un paese amministrato dal diritto, dal rispetto delle tradizioni, dal rafforzamento della politica sulla sicurezza; Karoui vede la sua Tunisia proiettata al di fuori del paese, nel mondo degli affari, delle nuove tecnologie, della lotta concreta alla povertà che passa anche per la protezione ambientale.
Al massimo lunedì mattina conosceremo il nuovo presidente della repubblica tunisina: se dovesse essere eletto Karoui riceverebbe immediatamente l’immunità presidenziale. Le proiezioni danno vincitore Saied, gli esperti e gli osservatori nazionali e internazionali sul campo sono altrettanto convinti della vittoria del professore, allo stesso tempo di un ricorso immediato di Karoui per non essere stato messo in condizione di svolgere la sua campagna. Con conseguente annullamento delle elezioni e un nuovo appuntamento.
(da agenzie)
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