LA VITTORIA DELLA CAMPIONESSA DI TAEKWONDO: “FINALMENTE SONO CITTADINA ITALIANA E TORNO IN NAZIONALE”
LA STORIA DI ALESSIA, 22 ANNI, ARRIVATA IN ITALIA DALLA SIBERIA A TRE ANNI, VITTIMA DELLA BUROCRAZIA ITALIANA
Alessia ce l’ha fatta. Ha incassato decine di colpi, ha barcollato, è caduta, ha rischiato il ko, si è rialzata e alla fine ha vinto. L’ultimo scontro è stato il più difficile della sua carriera: quello con la burocrazia e la prefettura di Reggio Emilia. Due anni e otto mesi di domande, carte bollate, attese. Poi quella lettera del comune datata 2 settembre 2020: «Le notifichiamo che le è stata concessa la cittadinanza». E Alessia Korotkova è esplosa: «Sarò finalmente italiana, mi sembra un sogno». Ora la campionessa di taekwondo potrà tornare a gareggiare con la maglia azzurra.
Un passo indietro. «Il mio vero nome è Olesya, ma tutti mi chiamano da sempre Alessia. Ho 22 anni. Sono nata a Krasnojarsk, una città russa della Siberia meridionale. Ma il mio Paese è l’Italia. Mi sono trasferita qui con i miei genitori che avevo appena tre anni. Siamo venuti a vivere a Reggio Emilia. Qui sono cresciuta, ho studiato, ho preso la maturità ». Nel 2012 Alessia comincia a combattere. La sua passione si chiama taekwondo, arte marziale tra le più diffuse al mondo, nata in Corea, basata su spettacolari calci volanti e rispetto delle regole. «Ho vinto quattro coppe Italia e un campionato italiano juniores. Ero tesserata con la federazione tricolore, finchè ho potuto».
Il problema di Alessia è la cittadinanza, o meglio i lunghi tempi burocratici per ottenerla. «Ho presentato domanda alla prefettura di Reggio due anni e otto mesi fa. Il guaio è che finchè sei minorenne puoi partecipare ai campionati italiani juniores, ma da maggiorenne per indossare la maglia azzurra devi avere per forza la cittadinanza».
Non solo. Alessia non può nemmeno gareggiare per Mosca, perchè non è residente in Russia. Resiste come può, ma alla fine è costretta ad abbandonare le gare. «Da oltre un anno mi sono messa a lavorare, non posso sostenere le spese di una sportiva professionista, senza una federazione alle spalle».
«E così a 21 anni mi sono dovuta fermare, lasciare il mio sport. Il sogno era di poter continuare ad allenarmi, di combattere con la maglia azzurra e di rappresentare l’Italia, il Paese in cui vivo e in cui sono cresciuta, in tutte le gare internazionali. E invece tutto questo mi è stato negato».
Poi, pochi giorni fa, il “miracolo”. Dopo quasi tre anni d’attesa, le arriva una comunicazione del comune di Reggio Emilia: ha ottenuto la cittadinanza tricolore. «Non me l’aspettavo più, non ci posso credere. Il 27 ottobre dovrò fare il giuramento da italiana. È un sogno che si realizza. Da ieri sono tornata ad allenarmi con la società agonistica della mia città . Devo recuperare il tempo perduto. Devo tornare ai massimi livelli. Devo vincere da italiana».
(da “La Repubblica”)
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