L’ABBRACCIO PD-PDL: C’ERAVAMO TANTO AIUTATI
DA TELECOM A UNIPOL-BNL, LE ANTICHE SOLIDARIETA’
In principio fu l’Hopa, la finanziaria bresciana che faceva capo a Emilio “Chicco” Gnutti e deteneva il controllo della lussemburghese Bell.
La Bell controllava la Olivetti, e dal quartier generale di Ivrea Roberto Colaninno lancia, tra fine ’98 e inizio ’99 la scalata a Telecom Italia.
Il presidente del Consiglio Massimo D’Alema benedice il coraggio della “razza padana” dell’amico Colaninno, che nel 2008 diventerà berlusconiano proprio mentre suo figlio Matteo viene nominato deputato dal Pd.
Nella Hopa ci sono tutti. Tra gli azionisti figurano la Fininvest di Berlusconi insieme alla rossa Unipol di Gianni Consorte, la Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani e la banca Antonveneta, ovviamente il Monte dei Paschi ma anche l’immobiliarista Stefano Ricucci.
Quando nel 2001 la Bell venderà il controllo di Telecom Italia alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera in un clima di concordia, il berlusconianissimo Gnutti, per problemi di salute, delega al fidato Consorte la chiusura della trattativa con Tronchetti.
Nel 2005, la calda estate delle scalate bancarie li vede di nuovo tutti insieme.
Fiorani dà l’assalto all’Antonveneta, prima di essere fermato dalla magistratura. Consorte vuole conquistare Unipol. Le intercettazioni telefoniche danno conto di un network fitto. Gnutti parla con Berlusconi della necessità di appoggiare la scalata di Ricucci al Corriere della Sera per non far finire il primo quotidiano italiano nelle mani “dei comunisti”, ma nello stesso tempo partecipa alla regia della scalata di Unipol su Bnl.
Vito Bonsignore, esponente Udc oltre che ricco finanziere, va in visita da Massimo D’Alema per discutere la sua partecipazione all’operazione Unipol-Bnl.
D’Alema racconta il colloquio in un’imbarazzante telefonata con Consorte che termina con il fatidico “noi non ci siamo parlati”.
Pochi mesi prima è esploso lo scandalo Parmalat. Calisto Tanzi elenca ai magistrati, per poi smentire e minimizzare, i politici foraggiati per tanti anni.
Fa i nomi di Romano Prodi, Massimo D’Alema, e poi Berlusconi, Fini, Casini, Alemanno, La Loggia, Castagnetti e tanti altri.
Ciascuno smentisce e si indigna, ma a titolo personale. Nessuno si chiede perchè il signor Parmalat parli di finanziamenti a 360 gradi e nessuno ne rilevi l’insensatezza. Tutti infatti lo troverebbero normale.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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