L’ANELLO DI TUTTI
L’ANELLO DI TOLKIEN E’ L’EGO ED E’ SOLO SACRIFICANDOLO CHE SI DIVENTA LIBERI: TEORIA CHE MAL SI ADDICE AI SOVRANISTI BRAMOSI DI POTERE E COLLUSI CON I POTENTI
Giorgia Meloni ha visitato la mostra su Tolkien vestita di bianco dalla testa ai piedi come Galadriel, la tosta dama elfica del «Signore degli Anelli».
Mi piace pensare che anche Michela Murgia, altra tolkeniana di ferro, si sarebbe presentata allo stesso modo. I capolavori dell’anima uniscono ciò che la partigianeria dei cervelli divide.
Il fatto che, per motivi misteriosi o forse fin troppo evidenti, la sinistra pseudo-colta abbia spesso disdegnato la saga spirituale di Tolkien non autorizza il governo ad appropriarsene, ma neanche l’opposizione a considerarla con sospetto o con sufficienza, né a vivere come un sopruso di regime la decisione di dedicare una mostra al suo creatore (benché rimanga bizzarra l’idea di allestirla alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna).
Il culto delle piccole comunità, la condanna della società di massa, del comunismo e del capitalismo: in Tolkien ogni lettore trova ciò che vuole e ogni politico ciò che gli fa comodo.
Ma la lezione modernissima di quel grande antimodernista sfugge alle lenti dell’ideologia. «Il Signore degli Anelli» è infatti l’unica avventura in cui gli eroi — gli hobbit Sam e Frodo — non rischiano la vita per conquistare un tesoro, ma per andarlo a buttare. L’Anello è l’ego — la brama di possesso e di potere — ed è solo sacrificandolo che si diventa liberi.
Ricordarlo a un’umanità che si accoltella per un telefonino non è un messaggio di parte, ma un segnale d’allarme talmente forte che non lo ascolta nessuno.
(da Il Corriere della Sera)
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