L’ASILO NIDO PUBBLICO CHE NON APRE E IL PRESIDENTE GRILLINO CHE CASUALMENTE E’ PROPRIETARIO DI ASILO PRIVATO IN CONVENZIONE POCO DISTANTE
AL MUNICIPIO XII DI ROMA VA IN ONDA UN SINGOLARE CONFLITTO DI INTERESSI: TIPICO CASO IN CUI I GRILLINI GRIDEREBBERO ALLO SCANDALO (SE NON RIGUARDASSE LORO)
Elena Panarella sul Messaggero di oggi racconta la storia del nido di via Francesco Aquilanti, costato 1,2 milioni di euro e frutto di un accordo tra il Comune e il consorzio Solari: il cantiere è concluso e la scuola è pronta, ci sono banchi e sedie e cucina e palestra, e può ospitare una sessantina di bambini.
Ma resta ancora chiuso:
I residenti sono sul piede di guerra: «Cosa aspettano che qualcuno entri e porti via le cose o distrugga l’edificio? Bisogna ridurre le liste d’attesa ed agevolare le politiche per le famiglie, non complicarle». E così la lista dei nidi e delle scuole fantasma si allunga. Succede sempre più spesso, e succede in periferia dove le liste d’attesa sono così lunghe da portare le famiglie all’esasperazione. «E alla fine andiamo ci rivolgiamo direttamente alle strutture private».
Ma in questo caso c’è qualcosa in più.
Durante un servizio televisivo (di qualche settimana fa) il presidente del consiglio del XII Municipio, Massimo Di Camillo, precisava: «Nella zona abbiamo un altro asilo che attualmente non è occupato. Questo fa venire dei dubbi su facoltà o legittimità di aprire un nuovo asilo. Aspettiamo il nuovo bando e vediamo quante richieste ci saranno».
Fin qui sembra una classica storia romana, ma poi arriva il colpo di scena.
Ma la faccenda si complica, come si legge sulla situazione patrimoniale (in ottemperanza dell’art. 14 d.lgs 33/2013) del presidente Di Camillo, dove dichiara lui stesso di essere l’amministratore della RO.MA.Srl edi detenere il 50% delle quote della stessa società .
E cioè per dirla in parole povere una società titolare di un asilo nido privato in convezione a poca distanza da quello comunale di via Aquilanti.
Due strutture vicine con la competenza di due municipi.
Più precisamente osservando la visura storica della società , si chiarisce che Di Camillo detiene a tutt’oggi ancora il 50% delle quote, ma dal 3 ottobre 2016 non è più l’amministratore di questa società .
Il fatto è estremamente grave, tutto il M5S sapeva, ma in 7 mesi nessuno ha speso una parola per fare chiarezza.
Tipico atteggiamento della kasta…
(da “NextQuotidiano“)
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