L’ASSEDIO DEI LUOGHI COMUNI SUI MIGRANTI CHE CI FANNO CHIUDERE GLI OCCHI
DOMANDIAMOCI ANCORA SE QUESTO E’ UN UOMO
Attorno a noi, tra persone miti, educate, passabilmente istruite, gente di buon senso, uomini e donne che non sembrano capaci di far male a nessuno, sentiamo ogni giorno affiorare grumi di odio.
Parole di disprezzo, di fastidio verso una parte del prossimo che si dovrebbe vedere — come è – debole, disperata, umiliata da una vita di stenti, di violenze subite, di percosse e che invece si raffigura spavalda, arrogante, invadente, insolente.
E che perciò non suscita sentimenti di compassione ma di repulsione.
È l’assedio dei luoghi comuni sui migranti, delle rivoltanti banalità . Una volta mi ero occupato del Biafra… ma allora erano smunti, affamati, oggi sono grassi, stanno meglio di noi. Ora pretendono anche l’aria condizionata. Avete visto? Non gli manca certo il cellulare, il pacchetto di sigarette. Stanno tutto il giorno a far niente.
Non ci domandiamo perchè sono qui, da dove vengono, perchè sono partiti dal loro paese, perchè hanno abbandonato fratelli e genitori, hanno attraversato i deserti, hanno rischiato di soffocare nelle stive delle navi o di annegare tra le onde del Mediterraneo, di assiderarsi nel naufragio notturno, di perdere i propri bambini, di abortire nella calca dei barconi.
Facciamo finta di non sapere che una parte di loro è fuggita sotto il fragore delle bombe, mentre le case prendevano fuoco e si incenerivano, mentre sibilavano i colpi delle armi e i corpi saltavano in aria a pezzi.
Non torna alla memoria il tempo in cui le bombe piovevano sulla nostra città dal mare o dal cielo, e i vetri si frantumavano e i muri crollavano alzando il polverone e sotto le macerie si schiacciavano i morti e ti affacciavi sulla tromba delle scale e le scale non c’erano più.
O il tempo in cui i contadini dell’entroterra partivano per le Americhe perchè a maggio si pativa la fame essendo finiti i raccolti dell’anno prima e non si potevano più pagare i debiti.
Le false notizie si insediano nella mente. Rendono gli occhi incapaci di vedere, inaridiscono le emozioni , spengono l’istinto della solidarietà e il desiderio naturale di offrire protezione.
Contro il ricatto della pietà si ergono montagne di pregiudizi, di falsificazioni, di leggende.
La più importante di tutte, la barriera che permette di voltarsi dall’altra parte, di emettere sentenze di morte senza saperlo: l’invasione.
L’Africa è un continente immenso, sovrappopolato, brulicante di madri con figli in groppa, le mani tese per afferrare qualcosa. Un miliardo di persone che si agita in preda alla smania di prendersi quel che abbiamo, che si accalca per trasferirsi sulle nostre terre, che preme all’ingresso dei nostri porti e si affaccia famelica alle porte dei nostri paesi.
Si vuole svuotare l’Africa, ma come farà l’Europa a contenerla?
A soffiare sul fuoco, a gonfiare le dicerie alzando schermi e specchi deformanti , un esercito di mediocri gazzettieri del pregiudizio, di meschini ragionieri elettorali e costruttori di alibi.
Mentono sulle cifre, cancellano la memoria, spacciano le parole inquinate dell’infamia: “taxi del mare”, per gettare sospetto sulle opere di salvataggio come fossero cosa sporca, o “migranti economici”, per dire di persone che si mettono in movimento per speculazione, per venire a godere di vantaggi non meritati e vivere alle nostre spalle.
Non rifugiati, che sono pochi, pochissimi, controfigure utili agli altri per mimetizzarsi. E se il Papa predica l’accoglienza? Anche per lui c’è una casella pronta: faccia il suo mestiere (che è quello di predicare nel deserto) oppure li prenda in casa sua.
L’Europa ha già conosciuto questi fantasmi e questi mostri. Questa attitudine a voltarsi dall’altra parte.
Queste piccole bugie che diventano grandi delitti. Ha visto altre volte come è facile che una falsa notizia si trasformi in pregiudizio quando risponde a un’angoscia o a una paura e quando c’è qualcuno che la impugna come un’arma.
E come il pregiudizio sfoci in discriminazione, aggressione e eliminazione dell’altro. Oppure in passività , indifferenza di fronte all’orrore.
Poichè sono trattati come bestie, essi sono temuti come bestie, sono cacciati come bestie, sono ignorati come bestie. Bisogna respingerli, chiudere le frontiere, difenderci come si difendono gli altri, più furbi di noi. Non possiamo farci carico di tutti. Vogliono vivere a sbafo. Tornino a casa loro. Annegano? Non è colpa nostra. Perchè non prendono un biglietto aereo? Costa meno di quel che danno ai trafficanti. Fanno troppi figli. Quei bambini sono meno bambini dei nostri.
Non riconoscere nell’altro uno di noi è il principio dello sterminio.
Molti anni fa l’Europa si coprì di fili spinati difesi da torrette di avvistamento per tenere rinchiusi i sottouomini destinati a disperdersi in un filo di fumo.
Oggi si copre di fili spinati e di cortine fumogene per trincerare se stessa : per impedire ai miserabili di invadere le proprie terre e usurpare il proprio diseguale benessere.
Qualcuno muove tank. Qualcuno chiama a raccolta i valligiani per distruggere i ricoveri o manda i cani alle calcagna dei fuggiaschi che cercano una via di salvezza sui sentieri di montagna. Attenti.
Domandiamoci ancora se questo è un uomo.
(da “Il Secolo XIX”)
Leave a Reply