L’ASTA DI VERDINI: A CENA CON LOTTI E A PRANZO CON BERLUSCONI
IL MERCATO PER FARE I GRUPPI ENTRO LUNEDI’, MA MANCANO I NUMERI
Il primo ad uscire dal ristorante, con aria sorniona, è Denis Verdini, con un plico di fascicoli sotto un braccio.
Pochi minuti dopo, come le coppie che vogliono evitare sguardi indiscreti, esce il potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, braccio destro (e sinistro) di Matteo Renzi.
Il ristorante la Gallura, ai Parioli, viene presentato su Tripadvisor come “un rifugio di classe, per una cena romantica o un incontro riservato”.
Escludendo la pista passionale, il posto “riservato” porta — secondo la fonte che li ha visti parlare — al motivo “riservato” dell’incontro: l’operazione “responsabili” su cui è al lavoro Verdini per garantire a Renzi, sulle riforme e non solo, un sostegno parlamentare al Senato.
E se dopo la cena nell’agenda di Verdini, nella giornata di oggi, compare anche il pranzo a palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi, la manovra si configura come la più classica delle “aste”, in perfetto Verdini style.
Fatta di bluff sui numeri, di giochi di forza, di segnali obliqui.
Perchè nel momento in cui entra a palazzo Grazioli Verdini ha, nella cartellina sotto il braccio, un foglio con i nomi degli undici senatori che lunedì dovrebbero dare vita al gruppo Azione liberal-popolare. Chissà .
Per Silvio Berlusconi è il più classico dei bluff. Perchè l’ex premier negli ultimi giorni ha chiamato uno ad uno i “verdiniani” maturando la sensazione che, al momento, “Denis i numeri non li ha”.
Ipotesi che è sembrata una certezza quando, ieri sera, mentre Verdini al Gallura con Lotti, il Cavaliere all’hotel Bernini ha partecipato alla classica cena di “buone vacanze con i senatori”.
Di possibili seguaci di Denis ne mancavano cinque, compreso il suo ex plenipotenziario. Col quale, ormai, scorre l’odio: “Con me — ha ripetuto ai suoi — ha chiuso. Finchè aveva bisogno del sostegno economico stava qui, e ora che è spaventato dalla procura di Firenze dove è rinviato a giudizio si mette sotto l’ala protettiva di Renzi”.
Ed evidentemente il vecchio leone ha capito qualcosa visto che, al Senato, in parecchi raccontano che Verdini è in difficoltà sui numeri.
Tanto che, negli ultimi giorni, si è messo a telefonare pure a grillini, ex grillini e a Scelta civica, come racconta all’HuffPost più di un senatore a cui è squillato il telefono.
Tra gli incerti, poi, alcuni hanno aperto anche la loro, di asta.
Come l’ex governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, che ha due senatori — Scavone e Compagnone — il quale prima è andato da Berlusconi e poi ha fatto sapere che vuole parlare direttamente con Renzi per vedere “cosa propongono sulla Sicilia” e poi decidere dove collocare i suoi.
In un clima che evoca i momenti più febbrili della compravendita che allora Verdini e Berlusconi gestirono assieme nel suk del Senato o l’operazione “responsabili” di Razzi e Scilipoti nel suk della Camera, negli ultimi mesi Denis ha incontrato tra pranzi, cene e caffè a Ciampini, trasformato nel suo quartier generale, almeno trenta senatori.
Di sicuri, al momento, ne ha sei: tre sono i “cosentiniani” Vincenzo D’Anna, Ciro Falango ed Eva Longo, il toscano Riccardo Mazzoni con cui Verdini gestì la fallimentare operazione dell’inserto toscano del Giornale, il sempre craxiano Lucio Barani, che va ancora in giro col garofano nel taschino. E, ovviamente, Verdini stesso.
L’obiettivo, rivela uno dei sei, è formare il gruppo entro lunedì, altrimenti con l’estate di mezzo si complica tutto, secondo la road map messa a punto con con Luca Lotti. Per questo si prefigura un pressing asfissiante dello stesso Verdini, che ha già promesso posti e incarichi di governo e di sottogoverno a mezzo Senato, su quelli che considera in bilico.
Oltre ai due lombardiani, c’è Riccardo Conti legato a Verdini da un processo per la vendita di un immobile a Roma, e Giuseppe Ruvolo, legato all’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro, che attualmente è in carcere per mafia, così come Cosentino è in carcere per camorra. Irrecuperabile, per Verdini, invece Riccardo Villari, per cui aveva pensato al ruolo di capogruppo della compagnia di responsabili verdinian-cosentian-cuffariani.
In ogni caso, i nomi, usciti dalla cartellina di Verdini, sono sul tavolo di Luca Lotti a palazzo Chigi.
(da “Huffingtonpost“)
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