LATINA: LA LISTA CIVICA SPAZZA VIA FRATELLI D’ITALIA
TRASPARENZA E LOTTA ALL’ABUSIVISMO IL PROGRAMMA DEL NUOVO SINDACO, IL CARDIOLOGO COLETTA… HA BATTUTO CALANDRINI (FDI) 75% A 25% CHE ERA SPONSORIZZATO DA UN PARLAMENTARE FDI INDAGATO
La Storia cambia, anche in posti come Latina. Scolpita nella pietra bianca delle linee rette delle sue strade, nel rigore della sua pianta razionalista, la città di fondazione cuore dell’Agro Pontino sembrava fosse immune da metamorfosi. Invece no.
La decennale linea di discendenza che partiva dalla Dc e arrivava a Fratelli d’Italia passando per Alleanza Nazionale è stata interrotta.
Il nuovo sindaco è Damiano Coletta, cardiologo di 55 anni che a capo di una coalizione di liste civiche è riuscito a intercettare la volontà di aria nuova che si respira in città .
Ambiente, trasparenza, lotta all’abusivismo edilizio i cardini del programma di Latina Bene Comune: nulla di più di una promessa, ma capace di scardinare i gangli di un sistema decennale incardinato nel centrodestra.
E’ finita con il 75,05% dei voti per Coletta e il 24,95% per Nicola Calandrini, ex presidente del consiglio comunale, esponente di un centrodestra dilaniato e sfibrato dal regolamento di conti tra Fdi e Forza Italia.
La scossa era arrivata al primo turno.
Una civica partita da lontano con la contestazione sull’urbanistica allegra e sull’edilizia dissennata arrivava ad uno 0,6% dalla lista dell’uomo di Fdi, partito del sindaco uscente, Giovanni Di Giorgi, defenestrato da una lotta intestina al centrodestra.
Lo scrutinio assegnava il 22,17% a Calandrini e il 22,11% a Coletta, ma si era capito chiaramente che l’aria era cambiata.
Su una scena politica frammentata tra le due anime del centrodestra e un Partito Democratico diviso al suo interno, si era inserita la triade Latina Bene Comune — Latina Rinasce — Lbc Giovani, una realtà molto eterogenea, con una forte impronta di centrosinistra, ma capace di raccogliere il voto di protesta di quelli che avrebbero scelto il Movimento 5 Stelle, che alle elezioni non si è presentato, ma anche di togliere ossigeno al Pd.
Al primo turno Calandrini aveva battuto Alessandro Calvi, ma non il suo sponsor principale, Claudio Fazzone.
E l’inimicizia con senatore e ras di Forza Italia nel sud pontino gli è stata fatale.
Con il cardiologo, alla prima esperienza amministrativa, la società civile entra per la prima volta nel municipio affacciato su piazza del Popolo e fa cadere il regno della destra.
Dopo Fernando Bassoli, repubblicano, primo sindaco del dopoguerra, era cominciata l’era democristiana conclusasi solo nel 1993: Ajmone Finestra, fiero fascista fino all’ultimo, era stato sindaco due volte, seguito da Vincenzo Zaccheo, della covata storica del Movimento Sociale poi confluito in Alleanza Nazionale; e infine Di Giorgi, nato in An, poi trasmigrato in Fratelli d’Italia e caduto dopo aver perso la guerra con Fazzone.
“Non basta voltare pagina, è arrivato il momento di cambiare libro“, è stato il leit motiv della campagna elettorale di Coletta.
Un libro fatto di speculazioni edilizie, una certa allegria nel dispensare concessioni e cambi di destinazione d’uso, di metro leggere promesse e progettate e mai costruite, di un territorio che l’inchiesta Don’t touch sull’organizzazione criminale che spadroneggiava in città ha illuminato di una luce sinistra, fino a lambire i vertici di Fratelli d’Italia con l’iscrizione nel registro degli indagati del parlamentare di Fdi Pasquale Maietta, che di Calandrini è stato il principale sponsor politico.
“Abbiamo cambiato il libro”, esultava domenica sera il neo sindaco. Per ora ha voltato pagine vincendo le elezioni, il nuovo libro è ancora una bella speranza.
(da “il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply