LE ASSENZE NELLE FILE DELL’OPPOSIZIONE OGGI SALVERANNO BONDI: TANTO RUMORE PER NULLA
INUTILE PRESENTARE UNA MOZIONE DI SFIDUCIA AL MINISTRO E POI MARINARE: AL DIBATTITO AL CONSIGLIO D’EUROPA CONTRO LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI BASTAVA INVIARE LO STESSO NUMERO DI DEPUTATI DEL PDL E IL RAPPORTO DI FORZA SAREBBE RIMASTO INALTERATO… O L’OPPOSIZIONE LA SI VUOLE FARE E LA SI SA ANCHE SOSTENERE O ANDATE A GIOCARE ALLA BOCCIOFILA
La maggioranza serra le fila intorno al ministro della Cultura, Sandro Bondi, e respinge la richiesta di rinvio della conta attorno al voto di sfiducia nei confronti del rappresentante di governo presentato da Pd e Idv.
Sulla carta, Pdl, Lega e sedicenti Responsabili possono contare sui numeri necessari ad affossare oggi la mozione di sfiducia, aiutati anche dalle assenze, già messe in conto, tra le fila dell’opposizione e con il Terzo Polo che tira il freno a mano.
Assenze preannunciate dallo stesso leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, tra i rappresentanti del nuovo Polo. «Dei miei c’è Pezzotta che è malato, mentre altri tre-quattro sono impegnati al Consiglio d’Europa, e non gli farò certo rinunciare a questo appuntamento», spiega il leader centrista, sminuendo la portata del confronto sui voti di domani.
«Di Fli – aggiunge Casini – sono malati vari deputati. C’è la Bongiorno che ha appena partorito. Se permettete è più importate partorire che votare su Bondi».
Anche i finiani voteranno, infatti, a favore della sfiducia, salvo tuttavia mettere nel conto che tra i 32 parlamentari del gruppo mancheranno i voti della Bongiorno e probabilmente di Luca Barbareschi.
Così come i voti dell’Udc, stando a quanto annunciato da Casini, scenderanno da 35 a circa 30-31.
Altri assenti ci saranno inoltre tra le fila del Pd, dove ci sono tra le 4 e le 6 assenze per problemi seri mentre sono stati “richiamati” a Roma i rappresentanti al Consiglio d’Europa, che si riunisce per votare una mozione contro la persecuzione dei cristiani.
Piero Fassino, Dario Franceschini e Andrea Rigoni saranno quindi a Roma invece che a Strasburgo dove, in totale, la delegazione dei deputati italiani avrebbe dovuto contare su 18 presenze.
Sarà invece a Strasburgo Luca Volontè che sarà lì in rappresentanza del Ppe e, quindi, anche dei colleghi del Pdl che, comunque, dovrebbe in teoria inviare Deborah Bergamini, Gennaro Malgeri e Luigi Vitali. I
n tutto, mettendo insieme i 22 voti dell’Idv, i 6 dell’Api, i 3 dei Libdem assieme a Giorgio La Malfa, 3 dei 5 dell’Mpa e quelli di Antonio Gaglione, Giuseppe Giulietti e dell’incerto Paolo Guzzanti, i voti a favore della sfiducia dovrebbero a stento arrivare a 300, con la maggioranza che dovrebbe invece contare sul suo pacchetto 315 voti e in attesa che la Svp, con i suoi due voti sciolga le riserve sul Ministro.
In ballo c’è una trattativa sul filo di lana per il contestato monumento alla Vittoria di Bolzano.
Quello che sconcerta, in questa vicenda, non sono tanto le assenze per reale malattia, ma la sottovalutazione dell’appuntamento.
Ovvio che la maggioranza gode di almeno tre voti di margine e quindi è in grado di salvare il suo ministro, indipendentemente dalla presenza al gran completo dell’opposizione.
Ma sarebbe naturale che quest’ultima si presentasse con 311 deputati (casi particolari a parte).
Qualcosa ci dice che invece oggi scenderà sotto i 300 voti, mentre la maggioranza sarà sostanzialmente stabile, appena sotto i 316.
Se Bondi si salva con un margine di 20 voti, per capirci, Berlusconi potrà dire stasera che il governo gode “di una ampia maggioranza” e che quindi può andare avanti.
I casi sono due: o l’opposizione non è capace di organizzarsi e allora meglio passi i pomeriggi alla bocciofila a centrare il pallino.
O preferisce garantire un “aiutino” al governo per non andare a votare.
Se poi il “caso Bondi” non fosse reputato l’occasione giusta per provarci, vogliamo vedere se sul federalismo fiscale verrà mantenuta una linea intransigente o se anche qua, alla fine, si arriverà al pateracchio.
Tanto per regolarci.
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