LE BEFFE PER I LAVORATORI DEL DECRETO DIGNITA’: PERDITA DI 8.000 OCCUPATI L’ANNO
LA RELAZIONE TECNICA RIVELA ALCUNE SORPRESE, MENO LAVORO E MENO SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE… E IL GIOCO D’AZZARDO SERVE ANCORA DI PIU’ A FARE CASSA
Beffa per i lavoratori nel decreto Dignità : meno lavoro e meno sussidio di disoccupazione.
Per lo Stato questo si traduce in un minor gettito fiscale (circa 3,5 milioni nei prossimi anni) e minori entrate contributive, ma (paradosso) il danno si riduce per via della minore spesa per la Naspi.
Tutto è legato ai paletti imposti ai contratti a termine e a quelli in somministrazione, che avranno durata massima complessiva di 24 mesi anzichè 36 e l’obbligo di causale dopo i primi 12.
La Relazione Tecnica del decreto Dignità mette nero su bianco che le nuove regole comporteranno una perdita di 8 mila posti di lavoro dall’anno prossimo e per i successivi 10 anni (quest’anno l’ammanco si fermerebbe a 3.300 posti).
I numeri indicano inoltre minori entrate contributive lorde di circa 50 milioni di euro dal 2020 in poi, ma anche di risparmi di spesa per la Naspi quasi equivalenti.
Con la riduzione del periodo di lavoro, infatti, l’esborso dell’indennità di disoccupazione si riduce da 16 a 12 mensilità per ciascun lavoratore.
Il decreto precisa che le nuove regole valgono solo per i contratti di nuova sottoscrizione, mentre non si applica per quelli già in corso al momento del varo del provvedimento.
Le stime elaborate dalla Ragioneria dello Stato si basano sui dati forniti dal ministero del Lavoro. In Italia si attivano ogni anno 2 milioni di contratti a termine (esclusi i lavoratori stagionali, quelli agricoli e i dipendenti pubblici, a cui non si applicano le nuove norme).
Su questi 2 milioni, sono 80mila quelli che superano la durata effettiva dei 24 mesi e le statistiche mostrano che il 10% di questi non riesce a trovare una nuova occupazione dopo due anni di attività . Di qui la cifra di 8 mila.
Altra contraddizione riguarda le coperture.
Il gioco d’azzardo viene demonizzato, l’impegno nel contrasto alla ludopatia trova grande spazio nel decreto, ma sul gioco d’azzardo si continua a contare per fare cassa. Dall’aumento del Preu, il prelievo erariale unico su slot machine e videolotterie, si creerebbe infatti un maggior gettito di oltre 200 milioni di euro l’anno.
Nello specifico 195,5 per il 2019 e 234 per il 2020, prevede la relazione tecnica, che spiega come le maggiori entrate in questione coprirebbero gli oneri derivanti dall’introduzione del divieto di pubblicità .
Nel testo si evince infatti come dallo stop alla pubblicità dei giochi ci sarebbe dal 2019 un perdita di gettito di 200 milioni.
“Non era mai successo che una Relazione tecnica scrivesse nero su bianco la diminuzione dell’occupazione – twitta l’economista Marco Leonardi . E non hanno tenuto conto dell’introduzione delle causali, perchè sarebbe stato ancora peggio”.
(da “Huffingtonpost”)
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