LE SPESE DI DI MAIO E BONAFEDE DAL BARBIERE DELLA CAMERA CHE VOLEVANO ABOLIRE
I CEDOLINI CON LA TRATTENUTA “SERVIZI DI BARBERIA” (QUELLI CHE ANDAVANO SOPPRESSI)
Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio nel 2013 pubblicavano indignati dossier sulle spese della Camera puntando il dito su dipendenti come i barbieri e i baristi, i quali, secondo loro, percepivano stipendi troppo onerosi per il lavoro che facevano.
Ebbene, a distanza di sei anni è successo che Di Maio e Bonafede sono diventati clienti di quel barbiere:
Nei cedolini del vicepremier la trattenuta per «Servizi di barbieria» non manca mai. Nell’ultimo, pubblicato dal leader politico dei Cinque Stelle (risalente a febbraio perchè il sistema di rendicontazione grillino è diventato più complicato per evitare nuovi casi di finte restituzioni) si trova la spesa, modesta,per farsi tagliare i capelli dai barbieri della Camera: 36 euro. Poco, anche perchè i barbieri sono dipendenti del Parlamento quindi il loro reddito (che arriva a 136mila euro l’anno) non dipende dal fatturato della bottega che può quindi tenere i prezzi bassi: 15 euro un taglio, 8 euro la barba, 6 euro la frizione extra.
Quindi per 36 euro Di Maio si è forse tagliato i capelli due volte in un mese. Ma i capelli vanno curati, e infatti anche nella busta paga dell’onorevole Di Maio del mese precedente, gennaio, c’è la voce «Servizi di barbieria», stavolta 41 euro.
E così pure a dicembre (36 euro), a novembre (26 euro), ad ottobre (51 euro), a settembre (54 euro), a luglio (41 euro)…
E quindi sia Giggetto che il fido scudiero Bonafede usano il servizio.
(da “NextQuotidiano”)
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