L’ECONOMIA SOMMERSA ITALIANA SUPERA DEL 60% QUELLA EUROPEA, MA CONVIENE A QUALCUNO
DATI IMPRESSIONANTI: 420 MILIARDI DI FATTURATO, EVASIONE TRA 150 E 200 MILIARDI DI EURO, PARI AL 20% DEL PIL… LA PRESSIONE FISCALE REALE NON E’ DEL 43%, MA SI ALZA COSI’ DI 10 PUNTI… IL SOMMERSO E’ DIVENUTO AMMORTIZZATORE SOCIALE E SERBATOIO DI VOTI PER I PARTITI
La riforma fiscale che Tremonti ha annunciato fra 3 anni, ovvero quando ormai il governo in carica non ci sarà più, “non sarà platonica, ma ad alta intensità politica, non sarà facile, ma necessaria”.
Ma il ministro si è ben guardato da annunciare misure che pongano argine al problema più grave: quello dell’economia sommersa, sia nera che criminale, sottratta al controllo dello Stato.
Si calcola che siano tre milioni i lavoratori irregolari che alimentano questi canali.
A parere del “Sole 24 ore” e di Confindustria, il sommerso complessivo in Italia equivale a ben 420 miliardi di fatturato, con una evasione fiscale e contributiva pari a circa 200 miliardi di euro.
Secondo invece l’Eurispes, i due comparti, quello nero-sommerso e quello nero-criminale, sono valutabili in ben 540 miliardi di euro e il solo sommerso economico rappresenta il 27% del Pil.
Una valutazione confermata anche dal Fondo monetario internazionale: il fatturato delle mafie italiane è uguale alla somma del Pil di Estonia (25 miliardi), Romania (97), Slovenia (30) e Croazia (34).
La stima più contenuta dell’economia in nero la fornisce l’Istat che la valuta pari al 18% del Pil, con una evasione fiscale di oltre 100 miliardi e contributiva di oltre 50.
A cui va aggiunta poi la quota di economia criminale.
Ne deriva un dato certo: l’economia sommersa italiana, esclusa quella criminale, è in media più alta di quella europea del 60%.
Che senso ha quindi parlare di abbassare (solo in teoria peraltro) le tasse come se fossero una variabile indipendente dalla voragine di ricchezza illegale che è pari a un terzo di quella prodotta legalmente?
Come si fa a fare un riforma senza tenere conto di questa situazione unica in Europa?
Sarebbe più doveroso dire che la pressione fiscale ufficiale del 42/43% in realtà diventa di almeno 10/11 punti in percentuale in più.
Se il settimanale “Economy” parla del sommerso come del “vero scandalo italiano”, i politici tendono invece a fare ogni tanto solo un richiamo teorico a questa situazione perchè, da nord a sud senza distinzione, l’economia nera e criminale costituisce in realtà il vero ammortizzatore sociale del nostro Paese, oltre che un serbatoio di voti disponibili per i partiti.
E’altrettanto evidente che spesso non ci si trova certo di fronte a “criminali sommersi” di grande rilievo: spesso sono persone che non potrebbero lavorare altrimenti, gente che si guadagna la giornata, non certo che si compra la barca e la casa in montagna.
Ecco perchè in Italia la politica dovrebbe incentivare l’emergere del sommerso con adeguate normative e contestualmente, recuperando da una parte, si può ipotizzare una riduzione dell carico fiscale dall’altro.
Se si aiuta l’Italia sommersa a riemergere, non con condoni, ma con iniziative sul territorio, con posti e occupazione vera, con investimenti reali e finanziamenti certi, garantendo lavoro ai giovani al sud e non solo promesse, forse l’Italia potrà navigare in mari più tranquilli e allinearsi all’Europa.
Se invece si punta solo agli spot e a dividere ancora di più il Paese, non si ricaverà un bel nulla.
Anche perchè è difficile dividere chi non paga le tasse che dovrebbe da chi le paga: non esiste per questo un confine geografico.
Chissa mai se un governo avrà il coraggio di adottare le giuste e progressive misure per farci rientrare in Europa su una decorosa nave da crociera, invece che sul barcone in balia delle onde sul quale ci hanno confinati.
Profughi da un sistema fiscale che nessuno ha il coraggio e l’interesse a correggere.
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