LEGGE TRUFFA: VIA LIBERA AL SENATO DEI NOMINATI INQUISITI, SOLO 183 I VOTI FAVOREVOLI
CINQUESTELLE, LEGA E SEL NON PARTECIPANO AL VOTO, DISSIDENTI PD E FORZA ITALIA NON VOTANO, ANCHE GAL SI ASTIENE
Il ddl Boschi viene approvato in prima lettura al Senato con 183 voti a favore e 4 astenuti.
Le opposizioni Gal, Lega, Sel e M5s hanno scelto di non partecipare al voto per rimarcare le critiche alla riforma e alle modalità del suo esame.
Diversi senatori della maggioranza si sono espressi in dissenso. Ora il provvedimento passa alla Camera per la seconda lettura (i ddl di rango costituzionale devono superare quattro letture).
Concluso nella serata di ieri l’esame dei 40 articoli del ddl Boschi e relativi emendamenti, l’assemblea di Palazzo Madama si è ritrovata in seduta questa mattina alle 9,30, come preannunciato ieri sera dal presidente Pietro Grasso, per le dichiarazioni di voto alla riforma del Senato e alla modifica il titolo V della Costituzione, cui sarebbe seguito il voto finale sull’intero provvedimento che reca “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione”.
Solo il primo passaggio, visto che occorreranno almeno altre tre letture tra Camera e Senato, sempre che non intervengano modifiche.
Tra i banchi del governo è presente il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, c’è anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio.
Ci si aspettava anche Renzi, che nel pomeriggio dovrebbe presiedere l’ultimo Consiglio dei ministri prima delle ferie. Ma Renzi al Senato non si è visto.
I senatori del Movimento 5 Stelle, dopo essersi auto-esclusi dai lavori sul ddl Boschi nei giorni precedenti, hanno lasciato l’Aula del Senato prima del voto, dopo l’intervento del capogruppo Vito Petrocelli.
“Il Movimento 5 Stelle questo governo l’ha già sfiduciato e lo sfiducia anche oggi”, ha detto Petrocelli, dopo aver denunciato il “fallimento” di Renzi.
“Ma chi l’ha visto il confronto? In quest’Aula abbiamo visto un ministro che twitta e rivolge sorrisi verso i banchi di Forza Italia”, ha anche detto Petrocelli, dopo aver spiegato di non volersi rivolgere nè al governo nè a Renzi, ma agli italiani, e di aver consegnato le “centinaia di mail che sono arrivate a tutti i senatori” M5S e che contengono “gli emendamenti che gli italiani” avrebbero voluto inserire nella riforma.
Anche la Lega non partecipa al voto finale, decisione maturata nelle ultime ore per marcare una totale presa di distanza dalla riforma.
La conferma è arrivata dal capogruppo Gian Marco Centinaio: “Non possiamo essere complici di chi sta affossando questo Paese”. Centinaio ha attaccato duramente il premier Matteo Renzi (“rampante e all’apparenza riformista”) ma ha puntato il dito anche contro il presidente del Senato Pietro Grasso per la gestione dell’Aula durante il dibattito sul ddl. “Ci siamo trovati ad essere dei semplici ratificatori di decisioni prese altrove”.
Non votano Sel e gruppo misto. “Abbiamo deciso, insieme a tutte le altre opposizioni, di astenerci dal voto finale sulla riforma della Costituzione, invece di limitarci al voto contrario, per segnalare che questa riforma è stata imposta con la forza muscolare e con ottusa brutalità dal governo e da una metà del Senato. I senatori di Sel e anche quelli del gruppo misto non possono legittimarvi, nemmeno con il voto contrario, e quindi non parteciperanno alla votazione” ha annunciato il capogruppo Loredana De Petris, nel corso delle dichiarazioni di voto.
E in sede di dichiarazioni di voto anche Gal ha annunciato la sua non partecipazione al voto.
Il vice capogruppo, Fabio Maria Scavone: “La riforma non può essere il volto del governo in carica, non risolverà ” la crisi economica “ed è pericoloso e ingiusto farlo credere agli italiani”. Scavone ha anche ricordato “le continue ingerenze del governo e le troppe provocazioni che dall’esterno hanno scandito la riforma”.
Tra i “dissidenti” del Pd, ha parlato Felice Casson: “Sicuramente non votiamo sì”.
“In ogni caso – ha sottolineato – i nostri voti sono ininfluenti, perchè la maggioranza assoluta c’è e la maggioranza dei due terzi non può essere raggiunta”. Mentre Massimo Muchetti utilizza il suo blog per annunciare la sua non partecipazione al voto di una “riforma sbagliata”.
La senatrice Elena Cattaneo ha annunciato la sua astensione, in dissenso con il suo gruppo Aut-Psi-Maie. “Non ho visto il coraggio di volare alto: la verità è che non è questa la riforma costituzionale che serve al Paese”.
Tre le motivazioni dell’astensione di Cattaneo: “Il contesto generale di scarso ascolto e il linguaggio inadatto”, “un dibattito troppo condizionato da strategie di governo e di partito”, un progetto “tecnicamente pasticciato e frettoloso, non in grado di indicare l’esito, l’assetto, l’equilibrio, la visione del nuovo assetto costituzionale”. “Non mi convince – ha aggiunto – la non elettività dei senatori, non mi convince la modalità di elezione del presidente della Repubblica. Per questo il mio voto sarà di astensione”.
Vannino Chiti, ricordando i punti critici della riforma e le proposte alternative messe all’angolo, ha annunciato il voto contrario dei dissidenti Pd. “Non vogliamo delegittimare il Parlamento, ma non parteciperemo al voto per due motivi: per critica alla riforma e perchè prosegue il confronto, per rendere questa riforma più efficace”. Chiti ha concluso facendo esplicito riferimento al Patto del Nazareno: “Utile nei rapporti tra due forze importanti, ma non colonne d’Ercole intoccabili, dobbiamo cercare il dialogo con tutte le forze politiche che si rendono disponibili”.
Augusto Minzolini ha annunciato che uscirà dall’aula al momento del voto e ha attaccato Grasso: “Mi ha davvero deluso, signor presidente: aveva cominciato come un leone, permettendo alcuni voti segreti, poi si è piegato al volere della maggioranza, come un moderno Don Abbondio. I padri costituenti si staranno rivoltando nella tomba”. Q
uanto a Renzi, “il premier sa che la maggioranza di questa Aula non condivide questa riforma”, come ha dimostrato “il voto segreto” in cui il governo è andato sotto.
Il senatore della Lega Roberto Calderoli, relatore di minoranza del ddl, ha criticato il presidente Grasso: “Oltre 1400 emendamenti saltati in un colpo solo: il suo canguro ha un jet nel sedere”.
(da “La Repubblica”)
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