L’EX CONSIGLIERE REGIONALE DEL PD RINVIATO A GIUDIZIO PER MAFIA
PAOLO RUGGIRELLO E’ IN CARCERE DAL MARZO SCORSO: FAVORI IN CAMBIO DI SUPPORTO ELETTORALE
L’ex deputato regionale del Pd Paolo Ruggirello è stato rinviato a giudizio dal gip di Palermo Filippo Serio con l’accusa di associazione mafiosa.
Il processo comincerà l’8 aprile davanti al tribunale di Trapani. L’ex parlamentare è in carcere da marzo scorso. E’ stato arrestato nel’ambito di una indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo, insieme ad altre 24 persone ritenute organiche ai clan trapanesi legati al boss latitante Matteo Messina Denaro.
Ruggirello era finito in carcere nel marzo scorso, assieme ad altre 24 persone ritenute organiche a Cosa nostra trapanese, la mafia dei fedelissimi del latitante Matteo Messina Denaro.
Nel capo d’imputazione, si contesta all’ex deputato Pd di “aver sostenuto presso gli uffici amministrativi della Regione Sicilia l’aggiudicazione di un appalto per la fornitura di mobili in favore della ditta ‘Gulotta Design di Vincenza Costa’, segnalata da Carmelo Salerno”.
E ancora di aver “sollecitato l’assunzione, come guardia giurata, di Vito Costa, persona segnalata ancora da Salerno, a cui avrebbe promesso pure un interessamento per la posizione lavorativa del figlio”.
Secondo l’accusa l’ex deputato regionale “si rivolgeva, in distinte occasioni, ad esponenti dell’associazione mafiosa, tra cui Salvatore Crimi (della famiglia mafiosa di Vita), Pietro Virga, Francesco Orlando, Carmelo Salerno, Pietro Cusenza (tutti della famiglia mafiosa di Trapani) per ottenere supporto elettorale in occasioni delle consultazioni regionali del 2017 e nazionali del marzo 2018”.
Davanti ai pm di Palermo Gianluca De Leo e Claudio Camilleri Ruggirello ha ammesso di aver incontrato il boss trapanese Piero Virga poco prima delle regionali del 2017, ma ha sostenuto di non aver saputo, prima dell’incontro, che il capomafia sarebbe stato presente.
Dopo l’interrogatorio di garanzia seguito alla richiesta di conclusione delle indagini l’ex deputato ha chiesto al gip la revoca del carcere e la sostituzione coi domiciliari, ma il giudice ha respinto l’istanza, definendo “inverosimili” le spiegazioni fornite dall’ex deputato.
(da “NextQuotidiano”)
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